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No-Berlusconi day. Un’altra commedia all’italiana

di Miro Renzaglia - 08/12/2009

di pietroCome sapete, non sono un fan sfegatato di Berlusconi: non riescono ad innamorarmi né il suo charme carismatico né la sua politica di governo. Vi dirò di più: lo considero un’anomalia, sebbene un’anomalia che ha che fare con il consenso democratico.  Ciononostante, non penso nemmeno che sia  il peggior Presidente del consiglio che l’Italia abbia avuto, dal dopo ultima guerra mondiale ad oggi: ho visto di peggio e di ben più inquietante e canagliesco.

Non credo alle favelle del potere mediatico: altrimenti, tenendosi sempre strette le sue televisioni, il signor B. non avrebbe perso due elezioni, tornando puntualmente in carica per la evidente incapacità di chi lo sostituiva nelle alternanze delle sue fortune-sfortune elettorali. E se nei suoi interregni, i Prodi avessero avuto almeno la forza di risolvere questo presunto conflitto d’interesse, non staremmo ancora qui a parlare noiosamente della longa manus televisiva. Riconosco comunque a Berlusconi una qualità: che io la condivida o no, i suoi governi hanno fatto e fanno politica. Discutibilissima, certo: come lo sono tutte le politiche di governo che non arrivano mai ad accontentare tutti (tranne pochi ed eccezionalissimi casi di cui qui non incorre parlare).

Pochi governi italiani post-bellici hanno esercitato una politica estera di qualche autonomia dai rigori yankee, come l’attuale suo (fra i pochissimi mi piace ricordare il Craxi di Sigonella). Anche se, comunque, resta nel limbo di color che sono sospesi fra un avvicinamento empatico all’est europeo, ed un allineamento categorico agli imperativi guerrafondai di Washington: è di qualche giorno fa la disposizione di mandare altri mille militari italiani a combattere una guerra che non solo non è la nostra, ma che andiamo a combattere pure in condizioni di inferiorità, non consentendo la nostra Costituzione di esercitare sul teatro di guerra le iniziative necessarie a proteggere i nostri ragazzi.

Idem in politica interna, dove ad iniziative popolari come, ad esempio, l’abolizione dell’Ici o l’addizionale Ires sulle aziende petrolifere, la cosiddetta “Robin Hood Tax”, fa riscontro l’iperliberistica privatizzazione dell’acqua, decretata con voto di fiducia qualche settimana fa.

Questo, tanto per dire – lo ribadisco –  che si può essere o non essere d’accordo con la sua politica ma, almeno, a confronto, che ne so? dell’ultimo governo Prodi che lasciò paralizzata l’Italia per incapacità di intavolare una trattativa con il sindacato degli autotrasportatori, c’è una bella differenza: quella che corre tra il fare e il non(saper)fare.

E siccome ciò che questo governo fa non è sempre né efficiente né condivisibile, uno si aspetterebbe che dall’opposizione arrivassero segnali chiari di una politica diversa. E, invece no, niente: le sole manifestazioni di dissenso vengono dirette sulle sue (di Berlusconi) abitudini sessuali e sui suoi veri e/o presunti guai giudiziari.

Ne è lampante esempio il corteo-manifestazione di sabato scorso: il cosiddetto “No-B day” che chiedeva un’unica cosa: le dimissioni di Berlusconi. E perché? Perché sì… E per fare cosa, poi, una volta ottenuta la grazia delle sue dimissioni? Non si sa ma, questo, per i promotori del “No-B day” è secondario: l’importante è far fuori il Capo di governo…

In testa al corteo del popolo dei facebookini (è dal social-net “Facebook” che è venuta l’idea della giornata di gioiosa protesta), ovviamente, il noto forcaiolo Antonio Di Pietro. Quello che, sempre per fare un esempio, quando era ministro del governo Prodi, votava con l’allora minoranza Cdl contro le commissioni di inchiesta sui fatti del G8 di Genova e lo scioglimento della società appaltatrice dei lavori per il ponte sullo stretto di Messina, ricevendo, per tanto coraggioso voto,  il grande elogio d’essere “uomo d’onore” dall’illustre personaggio che festeggiava a canoli siciliani la condanna a soli (sic!) 5 anni di galera per aver favorito mafiosi dichiarati: Salvatore Cuffaro. Il che gli valsero, di contraccambio, le bacchettate e  il richiamo all’ordine dall’intemerato principe dei forcaioli, Marco Travaglio (leggi qui).

Di fronte ad una tale eclatante schizofrenia di comportamenti viene da ridere, vero? E, allora, ridiamone un po’:

Avete riso abbastanza? Ora, basta: smettetela di ridere. Questa è l’Italia di Berlusconi sì, sì è vero: ma è anche quella dei Di Pietro, dei Mastella, dei Mora, dei Corona, dei Cuffaro, dei Marrazzo, delle D’Addario, degli Spatuzza… E, purtroppo: non ci resta che piangere…

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