Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'uomo con una qualità: Obama

L'uomo con una qualità: Obama

di Romolo Gobbi - 03/12/2009

 

Robert Musil, nel suo romanzo "L'uomo senza qualità", racconta che un gruppo di intellettuali si riunì più volte a Vienna per contribuire ai festeggiamenti in occasione del 70° anniversario dell'incoronazione dell'imperatore Francesco Giuseppe. L'idea che li animava era quella di avvicinare la cultura al potere, ma l'autore definì l'impresa come la "Azione parallela". Dunque, secondo Musil, cultura e politica non potrebbero mai incontrarsi.
Secondo un poco noto filosofo americano, James Carse, la politica appartiene alla categoria dei "giochi finiti", quelli che si giocano per vincere, mentre la cultura è un "gioco infinito", che si gioca per il gusto di giocare. In effetti, chi si avventura nella politica ha come obiettivo una qualche meta di potere, una volta raggiunta la quale il gioco è finito. La cultura, invece, si nutre delle opere del passato e si proietta verso infinite rielaborazioni. Quello di Obama è un gioco finito, che durerà 4 - 8 anni, ma che non potrà più fare dopo.
Che Obama stia giocando, è evidente: gioca a fare il presidente degli USA. Se l'uomo senza qualità di Musil è un uomo che ha tante doti, ma che non ha voluto identificarsi con una sola di quelle, Obama invece ha una sola qualità: "Obama sa pronunciare bene i discorsi, è un attore, ma non è detto che sia capace di governare". La sua abilità nel recitare è dimostrata dai diversi ruoli che sa interpretare: all'inizio di ottobre ha recitato la parte dell'amante dello sport, perorando la candidatura di Chicago come sede dei giochi olimpici del 2016; "Per la prima volta un Presidente USA si è speso di persona per fare lobby per la propria patria, anzi, la propria città, presso il CIO". Obama ha accolto con una faccia impassibile la sconfitta di Chicago; con la stessa faccia impassibile, pochi giorni dopo, ha preso atto dell'assegnazione del premio Nobel per la pace: "Il Nobel va solo al mito che circonda Obama, all'alone di attesa profetico creato dai sostenitori durante la campagna elettorale del 2008. A mio avviso è una barzelletta, se non addirittura una autentica frode".
Con la stessa faccia impassibile Obama ha registrato la prima sconfitta del suo partito durante le elezioni parziali di inizio novembre: "I repubblicani celebrano il primo anniversario di Barak Obama alla Casa Bianca con qualche vittoria in elezioni suppletive". In effetti, i democratici di Obama hanno perso e i repubblicani hanno riconquistato la Virginia e il New Jersey.
In politica internazionale Obama ha registrato la sua prima sconfitta con il suo viaggio in Cina, nel corso del quale non è riuscito a strappare la tanto auspicata rivalutazione dello yuan, utile per cercare di riequilibrare la bilancia dell'equilibrio commerciale tra i due paesi. Vittorie facili Obama le ha ottenute con gli alleati di sempre, la Corea del Sud e il Giappone. Il consenso con la prima lo ha ottenuto facendo la "faccia dura" con la Corea del Nord: "Sul nucleare di Nord Corea e Iran non negozieremo all'infinito". Intanto tra le due Coree continueranno a stanziare circa 40.000 soldati americani, che sono li fin dagli anni '50, speriamo non sempre gli stessi. Anche l'altro alleato, il Giappone, ospita basi americane nonostante la crescente rabbia della popolazione di Okinawa; infatti l'attuale presidente giapponese, Hatoyama, aveva promesso il trasferimento della base americana di Futema "fuori dal'isola o fuori dal paese". Ancora una volta però il Giappone ha dovuto cedere alle pretese degli americani e subire l'atteggiamento oltraggioso del presidente Obama, che, in risposta alla domanda di un giornalista sulle responsabilità americane del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki nel 1945, "con un brusco gesto della mano, (il presidente USA) ha fatto capire che non avrebbe risposto".
Veramente il viaggio in Cina aveva ottenuto un risultato a riguardo della prossima Conferenza sul Clima a Stoccolma: entrambi i paesi erano d'accordo per un rinvio degli impegni sulla riduzione delle emissioni; tuttavia, dopo la faraonica visita del presidente indiano negli USA, Obama si è impegnato ad una riduzione del 17% dell'emissione di gas nocivi. In realtà, "Gli USA propongono una sforbiciata del 17% su base 2005, il che, allungando sul lasso trentennale europeo (1990 - 2020), arriva a valere appena il 4 - 6%. Non solo meno, ma anche poco".
Dunque, Obama sa anche mentire, ovvero far apparire una cosa invece di un'altra, il che conferma la sua abilità di attore. Per di più, Obama, con la scusa di dover partecipare alla cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace, non resterà a Stoccolma durante tutta la Conferenza, evitando di essere coinvolto nel probabile fallimento della stessa. Premio Nobel tanto più assurdo in quanto nel frattempo Obama ha deciso di inviare altri 34.000 soldati americani in Afghanistan, naturalmente per ristabilire la pace in quel tormentato paese. Il presidente Obama avrebbe per lo meno dovuto fare il bel gesto di "graziare" uno dei 34.000 soldati americani mandati a morire in Afghanistan, così come ha fatto con il suo primo tacchino per il Giorno del Ringraziamento !!!
Un grande attore deve dimostrare nelle varie scene di saper rispettare la parte, ma chi ha scritto la parte di Obama? Il sistema imperiale americano, che resta sempre lo stesso con qualsiasi presidente.