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Stragi di Stato?

di Matteo Pistilli - 20/12/2009

Fonte: cpeurasia


 

A quarant’anni dalla strage di Piazza Fontana, è davvero incredibile che alla luce delle realtà emerse nel tempo non si tirino le necessarie conclusioni. Ciò dipende dal fatto che dietro non solo a quella strage, ma a tutto il periodo della cosiddetta “strategia della tensione”, non ci sono questi o quei rappresentanti di un’ideologia politica, questo o quell’apparato italiano: i responsabili, i mandanti, le guide della strategia vanno ricercati altrove, e, come ieri, sono gli stessi che oggi mettono sulla graticola un governo che evidentemente non è abbastanza ligio - in particolare in politica estera - ai loro desideri…

Dal movente si capisce chi non è il mandante

L’espressione “strategia della tensione” è stata ripresa dalla traduzione letterale dell'inglese "strategy of tension", utilizzata dal settimanale The Observer, il 7 dicembre 1969, per definire la politica degli Stati Uniti, con il fattivo appoggio del regime militare greco, tesa a destabilizzare i governi democratici delle nazioni con particolare valenza strategica nell'area mediterranea, nella fattispecie Italia e Turchia, attraverso una serie di atti terroristici.

Il movente principale sarebbe stato di destabilizzare la situazione politica italiana. In tale ottica, tra i moventi di tale strategia, soprattutto in Italia e nel quadro della Guerra fredda, sarebbe stato quello di influire sul sistema politico democratico, rendendo instabile la democrazia. Vi furono molte ipotesi, che portarono a sospettare i servizi segreti, italiani e stranieri, di aver un ruolo in tale strategia.

La strategia della tensione avrebbe agito attraverso l'infiltrazione in gruppi terroristici, di modo da spingerli a compiere azioni tali da creare allarme e terrore nell'opinione pubblica. In questo modo si sarebbero giustificate reazioni estreme come l'instaurazione di uno stato di polizia, o si sarebbe destabilizzata la posizione dell'Italia nelle sue alleanze. Un altro metodo della Strategia della tensione era il confezionamento di attentati stragisti congegnati in modo tale da farli apparire ideati ed eseguiti da membri di organizzazioni dell'estrema sinistra o dell'estrema destra, o tramite lo sfruttamento mediatico di attentati effettuati da normali terroristi.
(1)

Una destabilizzazione che avrebbe portato - ed ha portato - alla stabilizzazione della “alleanza” fra l’Italia e gli Usa, o meglio la coalizione guidata dagli Usa, imposta da questi ultimi gradualmente dopo la sconfitta militare dell’Italia nel 1945. Per questo, la formula “strage di Stato”, sebbene corretta sotto un certo ma limitato aspetto, non è sufficiente per comprendere bene la questione: parlare di “Stato” presuppone l’idea che vi sia un soggetto preciso, coeso e coerente, quando invece, soprattutto in quegli anni, ma non solo, è il caso di parlare di diversi apparati, di diversi gruppi anche ostili fra loro all’interno dello stesso Stato… Quindi, di quale “Stato” vanno parlando coloro che utilizzano la definizione “strage di Stato”? “Strage di Stato”, per di più, dà per sottinteso che si tratti di questioni essenzialmente “italiane”, quando non è affatto così.

Il mandante, che non è “lo Stato”, fa di tutto per occultarsi

Pure la fin troppo abusata e strumentalizzata formula “strage fascista” ha il fine di sviare l’attenzione: a parte capire cosa sia “fascista” e cosa no (cosa che va al di là del presente articolo), si può sensatamente definire come “fascismo” gli obiettivi perseguiti da determinati gruppi politici armati? È come considerare il comunismo solo alla luce dell’azione di gruppi politici armati come le Brigate Rosse ed affini (e, di nuovo, non è qui il caso di addentrasi sull’esistenza di questi gruppi come risposta ad una evidente scarsa propensione alla “realizzazione del comunismo” da parte del PCI). Ovviamente non è possibile, sarebbe totalmente fuorviante, ma è chiaro che qualcuno ha interesse a che ciò avvenga (e poi magari rendere “comunismo” e “fascismo” fuorilegge, come nella filo-americana Polonia).

