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Sovversione filo statunitense. Nessuna risposta politica

di Gianfranco La Grassa - 07/12/2009

Qualcuno tempo fa voleva sostenere che, in fondo, ci sono a sinistra alcune brave persone; faceva
nomi di Rifondazione. Chi organizza una “rivoluzione viola” non è una brava persona, ma un individuo
losco; non so quanto pericoloso, ma certamente in totale mala fede, poiché parla ancora di comunismo,
magari di antimperialismo, e sta con i servi dei servi degli Usa a organizzare colpi di mano. Constato
invece che, ancora una volta, ho indovinato. Da anni vado avvertendo che i “comunisti” sono l’ala più
degenerata della “sinistra”, avendo subito una specie di “mutazione genetica” (ovviamente è una
metafora, ma per indicare la gravità dell’infezione che questi rappresentano nella nostra società). In
mancanza di cure efficaci – e la “destra” attuale non è questa cura efficace – avvertivo che la società
italiana sarebbe stata la grande ammalata d’Europa (e non solo). Mi sembra di essere stato perfino al di
sotto della gravità del fenomeno.
Credo che anche chi resta legato a culture di quasi un secolo fa possa ammettere come, in effetti, le
squadracce operanti nei primi anni venti del secolo scorso non fossero formate da brave persone, mosse
da propositi di effettivo avanzamento della nostra società, pur se il fascismo si presentava quale
fenomeno di stampo nazionale (ma esasperando il nazionalismo). Attualmente, il fenomeno
dell’eversione si ripete, con connotazioni assai diverse ma non migliori. Non si chiami però in nessun
caso nuovo fascismo, dato che si tratta di un movimento antinazionale, al servizio di un altro paese
prepotente e predominante. Si ha oggi a che fare invece con degli “antifascisti”; però quelli (molti di
loro, data l’età, gli eredi di quelli) che non fecero alcuna reale Resistenza, semplicemente tradirono
all’ultimo momento per mettersi con i vincitori statunitensi e continuare l’opera di depredazione di ciò
che produce la popolazione lavoratrice italiana. L’eversione odierna – non nei suoi mandanti, sia
chiaro, solo per quanto riguarda i sicari politici e intellettuali (la degenerazione di questi ultimi è uno
dei fenomeni più turpi dell’intera nostra storia nazionale) – è guidata dallo stesso che conduceva la
precedente, quella detta “mani pulite”. Venire in tal caso a parlare di “sinistra” – pur con tutta la mia
diffidenza verso questa corrente dei dominanti – è perfino benevolo. Questa non è nemmeno sinistra,
solo torva sovversione cui si ricollegano i peggiori figuri (eredi) di quell’antifascismo appena
nominato, fin dal lontano 1943 servo degli Stati Uniti.
Questi antifascisti, traditori del paese, agiscono per conto di settori economici legati mani e piedi
per la loro sopravvivenza all’economia (in particolare finanza) di quel paese; per tali motivi, viene a
volte in testa il parallelo, non perfetto ma significativo, con la putrefatta Repubblica di Weimar, in cui
la svendita della Germania allo straniero non poté non provocare un giusto riflesso del popolo tedesco a
favore di chi la eliminò senza pietà così com’essa meritava, facendo piazza pulita pure di tutti gli
sciocchi, compresi purtroppo i comunisti, che scelsero – sbagliando clamorosamente l’analisi socioeconomica
del nazismo (come del fascismo in Italia) – una vergognosa alleanza con quei partiti (in
primo piano i socialdemocratici) talmente marci ormai da sostenere la corruzione weimariana. Gli
sciocchi facilitarono così la vittoria di chi comunque imprimeva una svolta di indipendenza nazionale
alla Germania, portando però poi ai ben noti tragici eventi di quegli anni; la cui pesante responsabilità,
lo ribadisco, ricade tuttavia anche su coloro che appoggiavano i weimariani in Germania, come dieci
anni prima i Giolitti e Turati in Italia.
