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Radici giudaico-cristiane origini di una espressione

di Sergio Romano - 03/12/2009

  
 
Qualche giorno fa lei ha sostenuto che le radici giudaiche dell’Europa sono un falso storico e ne ha anche spiegato il perché. Se si tratta di un falso storico, la domanda è perché molti politici italiani continuano a ritenere che le radici dell’Europa siano giudaico-cristiane. Lo fanno solo per ingraziarsi Israele e le sue potentissime lobby o perché hanno una scarsa conoscenza della storia dell’Europa?

Tafla Kamil


Caro Kamil,
L’espressione «tradi­zioni giudaico- cri­stiane » non è un falso storico, ma è certamente una costruzione storica, nata in America per rappresentare la particolare importanza che il Vecchio Testamento ha avuto nella formazione dei pellegrini che cominciarono a popolare la Nuova Inghilterra nel Seicento. Erano quaccheri e puritani. Erano stati costretti a fuggire da una patria, l’Inghilterra, dove la Chiesa Anglicana trattava i protestanti «non conformisti » come altrettanti eretici. Avevano trovato un generoso asilo nell’Olanda calvinista. E cercavano un luogo in cui costruire, al riparo dalle persecuzioni, la nuova Gerusalemme. Il loro atteggiamento verso gli ebrei non era fondamentalmente diverso da quello di Martin Lutero ed Enrico VIII (autori di due famosi trattati «contro i giu­dei »), ma non potevano di­menticare che l’Antico Testa­mento era la Bibbia ebraica e che il popolo del libro merita­va quindi una particolare considerazione. Incidental­mente fu questa la ragione per cui l’Olanda calvinista ac­colse gli ebrei sefarditi cac­ciati dalla Spagna e dal Porto­gallo tra la fine del Quattro­cento e gli inizi del Cinque­cento.

Fu questa la ragione per cui Oliver Cromwell, nel 1656, revocò le leggi che avevano cacciato gli ebrei dall’Inghilterra nel 1290, durante il regno di Edoardo I. E fu que­sta infine la ragione per cui un gruppo di uomini politici britannici, soprattutto batti­sti e metodisti, videro con grande favore la nascita di un focolare ebraico in Palesti­na alla fine della Grande guerra. Come gli evangelici americani, molti di essi atten­devano la seconda venuta di Cristo e credevano che avreb­be avuto luogo, secondo le profezie, soltanto dopo il ri­torno degli ebrei nella Terra promessa.
Più recentemente l’espres­sione «tradizioni giudai­co- cristiane» è stata spesso impiegata, politicamente, co­me una sorta di riparazione per il genocidio dagli ebrei europei nella Seconda guer­ra mondiale o come una li­nea di demarcazione traccia­ta sul terreno contro l’«inva­sione islamica». In Italia, do­ve la conoscenza dell’Antico Testamento è molto più limi­tata di quanto sia nei Paesi protestanti, queste parole mi sembrano un «americani­smo », simile a quello di colo­ro che ascoltano l’inno nazio­nale mettendosi un mano sul petto, come si fa negli Sta­ti Uniti, e dicono «conven­tion » anziché congresso.