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Il padrone ordina, l’Italia si inchina

di Ugo Gaudenzi - 26/11/2009

Mentre i nostri (si fa per dire) politici (si fa sempre per dire), restano alle prese delle novità rosa e verdi che emergono dalle lenzuola, Obama chiede qualche migliaio di uomini in più per sostenere la missione “umanitaria” atlantica in Afghanistan e il governo embedded di Roma prontamente si piega.
“Rinascita”, da qualche settimana, come sanno i suoi lettori, quattro conti li aveva già fatti.
Il 20 settembre scorso era stato chiarissimo l’aut-aut alla Casa Bianca del generale Stanley McChrystal, comandante in capo delle forze americane e Nato di stanza a Kabul e dintorni.
Un coup-de-theatre inatteso e sgradito a Washington: da 20 giorni, infatti, il rapporto urgente del generale (66 pagine nelle quali si delineavano la debolezza offensiva della strategia degli occupanti occidentali e dei loro gurkha-alleati, la rinnovata forza della resistenza talibana, nonché la corruzione a tutti i livelli del governo-fantoccio imposto con le armi a Kabul otto anni fa dagli invasori), giaceva volutamente intonso sul tavolo del ministro della Difesa Usa Bob Gates.
“O 45.000 unità militari di rinforzo immediatamente, subito, o l’intervento Isaf (Nato) e Usfor (Usa) in Afghanistan è destinato a fallire in brevissimo tempo. Se tale aumento delle unità di combattimento non verrà approvato o se tarderà, le mie dimissioni sono già qui, pronte”: così, in sintesi, McChrystal intervistato dallo Washington Post. (E dire che Barack Obama era proprio in quei giorni in attesa di ricevere il Premio Nobel per la Pace (per le sue battute di propaganda elettorale) per il suo ignoto ma “straordinario lavoro per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli”!
Una mancanza di tatto estrema, da parte del generale...)
Torniamo all’Italietta-colonia.
Se, a esclusivo beneficio della pubblica opinione Usa, Barack Obama e il suo staff, per tre mesi, hanno fatto finta di non approvare la richiesta di aumentare le forze di occupazione, in realtà nel frattempo ponevano in atto ogni possibile pressione sui governi coloniali - Roma inclusa - per “limare” il contingente Usa da 45.000 a 30.000 unità (dato finale) grazie all’apporto di sangue fresco e giovane dei propri sudditi-alleati d’Occidente.
Ottenuto il consenso scontato dell’altro Paese aggressore, il Regno Unito, ricevuti gli sgraditi dinieghi da parte tedesca, avevano così condotto il loro affondo sull’Italietta del Cavalier Berlusconi e sul suo palafreniere La Russa, naturalmente “con il concerto” dell’opposizione di Sua Maestà, dal Pd all’Udc passando per i dipietristi.
Come dicevamo: detto-fatto.
La richiesta è in totale di 7.000 soldati (cioè militari al soldo dei padroni anglo-americani). Il nostro locale Generalissimo Camporini ha fatto il conto dell’oste e ha annunciato giulivo che sono disponibili (sic) 4.000 italiani, visto che la punta massima d’impiego all’estero, in questi anni era stata di 12.500 unità e che al momento ne sono dislocati “umanitariamente” solo 8500.
Il contratto sarà firmato il 3 o 4 dicembre a Bruxelles in sede di Alleanza Atlantica.
Niente di nuovo sotto il sole, direte Voi. No. qualcosa di nuovo c’è, ed è sottinteso.
I nostri soldati dovranno avere ruoli offensivi, in teatro di guerra. (Ed ecco spiegato l’affanno di La Russa per nuovi aerei da combattimento in Afghanistan). E cioè prendere una maggiore razione di bombe e di proiettili dai patrioti afghani. Con quel che ne consegue.
(E dove li trovano i 4000 mancanti? Eliminandoli dai servizi di guardia ai bidoni vuoti, alle ambasciate, dalle scorte ai notabili della partitocrazia e dell’economia... Beh, almeno una buona notizia c’è. Ma piccola piccola...)