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16 agosto 1920. La battaglia di Varsavia

di Giuseppe Galasso - 03/12/2009

      
 

 
 
 
In occasione dell’uscita della traduzione italiana del libro di Adam Zamoysky 16 agosto 1920. La battaglia di Varsavia, Giuseppe Galasso analizza un evento storico molto poco conosciuto, ma di grande importanza per la storia europea.
Nel 1920 le truppe sovietiche e quelle del neonato stato polacco si scontrarono per il controllo della Bielorussia e dell’Ucraina: la battaglia decisiva avvenne in Polonia, dove i russi erano riusciti a dilagare, precisamente nei pressi di Varsavia, nell’agosto 1920. La vittoria inaspettata delle truppe polacche, meno potenti e organizzate di quelle sovietiche, ebbe un grandissimo significato: se i russi fossero risultati vittoriosi, la Polonia avrebbe perso la sua indipendenza e il comunismo si sarebbe diffuso in Europa, modificando in maniera drastica gli equilibri internazionali.

La battaglia di Varsavia: quale? Al 99 per cento, la risposta sarà: quella dell’agosto-ottobre 1944, quando i russi, giunti nei pressi della città, si fermarono, dando modo così ai tedeschi di annientare in un lago di sangue (220 mila vittime) l’insurrezione della capitale polacca. Ma di battaglie di Varsavia ce ne sono state anche altre; e, in una eventuale graduatoria, la palma andrebbe di certo a quella dell’agosto 1920, in cui la neonata Repubblica polacca vinse la — pur essa da poco nata — Russia comunista.
L’azione russa in Polonia non mirava solo a rivendicazioni territoriali, ma anche ad altro. Alla fine della guerra, nel 1918 la Polonia era tornata indipendente, dopo un secolo e mezzo in cui era stata spartita fra i suoi potenti vicini: Austria, Prussia (poi Germania) e Russia. Quanto a rivendicazioni territoriali, sia il nazionalismo della rinata Polonia che il nuovo potere sovietico a Mosca avevano un robusto appetito. I polacchi pensavano ai confini amplissimi della Polonia del Seicento; i comunisti russi ai confini della Russia zarista fino al 1914, ma anche a grandi obiettivi politici e a sanare i danni dell’umiliante pace stipulata coi tedeschi a Brest-Litovsk nel marzo 1918.
Fu per ciò che, sgombrate dai tedeschi alla fine della guerra l’Ucraina e la Bielorussia, sia Varsavia che Mosca si affrettarono a mettervi le mani sopra. Nel febbraio 1919 ne nacque una guerra. L’iniziativa fu soprattutto di Lenin. Trotsky chiarì poi di essere stato contrario. Nella prima fase i russi dilagarono. I polacchi, solo da qualche mese indipendenti, fecero il miracolo di metter su un esercito e non solo fermarono i russi, ma contrattaccarono, penetrando a fondo nei territori contesi. A quel punto, diretti da Trotsky, i sovietici reagirono. Tra il giugno e l’agosto 1920, liberata Kiev, l’Armata rossa avanzò fino alle porte di Varsavia, e fu qui che dal 13 al 25 agosto ebbe luogo la grande battaglia in cui il neo costituito esercito polacco disfece quello nemico, che subì perdite severe. In settembre Lenin fece chiedere un armistizio. Seguì nel marzo 1921 la pace di Riga, firmata poi in ottobre. La Bielorussia fu divisa più o meno a metà, l’Ucraina toccò nella maggior parte a Mosca. L’importanza storica di tutto ciò non sta, però, nelle questioni territoriali, bensì nel suo verdetto politico. È difficile sbagliare sulle conseguenze di una vittoria russa per il futuro politico dell’Europa, e anzitutto della Germania e della Russia stessa. In una Germania in pieno fermento rivoluzionario, il Partito comunista era allora fortissimo, il maggiore fuori della Russia sovietica. Un successo comunista in Germania poteva rendere incontenibile l’espansione del comunismo in tutta Europa. […] Il «miracoloso» successo polacco, poco aiutato dall’Occidente, convinse peraltro l’opinione europea che la nuova Polonia fosse già in grado di affrontare le maggiori potenze vicine, e ancor più se ne convinsero i polacchi, che anche su questa base, così come le potenze occidentali, fondarono la loro non del tutto accorta condotta nei rapporti con la Germania nazista sulla strada che portò al patto nazi sovietico dell’agosto 1939, a un’altra guerra mondiale e a un’altra eclisse dell’indipendenza polacca, rinata poi su tutt’altre basi territoriali dopo il 1945.
Un evento, dunque, davvero memorabile il momento risolutivo della guerra russo-polacca. Adam Zamoysky (16 agosto 1920. La battaglia di Varsavia, tradotto nella collana «I giorni che hanno cambiato il mondo », diretta da Sergio Romano, Corbaccio, pp. 192, € 16,60) ne ha offerto un quadro avvincente, che segue in dettaglio soprattutto il fatto militare, ma non trascura per nulla gli aspetti politici, né limita il fatto militare solo a ciò che accadeva al fronte. E il suo giudizio finale è (crediamo) senz’altro da condividere: «Il senso civico e democratico» di gran parte d’Europa, che oggi appare finalmente stabile e (per quel che si può dire in storia) sicuro dopo il crollo del comunismo che vi imperava, è figlio anche del grande sforzo e della vittoria polacca nell’agosto 1920.

Adam Zamoysky, 16 agosto 1920. La battaglia di Varsavia, tradotto nella collana «I giorni che hanno cambiato il mondo» diretta da Sergio Romano, Corbaccio, pp. 192, € 16,60.