Adesso siamo al rovescio della situazione, ma purtroppo non simmetrico. Non esistono vere forze
di autonomia che governano l’Italia (basta appunto vedere come si cede di fronte alle richieste di truppe
fatte dagli Usa per le loro avventure “imperiali” in Irak come in Afghanistan, ecc.); non abbiamo
insomma l’equivalente, sia pure in una situazione sociale da capitalismo avanzato, di uno Chavez o
Morales, o di un Ahmadinejad, ecc. Tuttavia, basta solo un piccolo venticello di difesa di interessi
italiani, con l’aiuto dato ai propri settori industriali strategici e d’avanguardia, e subito l’eversione
“comandata” dagli americani mette a soqquadro il paese. In simile vergognosa attività sono ormai
entrate, senza più alcun residuo possibile, le sinistre dette radicali, anche quelle che ancora sventolano
(e sono miserabili a ingannare così poveri “residui” rimasti orfani delle loro speranze) la falce e
martello o quanto meno il rosso. Qui non abbiamo più sovversione, e squadracce, con intenti nazionali
come negli anni venti, bensì ancora peggiori in quanto servi dello straniero; tipici traditori simili a
quelli delle rivoluzioni “colorate” in vari paesi (ben ricordate nel recente post di G.P.), ad Abu Mazen
in Palestina, ecc.
Invertendo completamente il segno di certe azioni, questi mascalzoni – di cui non si ha in effetti
riscontro nelle sinistre di altri paesi (forse un po’ in Francia, che ha conosciuto la degenerazione
pseudorivoluzionaria del ’68 in termini abbastanza simili alla nostra) – gridano all’autoritarismo
fascista di Berlusconi, mentre costui è talmente, e colpevolmente, debole da lasciarli compiere tutte le
devastazioni che vogliono senza metterli sotto processo con condanne esemplari. Inoltre, usano la
mafia com’è stato fatto in altre occasioni della nostra storia. E’ ben noto che l’organizzazione mafiosa
sicula, legata strettamente a quella americana, preparò il terreno allo sbarco degli “alleati” in Sicilia.
Cossiga ha rivelato, non una volta sola e senza che mai gli sia stato chiesto qualcosa in merito, che la
mafia è intervenuta presso tutte le forze politiche parlamentari all’epoca dell’installazione della base
americana a Comiso, per impedire manifestazioni e attività contrarie a quest’ultima. Inoltre, una delle
tesi più accreditate sull’incidente, in realtà assassinio, di Mattei (accettata anche nel film di Rosi) è
quella dell’uso della “mano d’opera” mafiosa per manomettere l’aereo dell’“incidente” (sui mandanti
ultimi, c’è bisogno di fantasia?).
Che serve inneggiare al notevole film Il Padrino, mettendone in rilievo il realismo e lo studio
accurato di certi caratteri, e soprattutto relazioni, se poi non si comprende che la mafia è sempre stata
legata a filo doppio con la malavita americana? Più in generale, non si sa proprio come si è andata
strutturando l’americana società dei funzionari del capitale così diversa dal capitalismo borghese, nato
in Inghilterra e divenuto dominante in Europa nel XIX secolo (mentre oggi il nostro continente è del
tutto “americanizzato”)? Quest’ultima forma di società è nata e cresciuta negli Usa (con la loro
specifica “accumulazione primitiva”) tramite il genocidio delle popolazioni locali (fenomeno da
definire criminale); è vissuta di schiavi importati dall’Africa in uno dei commerci più disonoranti il
genere umano. La concorrenza tra capitalisti nel “libero mercato” è stata spesso bellica in senso reale e
ha sfruttato ancora una volta la criminalità organizzata; la “lotta di classe” tra associazioni sindacali,
padronali e dei lavoratori, fu caratterizzata in modo massiccio dall’uso delle gang. C’è bisogno di
aggiungere altro per capire chi sta usando la mafia per favorire la “rivoluzione viola”, promossa come
tutte le altre, certo per vie traverse, dagli Stati Uniti?
2. Appurato che la cosiddetta sinistra – impropria definizione perché, pur se si accetta di usare
ancora la superata distinzione destr-sinistr, è veramente comico considerare di sinistra Di Pietro – è la
forza di sovversione nel nostro paese, lasciata “stranamente” libera di creare il caos e la disgregazione
di ogni minimo ordine per poter poi “pescare nel torbido”, dobbiamo affermare con decisione che è la
debolezza dei suoi avversari a favorirla nei suoi disegni di distruzione dei pur esigui spazi di autonomia
nazionale. La sedicente destra (non tutta, perché sappiamo con chi stanno molti di An) assomiglia ai
vecchi democristiani, Andreotti in testa, che non seppero difendersi da “mani pulite” (cioè, anche
quella volta, non da un’operazione almeno basata sulla contrapposizione politica, ma solo sulla
presunta “giustizia”, sulla “lotta alla corruzione”, ecc.).
