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La dittatura che non c'é

di A. Berlendis - 02/12/2009

L’accusa, superficiale e ricorrente, nei confronti di Berlusconi da parte della sinistra (in tutte le
sue varianti) è costantemente stata quella di tendere ad indirizzare la formazione sociale
italiana verso una forma statale autoritaria (Si odono ancora gli ipocriti strilli per le lodi
berlusconiane al presidente bielorusso Lukashenko). Questa accusa si esprime in due
varianti complementari: la prima d’essere portatore di un progetto eversivo dell’assetto
istituzionale, e la seconda, nel caso di riuscita dei suoi atti eversivi, di condurre al fascismo.
1. Per comprendere il primo tipo d’accusa ci si deve riferire agli assetti della sfera politica
cominciando dallo “scartare una definizione troppo formalistica” della stessa e focalizzando
l’attenzione per quanto riguarda la “formazione della decisione politica al reciproco confluire
in essa di apporti diversi provenienti dai diversi centri di potere attivi in un determinato
momento”. Per cui un particolare assetto esprime “la fotografia dei rapporti di forza e di
relazione politica in un contesto e in un momento dati”. Questa si va a condensare in
apparati occupanti “gli spazi istituzionali (…) di formazione di poteri e la mobilità dei rapporti
di potere decisionale all’interno di un dato sistema costituzionale.” Di conseguenza possiamo
definire come eversivi quei progetti e quelle azioni che mirano ad alterare, anche
profondamente, un dato assetto ed equilibrio—anche costituzionalmente fissato—tra diversi
organi statali, sempre però all’interno della dinamica riproduttiva di una data formazione
sociale particolare. Il carattere eversivo del progetto berlusconiano viene quindi dedotto, sia
dal suo tentativo di modificare gli equilibri tra le istituzioni rafforzando l’esecutivo (ed in esso
la figura del premier), sia dall’esautorare gli organismi statali con compiti di mediazione
(Parlamento & affini), con il risultato complessivo di messa in mora della Costituzione
formalmente vigente. Ma qui non ci si può sottrarre ad una sequenza di domande incalzanti.
Chi, dopo l’inizio del colpo di Stato giudiziario (ad ispirazione Usa) di Mani Pulite e prima
delle privatizzazioni (leggasi svendita) delle banche ed industrie statalizzate messe a punto
sul panfilo Britannia, ha stravolto il sistema di voto proporzionale (quello sottinteso dalla loro
tanto amata Costituzione…) per passare ad un sistema maggioritario che avrebbe dovuto
favorire l’unica forza politica (il Pds) non abbattuta dall’operazione giudiziaria? Chi predispose
la trama e la rete che condusse al famoso ‘ribaltone’ e poi, in contrasto con la suddetta
impostazione maggioritaria (fatta prima passare a suon di campagne mediatiche
dall’artiglieria della GF&ID) e che avrebbe previsto il ritorno alla consultazione elettorale—
tramò invece per continuare la legislatura, per chiuderla solo quando riuscì a costituire un
aggregazione antiberlusconiana temporaneamente vincente? Quali sono questi soggetti
portatori di progetti eversivi, nel senso di progetti che hanno cercato continuamente di
abbattere e rovesciare un dato equilibrio, anche formalmente sancito? La risposta è semplice
e dimostrabile con il riscontro degli eventi, ma opportunamente oscurata: la sinistra, poiché
referente politico privilegiato della Grande Finanza e Industria Decotta, a sua volta sottoposta
ai dominanti Usa. Ma andiamo oltre. Chi oggi sta tramando dentro e fuori le sedi
costituzionalmente deputate (anche qui a fronte dell’ergersi a difensori massimi e baluardi
estremi della loro venerata Costituzione) per approntare una compagine governativa più
prona ai desiderata statunitensi, facendo strame di qualsiasi rispetto per l’esito del loro
(anche qui adorato) gioco elettorale? Anche qui la risposta è semplice: Fini con il
complemento della sinistra già esperta e provata in materia, giacché la sinistra da sola non è
al momento più in grado di svolgere autonomamente il compito cui è deputata dalla GF&ID.
