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Roland Emmerich: “2012” ovvero Apoteosi dei fetenti, Azzeramento dei pezzenti

di Alan D. Altieri - 09/12/2009


Okay, boys & girls, sapevamo che sarebbe accaduto e ora sta accadendo: con ben tre anni di anticipo sulla fatidica data-adios del venerato calendario Maya, Hollyweird ci offre solamente il primo (bust rest assured: more to come, “The Road”, “The Book of Eli” etc. etc. etc.) rombante pachiderma di celluloide sulla – ahhh, il dolce suono di queste parole! - “fine del mondo”.
Bene, considerando in quale buco nero sta crollando questo nostro malpaese di policanti ripugnanti (hey, man, tell something I don’t know), freaks al rogo (burn, baby, burn!) e finte pandemie mutanti (where’s Captain Trips when we really need it?), la fine del mondo dovrebbe vendere alla grande, giusto?
Sbagliato.

Co-scritto, prodotto e diretto dal german-cowboy-bigboy Roland (Indepedence Day, The Day after Tomorrow) Emmerich, pompato da un budget da duecento milioni di dollari, 2012 ha già sbancato in AmeriKa, luogo dove – da che l’impero ameriKano è sprofondato nelle sabbie dell’Iraq e nell’eroina dell’Afghanistan - la fine del mondo è roba seria. Per contro, dalle nostre parti - tutti troppo dopati da nani, veline, ballerine & marinai - è accolto con tipica itaGliotiKa indifferenza. In effetti, qui nel malpaese 2012 ha grossi rivali: da New Moon, seconda puntata di Twilight (ulteriore puntata dei ridicoli vampiri-moccia), a This is it, makabro docufilm postumo su Jacko (il cadavere è abbastanza fresco) fino alla tarantinata Inglorious bastards (SS da burla vs. OSS da trivio). Sostanzialmente, preso nel fuoco incrociato tra salassi alla metamfetamina, autopsie al botox e svastiche al peyote, all’apocalisse di Emmerich lo spettatore de noantri sta facendo spallucce.
Classico caso di bad marketing/dumb release date? Certo, ma non solo.

Due parole sulla “trama” (yo, that’s a good one) di 2012.
Uno skribakkino fallito (John Cusack, controfigura moscia di Nicholas Cage) sbarca il lunario come autista di limousine cercando di sbattersi i postumi del suo matrimonio parimenti fallito. Ex-moglie leziosa (Amanda Peet) re-intortata con il solito, clownesco chirurgo plastico di Beverly Hills (Tom McCharty), più due figli scassaballe, la ragazzina che ancora se la fa addosso, il ragazzino che chatta non-stop via telefonino col nuovo papi.
Nella quintessenziale gita un po’ troppo fuori porta al parco nazionale di Yellowstone (hey, man, do you know there’s f***ing supervolcano up here?), lo skribakkino viene prima portato in una “strana” installazione militare (ya dead, sucka!) nel mezzo di un lago che ha misteriosamente cessato di esistere, quindi rilasciato senza problemi (whadda f**k!) nella roulotte post hi-tech del veggente/demente di turno (Woody Harrelson, truccato come Jesus Christ Superstar in mescalina).
Tra birre dozzinali e sparate pseudo-new age, il veggente/demente rivela la terriBBBile verita’: benvenuti al 2012, anno della fine del mondo (say, dude, who’s your pusher?). Segue spiegazione per il poPPPolo bue condita da video-conferenza naif sulla profezia del calendario Maya, l’aumentata attività solare e lo scorrimento delle placche tettoniche indotte dal surriscaldamento del nucleo terrestre ad opera di “neutrini anomali” (WOW, we even got the anomaly now?).
Lo skribakkino, a dispetto del suo stesso libro (che però nessuno ha letto) incentrato proprio sulla fine del mondo, a quanto sopra crede poco. Crede ancora meno alla inevitabile conspiracy theory secondo la quale i rikki della terra salveranno comunque il collo su grandi “arche”. Intanto, a Los(T) Angel(e)s ai aprono crepacci che manco a L’Aquila, e in Brasile il korkovado fa un bel volo in fondo alle favelas a causa di un mega-terremoto.
Solo un aperitivo analcolico di ciò che ancora deve arrivare, annuncia mestamente lo scienziatello politically correct di turno (Chiwetel Ejiofor) al presidente USA VERY politically correct (Danny Glover). Eh già! Perché gli insidiosissimi “neutrini anomali” hanno tramutato il nucleo terrestre in una pentola a pressione ed è so long, suckers! per tutti quanti.
Beh, non proprio tutti quanti: basta infatti scucire un miliardo di (n)euri a cranio – (n)euri, sia chiaro, NON dollari, visto che il dollaro adesso vale meno della carta straccia del Monopoli - e ti puoi pagare una cabina di classe extra-lusso-golden sulle arche che i cinesi (ya mean, THEM?... the yellow commies?) stanno costruendo a kottimo tra le gole dell’Himalaya (oh, yeah? well not if can can kill all of ya first, ya scumbags!).