E non lo seppero, anche quella volta, perché non ebbero mai il coraggio di chiamare in causa gli
Stati Uniti (solo da pochi anni, e con molta “delicatezza”, un Cirino Pomicino ha cominciato a citare la
“manina d’oltreoceano”, ma senza troppo precisare quello che senza dubbio sa; e sapeva già allora). Lo
stesso Craxi, che pur tentò di resistere con chiamata di correo, non spostò il terreno delle sue accuse su
chi era all’origine dei suoi guai, gli Stati Uniti; e non mi si venga a dire che lo ignorava. Dirò di più: la
Dc, vile, non andò nemmeno a fondo circa l’uccisione del suo uomo migliore…..Tutti adesso
penseranno a Moro; no, miei cari, parlo di Mattei. La Dc lo lasciò di fatto solo, di fronte al suo destino;
e non fece pressoché nulla in tema di indagini per colpire i veri colpevoli, permettendo addirittura che
si potesse insistere sulla tesi dell’incidente. Questa viltà la pagò con molto ritardo, ma la pagò.
Questa paura nei confronti del padrone che ti scudiscia, se non fai al 100% quello che vuole, rischia
di perdere anche Berlusconi. Ma se accadrà, se lo sarà voluto, esattamente come i personaggi del
regime Dc-Psi di allora. Qual è il comportamento di questo personaggio, contornato dai suoi che si
attengono alla stessa pusillanimità? Accusa i “comunisti”, i “rossi”. Accusa cioè quelli che si sono
venduti anima e corpo agli Stati Uniti, come detto ormai più volte, per salvarsi dal naufragio del
“socialismo”. Anche non discutendo che cos’era quest’ultimo, anche lasciando perdere che già con
Berlinguer il Pci aveva iniziato la marcia del cambio di casacca accreditando la Nato, una cosa è certa:
nel 1991, il Pci fa il “salto della quaglia” e passa armi e bagagli con il capitalismo “occidentale”, che
non ha più alcuna reale autonomia rispetto agli Usa. E la magistratura non è comunque al servizio di
questi voltagabbana, ma di ben altri precisi ambienti: internazionali e interni (quelli del potere
statunitense e degli industriali privati italiani, quelli del panfilo “Britannia”, dell’assalto alle risorse del
paese, ecc.).
Da qualche tempo, i giornali della destra berlusconiana cominciano timidamente a nominare altri
nemici oltre ai “comunisti” e alle “toghe rosse”. Si parla di “piccolo establishment”, di “poteri forti”, di
“vecchia aristocrazia borghese” (industriale e bancaria). Bene, ci avviciniamo dunque alla verità. Si
tratta di quella che ho definito GFeID e cioè: primo, l’industria ultramatura di passate stagioni
dell’industrializzazione, sempre bisognosa di sovvenzioni a scapito dei produttori reali “tartassati” per
stessa ammissione governativa; secondo, le grandi banche contro cui Tremonti finge sempre il “grande
duello”, le banche di coloro che si sono precipitati alle primarie a votare sia Prodi che poi Veltroni.
Cari Berlusconi & C., costoro sono “rossi”? Non vi accorgete della palese contraddizione (e
ridicolaggine) in cui siete precipitati? Riconoscetelo con chiarezza: non sono i “rossi” i vostri nemici,
quelli che con mezzi non politici (perché non hanno più una politica purchessia da proporre) tentano di
farvi fuori. Sono invece gli agenti di una delle “rivoluzioni colorate”, operazioni ormai ben note
patrocinate dagli Usa, ma servendosi di “quinte colonne” interne (in Italia, la GFeID appunto).
Ho detto e ripetuto che tale reazionaria accolita di industriali e banchieri è come gli junker prussiani
e soprattutto come i proprietari (schiavisti) di piantagioni di cotone nel sud degli Usa, in pieno
ottocento. Certo, mutatis mutandis, perché oggi non esiste un solo paese industriale (Inghilterra) di
fronte agli altri ancora in ritardo rispetto a tale tipo di sviluppo. Guarda caso però, furono allora gli
economisti inglesi, e quelli a loro accodati negli altri paesi, a predicare il “liberismo” nel commercio
internazionale – in fondo, una “globalizzazione” dei mercati per quei tempi – tesi del tutto favorevole
al predominio del paese imperiale dell’epoca. Siamo oggi in una situazione con notevoli somiglianze: il
liberismo dei servi (economisti e altri) degli Usa, nei paesi ancora in ritardo per quanto concerne i
settori della nuova rivoluzione industriale (o comunque strategici per la propria potenza), è funzionale a
quel paese predominante. Quest’ultimo è per fortuna in declino, ma per ritardarlo fa tutto il possibile,
con le “rivoluzioni colorate”, di portare al governo in paesi vari (dove la resistenza appare più debole) i
sicari delle quinte colonne economiche favorevoli al loro predominio.