Ma se eversivo significa, etimologicamente, che ha la forza distruggere, ciò che si deve
rimproverare e chiedere alle forze di cui Berlusconi è espressione, è di non disporre (o non
volere o non essere in grado di usare) di tutta la forza distruttiva che sarebbe necessaria per
disgregare prima, ed eliminare politicamente poi, quell’intreccio di forze e agenti politici (Fini &
soci, e la sinistra) ed economici (la GF&ID) portatori di progetti contrari agli interessi nazionali
e lesivi del mantenimento anche di un minimo di sovranità ed autonomia nazionale.
2. Per comprendere il secondo tipo d’accusa ci si deve riferire alla natura strutturale del
fascismo. Qui registriamo insieme la cancellazione della memoria storica e la coda di paglia
dei rinnegati. Cancellazione della memoria, perché si rimuove il fatto storico inconfutabile che
l’interpretazione (errata) prevalente nel Pci del fascismo fu di ritenerlo un fenomeno
parassitario perchè incapace di sviluppare le forze produttive in quanto dittatura del capitale
finanziario ed espressione dei settori più arretrati del capitalismo italiano. Non prendiamo in
considerazione (pur essendo rilevante sul piano teorico) che qui si era comunque di fronte ad
un’interpretazione strutturale, ma consideriamo ai fini della nostra argomentazione che
quest’interpretazione si adatta perfettamente alla sinistra in quanto espressione dei
subdominanti italiani (GF&ID), a sua volta servi dei dominanti USA. Infatti, quali sono le forze
politiche oggi espressione dei settori più arretrati del capitalismo italiano se non la lagrassiana
Grande Finanza e Industria Decotta? Da questo punto di vista possiamo dedurre a rigor di
logica che la sinistra (anche nelle sue future rimodulazioni con addentellati finiani o dipietristi)
è dall’inizio degli anni ’90 del ‘900, il soggetto politico più coerente nel perseguire un progetto
(promosso e approvato dai dominanti Usa) definibile come ‘fascismo’ secondo
l’interpretazione del Pci (qui ovviamente si fa un uso paradossale dell’analogia storica: non
trattasi in ogni caso di ‘fascismo’ perché ‘tutto torna ma diverso’). La metamorfosi degli ex-Pci
non avrebbe potuto essere più completa… Ma il progetto non ha potuto dispiegarsi
interamente poiché l’azione di Berlusconi ne ha ostacolato e poi impedito la piena
realizzazione. Se si fosse realizzata avremmo avuto per i rinnegati dell’ex-Pci il massimo del
capovolgimento, perché avrebbero così incarnato la definizione canonica dell'Internazionale
Comunista secondo cui: “Il fascismo è una dittatura terrorista aperta degli elementi più
reazionari, più sciovinisti, più imperialisti del capitale finanziario”. Astuzie della ragion
storica….! Esattamente come sopra, siamo di fronte al massimo dell’inversione ideologica:
coloro che—fatte le debite proporzioni e differenze—sono portatori di eventuali esiti di tipo
‘fascista’ appaiono come campioni dell’ ‘antifascismo’, mentre colui che oggettivamente
potrebbe ostacolare il progetto ‘fascista’ dei primi e rappresentare quindi (paradosso dei
paradossi) l’ ‘antifascismo’, soggettivamente non si sa se si dimostrerà capace di condurre
fino in fondo tale azione. Un primo segnale chiaro e forte in tale direzione consisterà nel
vedere se Berlusconi riuscirà a nominare il (ormai anche suo) nemico (esterno) principale: gli
Usa! Passeremo in tal caso dal Sordi adulante di ‘Un americano a Roma’ al Sordi che,
seppur solo all’ultimo appello, sceglie di battersi contro il nemico del suo paese, come nel
finale del film ‘Tutti a casa’. Altra astuzia della ragion storica…