Ormai, anche dalle parole dei protagonisti di allora, sappiamo cos’è la cosiddetta “strategia della tensione” (2), e sappiamo che l’importanza geopolitica dell’Italia preoccupava molto gli Stati Uniti, interessati a mantenerne i governi fermamente sotto il proprio controllo. L’esistenza di un blocco geopolitico alternativo a quello USA creava infatti il pericolo che l’Italia potesse dialogare anche con l’est, considerata anche la forza del Partito comunista italiano; quindi, per tale motivo, attraverso una destabilizzazione ai danni del Governo, si cercava di rendere più stabile l’alleanza fra l’Italia e un Occidente a guida statunitense armato dalla Nato.

Ciò ha portato alle stragi degli “anni di piombo” create dai vari “gruppi terroristici”, tutti infiltrati dai servizi segreti direttamente collegati alla Cia (è storia!)… inutile elencare le stragi, gli omicidi, ben divisi fra terrorismo “rosso” o “nero”. In realtà - oggi è evidente - l’ideologia c’entrava ben poco: quei gruppi di “militanti” (non importa se in buona fede o meno) erano eterodiretti, armati e finanziati dalla potenza d’Oltreoceano. Pilotati anche all’insaputa degli stessi protagonisti di certi atti.

Diversi esecutori, ma il movente rimane lo stesso

Guarda caso, dopo il fallito “colpo di Stato”, che avrebbe dovuto ristabilire la fedeltà, o meglio la sicura sottomissione alla coalizione occidentale, colpo di stato sventato anche per merito di Aldo Moro, che spesso si è distinto nel perseguire la sovranità dell’Italia, ecco che il politico democristiano viene ucciso. Da chi viene ucciso? Stavolta bisognerebbe parlare di omicidio “comunista”. Oppure omicidio “di Stato”. Ma come detto sono definizioni fuorvianti.
In realtà fu ucciso per mano delle Brigate Rosse, infiltrate da uomini dei servizi (famoso il palazzo del rapimento di Moro, in Via Gradoli - la stessa dei trans! -, pieni di società legate ai servizi), perché si stava rivelando una persona scomoda per i soliti poteri oligarchici transnazionali guidati da Washington. Si pensi, inoltre, alla repentina cattura degli originari capi delle BR, sostituiti nella loro leadership, da elementi molto dubbi...

Eccoci dunque tornati all’inizio. Stragi “fasciste”, comuniste”, “di Stato”? Per favore, non insultiamo l’intelligenza delle persone e prendiamo il coraggio a quattro mani. Capire queste dinamiche è fondamentale per comprendere come ancora oggi, in un’Italia a sovranità limitata come allora, è di fatto impossibile portare avanti politiche sovrane, cioè non condivise dagli Stati Uniti.

È impossibile perché chi era interessato a dominare l’Italia ieri lo è anche oggi.
Centinaia di basi ed installazioni Usa/Nato controllano ancora il nostro territorio, ed una nuova strategia destabilizzante, volta ad un forzato cambiamento di governo, è possibile in ogni momento a seconda delle scelte che l’Italia decide di operare, soprattutto nel campo della politica estera ed energetica. Chi cerca anche minimamente di svincolarsi dal controllo degli Usa deve vedersela con stranissime situazioni, che magari cominciano con un souvenir tirato in faccia…

Il futuro passa dall’attitudine a comprendere il passato. Quello che è successo deve insegnarci a non sbagliare ancora.


Note:

1) fonte: Wikipedia.

2) Fabrizio Calvi e Frederic Laurent, "PIAZZA FONTANA La verità su una strage", Mondadori 1997. Libro censurato dopo poco essere uscito dalla stessa casa editrice.