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Che cosa è un declino politico.

di Uriel - 07/12/2009

Fonte: wolfstep

Ho parlato diverse volte del declino del mondo anglosassone, e molti mi scrivono chiedendo spiegazioni. Eppure, ho sempre trovato molto chiaro il concetto di declino. Mi rendo conto pero’ che il mio concetto di declino deriva da un altrettanto chiaro concetto di “governo”. Per prima cosa, sfatiamo un mito.

 

L’errore piu’ grande che un politico possa fare e’ quello di pensare il governo come una gerarchia di poteri e non come ad una gerarchia di bisogni. Tuttavia, per la natura umana, e’ un errore che inevitabilmente viene commesso dalla seconda generazione  di regnanti di qualsiasi impero o governo.

Qualche defininizione. Un rapporto politico di potere e’ un rapporto nel quale A ha la facolta’ di imporre la sua volonta’ a B, che deve obbedire obtorto collo. Una gerarchia di potere e’ , quindi, una gerarchia basata sulla forza di imporre la propria volonta’ agli strati sottostanti.

Un rapporto politico di bisogno e’ un rapporto nel quale A ha la facolta’ di soddifare qualche bisogno di B, il quale accetta spontaneamente di fare quanto richiesto da A in cambio della soddisfazione di tale bisogno. Una gerarchia di bisogni, quindi, e’ una gerarchia nella quale chi sta in cima ha i mezzi per soddisfare i bisogni di chi si subordina volontariamente a lui.

Quando un impero od un governo iniziano la loro fase di espansione, essi sono sempre e rigorosamente delle gerarchie di bisogni. La fase crescente di ogni impero e di ogni governo e’ quella nella quale gli enti che decidono la strategia da seguire sono capaci di attrarre gli alleati soddisfacendo i loro bisogni. Se la conquista dei vicini e’ avvenuta militarmente, gli imperi  faranno in modo da  soddisfare in qualche modo piu’ bisogni dei conquistati rispetto al regime precedente nella fase post-invasione. Questa capacita’, quando parliamo di politica interna, puo’ significare (in democrzia) la capacita’ di soddisfare i bisogni degli elettori, o dei lobbysti.

Il prezzo di tale alleanza , pero’, e’ inevitabilmente destinato a crescere nel tempo, mano a mano che le dimensioni dell’impero danno importanza ai suoi singoli “pilastri”. Finche’ arriva ad un punto critico:

il punto critico e’ il momento nel quale l’uso della coercizione o del potere e’ economicamente piu’ vantaggioso rispetto al soddisfacimento dei bisogni degli alleati.

 

Su scala umana, questo succede in molti modi. Nel caso di un regno, il figlio del sovrano crescera’ venendo educato all’idea di un potere assoluto, e difficilmente verra’ educato al servizio, servizio quale inevitabilmente e’ la soddisfazione di bisogni altrui. Quasi inevitabilmente chi nasce dentro una corte o dentro una casta di politici si abitua a pensare al potere come all’esercizio di una volonta’ prevalente, e non ad un servizio reso agli alleati.

Su scala geopolitica, succedera’ che per ogni rotta commerciale vi sara’ una flotta che protegge l’area di influenza. Mentre  i mercanti non sfilano in divisa nelle piazze, lo fanno i militari. Mentre le vittorie mercantili non vengono celebrate e i grandi mercanti non sono considerati eroi, questo succede per gli eserciti. Alla lunga, una dialettica della forza di impadronisce dei media e dell’educazione del centro dell’impero. In poche generazioni, il centro dell’impero si autoconvince che il suo potere sia tale per via della forza coercitiva.

D’altro canto, e’ sempre vero quello che succede per i governi nazionali: il prezzo da pagare cresce col tempo. Il risultato e’ che si arriva anche qui ad un punto critico, quello in cui la forza sembra economicamente piu’ vantaggiosa  rispetto al soddisfacimento dei bisogni degli alleati e delle periferie.

Ovviamente, le cose non stanno cosi`.

Non appena il centro inizia a focalizzarsi sulla forza dimenticando i bisogni, i primi a scollarsi sono i “piccoli” alleati. Essi , per via della loro piccola dimensione, hanno bisogno di liberta’ di azione. Una gerarchia basata sul potere restringe questo campo, mettendo i piccoli alleati nella condizione di staccarsi (o almeno provarci) dal corpo centrale, richiedendogli sempre meno ,e  quindi dando sempre meno in cambio. Al centro queste minori richieste sembrano un vantaggio economico ottenuto sostituendo la gerarchia dei bisogni con la gerarchia del potere. In realta’ e’ l’inizio della disgregazione dei confini.

I piccoli alleati, infatti, hanno il compito fondamentale di tenere a bada i confini.

Il secondo effetto si ha sugli alleati di media dimensione. Essi iniziano a formare cordate. Il risultato di una cordata e’ che per costringere un elemento a fare qualcosa occorre esercitare il potere su tutti gli elementi della cordata, e questo rende, alla lunga, entieconomica la gerarchia di potere.

Infine, il terzo pericolo e’ che gli alleati piu’ importanti, che per dimensioni avevano bisogni piu’ significativi, sono quelli che si vedono togliere di piu’ nel passaggio tra una gerarchia di potere ed una di bisogni. Poiche’ i loro bisogni sono impellenti, essi dovranno trovare delle vie alternative per soddisfarli, e la loro vicinanza al centro unita alla necessita’ di trovare altrove la soddisfazione dei propri bisogni non fara’ altro che trasformarli in alleati inaffidabili quando, spesso, meri traditori o almeno doppiogiochisti.

Quando un impero trasforma la gerarchia dei bisogni che lo ha reso grande in una gerarchia del potere, esso ha segnato la propria fine. Si tratti di un governo (e quindi di politica interna) o di un impero (quindi di geopolitica), l’inizio della fine puo’ essere identificato con l’atto di sostituire la soddisfazione dei bisogni degli alleati con un sistema di pressioni coercitive.

In quel momento, inizia il declino.

Ed e’ quello che vedo.