C’è chi ha il coraggio di denunciare queste trame degli Usa e chi nicchia e si scarica “di lato”, verso
obiettivi sbagliati, con ciò mostrando la propria debolezza. I “rossi” in Italia rappresentano questi
obiettivi fasulli, “di lato”, individuati dai “destri” per restare comunque succubi dei “padroni”
americani. Andreotti e Craxi sembrano aver insegnato a Berlusconi solo la passiva rassegnazione (al
limite della viltà) o la ribellione impotente; ma impotente perché il leader socialista non volle indicare
con chiarezza il nemico reale, esattamente come fa oggi il premier. E’ ovvio che non si deve dichiarare
l’ostilità aperta verso gli Usa; basta trasmettere loro un segnale visibile, dicendo senza perifrasi che la
sinistra è foraggiata da alcuni loro ambienti e “servizi” – per carità, sottolineando che saranno
certamente “deviati” rispetto alle “ottime” e soprattutto “limpide” intenzioni della nuova presidenza – e
che, pur con rammarico, si deve procedere alla estirpazione di questa forza politica ostile agli interessi
nazionali, aspettandosi che gli Usa se ne stiano neutrali e non continuino con le loro mene d’appoggio
ad essa.
Certo, qualcuno mi ricorderà che questa sinistra è solo mandataria dei settori finanziari e industriali
italiani, arretrati e parassitari. Vero, ma certa “destra” non ha forse già parlato dei “poteri forti”, della
“vecchia borghesia”, ecc.? Basta solo tirare le somme. Soprattutto, si ricordi agli Usa che essi devono
la loro grandezza alla determinazione di coloro – nel nord industriale del 1861 – che scatenarono una
sanguinosa guerra civile sconfiggendo i confederati, la cui politica era di fatto d’appoggio alla potenza
inglese. Noi, molto ma molto più in piccolo – e senza quindi bisogno di guerra civile, solo della difesa
della società dai suoi devastatori – non faremmo altro che seguire quell’esempio: “Glory, glory,
Alleluja” e si spazzino via i “confederati” (“colorati”) d’Italia.
Ormai la sinistra ha dimostrato di saper solo schiamazzare, non ha più una sola proposta politica da
fare. E’ in mano all’avventuriero che già guidò “mani pulite”; più un grigio Bersani (tipo Ferrini) con
dietro l’“uomo geniale” che nella sua vita ha saputo vincere soltanto una volta: seguendo da
“cameriere” Clinton e aggredendo la Jugoslavia nella mai scordata “difesa integrata”. Accanto a questi
guitti sta un gruppo di intellettuali che ha ormai abdicato a qualsiasi egemonia culturale; un vero
ciarpame lercio e disgustoso. Non si capisce dove stia l’intelletto di questi corrotti e incipriati valletti
dei poteri fu forti. Questa gente se la cava solo perché dietro ci sono ancora gli americani (pardon,
“certi ambienti” soltanto), ma i parassiti della sfera economica sono sempre più squinternati, mentre
vengono avanti altri gruppi di nuova valenza strategica che forse annunciano un’epoca diversa; lenta ad
instaurarsi (la Storia è purtroppo così), ma i cui lineamenti già si vedono.
E’ però necessario trovare il gruppo politico adatto a questa nuova stagione, che dovrebbe
innanzitutto mettere fine allo starnazzare di questi manigoldi della sedicente sinistra (ma in fondo
nemmeno lo è). Continuo a pensare che l’“uomo Berlusconi” – non come individuo poiché cerco di
capire la funzione che svolgono i singoli in quanto rappresentanti di dati gruppi politici, economici e
sociali in genere – non sia quello adatto. Sedici anni di continuo caos, timidezza, indecisione e continuo
urlare e cospirare di eversori (in toga o senza) sono sufficienti a sfibrare qualsiasi paese. C’è bisogno di
qualcosa di molto forte e definitivo. Una rinascita del paese passa per il drastico sradicamento di questa
che, diciamolo, sinistra non è poi veramente, ma solo accozzaglia di furfanti che impedisce a chi
veramente produce ricchezza di poterlo fare.
Però, in attesa dell’evolversi degli eventi, vedremo nei prossimi interventi quali interessi forti
potrebbero, in ogni caso dovrebbero, formarsi in Italia.