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La Cina ci salverà dal caos ambientale

di Loretta Napoleoni - 09/12/2009

Fonte: caffe

  
 
I Paesi in via di sviluppo vogliono che quelli industriali contribuiscano ai loro piani di riduzione di CO2. E questo perchè le nazioni ricche hanno inquinato il pianeta a piacimento durante gli ultimi due secoli. L’Unione Europea è favorevole allo scambio di quote inquinanti, ciò vuol dire che chi ha soldi acquista quote di diossido di carbonio da chi non li ha, e cioè dai paesi talmente poveri che neppure inquinano. C’è anche chi suggerisce di guardare al problema sotto un’altra angolatura: la crescita demografica è più pericolosa del surriscaldamento della terra. Ed in effetti un po’ di ragione ce l’hanno, più siamo e più CO2 consumiamo. E dal 1960 siamo cresciuti di un miliardo ogni 10 anni, mentre ce ne sono voluti 1800 dalla nasciata di Cristo per arrivare al primo miliardo. La Optimum Population Trust, una Ngo fondata da personaggi famosi come Sir David Attenborough, propone di far pagare a noi occidentali I contraccettivi distribuiti nel sud del mondo, una proposta che non farà piacere alla Chiesa cattolica che invece vuole che ci moltiplichiamo. Alla vigilia della conferenza di Copenhagen questo raduno di scienziati e politici inizia ad assomigliare ad un grande fiera, dove si vende e si comprano prodotti relazionati all’ambiente e dove nessuno sembra veramente preoccupato per il futuro del pianeta.

Come il G20, Davos, la notte degli Oscar, e tutti i grandi appuntamenti di questo nostro mondo sempre più piccolo e sempre più provinciale, l’incontro di Copenhagen rischia di essere solo una passerella dove politici, scienzati e volti celebri si fanno pubblicità e se ne tornano a casa soddisfatti. Peccato che a rischio c’è l’incolumità del pianeta!

Qualche voce fuori dal coro però c’è. James Hansen, a capo del Nasa Institute Goddard for Space Studies di New York, tra le figure di spicco della lotta contro il surriscaldamento della terra ha denunciato pubblicamente la mercificazione verde. L’inquinamento è per i governi attuali un problema tanto importante quanto la lotta contro il nazismo per gli alleati e la battaglia contro la schiavitù per Abraham Lincoln. Istituire un mercato di CO2 equivale a dire: troviamo un compromesso sulla schiavitù, riduciamola del 40%.

Non illudiamoci quindi, Hitler poteva essere fermato prima che invadesse Belgio Olanda e metà Francia, anche la schiavitù poteva essere abolita molto prima ma nessun presidente prima di Lincoln ha fatto di questa la sua crociata. L’unico modo per salvare il pianeta è trovare una fonte d’energia pulita che sia più economica degli idrocarburi. Ed è quello che la Cina sta facendo. La nazione che a Copenhagen arriva con due primati quello di paese che inquina di più e quello di leader nell’uso e sviluppo delle fonti verdi.

Pechino ha capito che per mantenere i ritmi di crescita attuali per un paese con un miliardo e trecento milioni di abitanti serve una rivoluzione energetica, come quella avvenuta durante la rivoluzione industriale, quando l’uso degli idrocarburi è stato introdotto nelle fabbriche. La Cina vuole trasformare le energie rinnovabili nel petrolio del futuro. Un cambiamento da cui dipende la sopravvivenza del Partito comunista cinese, che negli ultimi vent’anni ha legato la sua legittimità al benessere economico del paese. E se questo è vero allora forse la Cina comunista ci salverà dall’apocalisse ambientale.