Un infinito notturno italiano
di Decio Siluro - 15/12/2009
Alla notizia dell’aggressione a Berlusconi tutti hanno pensato che il responsabile fosse un “antiberlusconiano” un po’ più arrabbiato, che poi è quello che forse Di Pietro pensa ancora. Più tardi si è scoperto che si trattava di un quarantaduenne con problemi psichici seri per i quali era già in cura da dieci anni. Chi tanto tempo fa decise di chiudere i manicomi pensò di poter eliminare la follia con una legge, confondendo i metodi sbagliati di allora con la necessaria esigenza di curare chi soffre di patologie psichiche anche gravi, pericolose per sé e per gli altri. E questo genere di pazienti è particolarmente sensibile al condizionamento esterno e, senza alcun freno inibitorio, si autoinveste del ruolo di vendicatore, di giustiziere, di messaggero di un qualche dio. Così, mentre qualcuno gioca sulla rete creando gruppi di discussione intitolati “uccidiamo Tizio o Caio”, qualcun altro può pensare veramente di farlo. Oggi questi potenziali vendicatori potrebbero essere persino aumentati rispetto a due giorni fa, visto che su certi siti impazzano i commenti di coloro che vorrebbero Tartaglia “santo subito”, che lo giudicano eroe o che lanciano collette per finanziare la sua difesa legale: un forte incentivo per chi non ha proprio tutte le rotelle al posto giusto. Era fatale che un lungo clima avvelenato producesse questi frutti, ma il peggio potrebbe ancora arrivare. L’Italia ha già conosciuto stagioni di odio nel secolo scorso, con la guerra civile e con gli anni di piombo, quando una precisa strategia decisa dai poteri forti armò la mano di tanti giovani mettendoli uno contro l’altro in nome di ideologie diverse. Questo pericolo è tornato ed è peggiore che in passato, perché nemmeno più sorretto da ideologie. |