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La City inverte la rotta e tassa i bonus

di Loretta Napoleoni - 13/12/2009

Fonte: www.caffe.ch/

  
 
Il cancelliere dello scacchiere bacchetta duramente la City di Londra ed impone una tassa del 50% sui bonus superiori ai 25 mila sterline. Manovra applaudita dall’opposizione in parlamento. Con questa mossa Gordon Brown, che durante il decennio di Tony Blair in qualità di cancelliere dello scacchiere aveva rilassato l’imposizione fiscale sui redditi della finanza, taglia i ponti con quella globalizzata ubicata a casa sua e rispolvera le origini socialiste del partito laburista. Lo fa perchè chiaramente non ha scelta: l’economia inglese quest’anno si contrarrà del 4,7%, era dal 1921 che non si verificava un rallentamento di queste dimensioni, ed il governo ha preso in prestito 178 miliardi di sterline, pari al 13% del Pil del paese. Le proiezioni per il futuro non sono rosee: nel 2010 il governo di sua maestà avrà bisogno di altri 176 miliardi e l’anno dopo di altri 140. La manovra fiscale è quindi inevitabile. E la scure delle imposte è caduta sulla testa di tutti, incluse le classi meno abbienti che dovranno pagare una tassa addizionale di 0.5% sul reddito per contribuire alla National Insurance, che finanzia l’agonizzante sanità pubblica.

La tassa sui bonus segna un’inversione di marcia importante, che potrebbe rivelarsi un boomerang per l’economia inglese. Il settore finanziario contribuisce per una grossa fetta alla crescita economica del paese, negli anni ruggenti è arrivato fino al 14% del prodotto nazionale lordo. Il rischio è che le banche traslochino oltre la Manica. Subito dopo l’annuncio in Parlamento della tassa sui bonus, le linee telefoniche internazionali in uscita dalla City erano caldissime, l’alta finanza prendeva accordi per spostarsi. Stati Uniti e Svizzera sembrano essere le destinazioni più ambite. Washington non si trova certo in una situazione migliore di Londra, ma le lobby di Wall Street hanno infinitamente più potere di quelle della City, il Presidente Obama non ha neppure preso in considerazione di tassare i bonus. In Svizzera la situazione è migliore, il paese è tra i pochi che non sono stati travolti dalla crisi del credito, l’economia va bene ed il settore bancario, in piedi da secoli, seppur scosso dalle disavventure dalla Ubs e del Credit Suisse, è solido ed efficiente. E dato che anche dalla Francia soffia il vento della vendetta fiscale, è possibile che se Sarkozy prende la stessa strada di Brown, la Svizzera diventerà uno dei massimi beneficiari dell’esodo dell’alta finanza globalizzata.

L’imposta sui bonus dovrebbe generare poco più di 500 milioni su un totale di 6 miliardi di sterline, poco dunque considerato il rischio che si corre. Il gioco insomma potrebbe non valere la candela. E questo ci dà la dimensione della disperazione di questo governo, che a pochi mesi dalle elezioni cerca in tutti i modi di tirar fuori dal cappello il coniglio che gli salverà la faccia, l’ultimo disperato trucco del prestigiatore fischiato.