Dopo ben duecento minuti di catastrofici sbadigli, dal kupolone di San Pietro che scaccia simultaneamente Papa & Papi (oops!) a Las Vegas che se ne va a ramengo in fondo al fiume Colorado, dalla portaerei John F. Kennedy in visita tsunami alla Casa Bianca alla tera-onda che arriva a prendere a calci l’Everest, perfino i pezzenti - ma non senza essersi prima coperti di gloria infame e di cliché fottuti - riescono a guadagnarsi un posto sulle arche dell’alleanza dei fetenti, finalmente in rotta verso il (geologicamente “spostato”) capo di mala speranza. I mean, is this screwed, or what?
Se, come disse quel saggio, “la guerra è troppo importante per essere lasciata ai generali”, si potrebbe parimenti argomentare che “l’apocalisse è troppo importante per essere lasciata ai cinematografari”.
Ci sono naturalmente eccezioni. L’Ultima Spiaggia (On the Beach, 1959), diretto dal grande Stanley Kramer dal libro di Nevil Shute, resta l’apologo più tragicamente crepuscolare sulla fine dell’uomo. Il tuttora insuperato Blade Runner (1982), del fuoriclasse Ridley Scott, illustra senza pari la fine dell’umano. L’offensivo 2012 di Roland Emmerich - peraltro co-sceneggiato dallo stesso Emmerich e dal suo compositore delle musiche (say what, man?) Harald Kloser - NON È una di queste eccezioni.

Per quanto monumentali gli effetti speciali (ma Emmerich ha anche un’apocalisse di soldi per realizzarli) - oggettivamente di prima classe lo sprofondamento di Los Angeles e l’esplosione del supervulcano di Yellowstone - 2012 rimane un indegno coacervo di assurdità scientifiche.
Eccone solamente alcune:
• i “neutrini anomali” sono una barzelletta turpe;
• lo “scorrimento continentale” non avverrebbe in una tempistica di ore;
• non c’è abbastanza massa liquida per mandare onde di maremoto fino all’Everest;
• dopo tsunami alti millecinquecento metri (aaaccckkk!) che spazzano tutto e tutti gli oceani sarebbero paludi letali di inquinamento petrolifero, chimico e radioattivo;
• con l’alterazione della polarità magnetica terrestre, l’intera fisica dell’elettromagnetismo cesserebbe di esistere (niente radar, computer, cellulari, radio, TV etc. etc. etc.);
• la sola eruzione della caldera sub-crostale di Yellowstone lancerebbe in atmosfera tanti milioni di chilometri cubi di polveri da causare un’era glaciale...

La lista di cui sopra potrebbe allungarsi fino al 2112, eppure non è neppure questo il peggio di “2012”.
Il peggio di “2012” è la sua politica intrinseca.
Il subtext del film - solo & solamente l’unità della famiGGHia ti aiuterà - è talmente pervasivo e sbracato da diventare venefica ipocrisia al cianuro. Su questo altare – già da tempo preso a calci e infine gettato a cloaca in qualsiasi società - Emmerich letteralmente immola tutti i personaggi narrativamente “scomodi”: il coraggioso pilota d’aereo russo, la simpatica squinzietta dalle tette rifatte, perfino l’onesto chirugo estetico. In compenso però, salviamo il ributtante cagnetto dei rikki.
Insomma, “2012” è il pogrom dei non-omologati.
Il che ci porta al “messaggio” di sopravvivenza conclusivo: le arche dei fetenti che fanno rotta verso il nuovo Eden sotto cieli azzurri e sole splendente. In sostanza, il mondo sarà ripopolato dai leader del G8, dalle mogli burquate dei satrapi del petrolio e dei figli cicciosi & puzzosi dei gangster post-sovietici: hey, man, welcome to Hell!

Bene, boys & girls, piccolo & sgradevole richiamo all’ordine: confrontata con la certezza - sottolineato: certezza - della propria estinzione, la cosiddetta razza (in)umana semplicemente si autodistruggerebbe. Con più nulla da perdere, gli ultimi giorni dell’umanità sarebbero l’orgia della fosca massima di Thomas Hobbes homo homini lupus.
Quindi, caro Emmerich, you just got it all wrong: al 21/12/2012 niente arche cinofile, niente biglietti da un miliardo di (n)euri, niente apoteosi dei fetenti e niente annullamento dei pezzenti. Solo un unico, gigantesco auto-olocausto cannibalico.
La vera Apocalisse siamo NOI.