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L’Asia questa sconosciuta

di Valerio Castronovo - 20/12/2009

      
 

 
 
Nel suo Quando l’Asia era il mondo. Storia di mercanti, studiosi, monaci e guerrieri tra il 500 e il 1500, Stewart Gordon disegna un grande affresco sulla storia dell’Asia dal 500 al 1500: l’alto grado raggiunto da scienza e tecnologia, il ruolo delle religioni, le piste commerciali e i transfer culturali, la grande eterogeneità e, nonostante tutto ciò, la continuità di molteplici fili conduttori.

Un mondo, quello asiatico, altrettanto sterminato per la vastità dei suoi territori e l’estrema varietà dei suoi paesaggi naturali, quanto eterogeneo e cosmopolita, per la molteplicità delle sue etnie e delle sue stirpi, delle sue culture e dei suoi idiomi, nonché per la presenza di grandi imperi di una costellazione di reami e principati. Eppure, un mondo caratterizzato da un fitto ordito di connessioni e complementarietà fra le sue diverse componenti; da codici normativi, valori e simboli per certi aspetti comuni o affini; da un’ampia rete di interazioni economiche, sociali e ideologiche.
Nella scoperta di questo sterminato universo, dall’uno all’altro capo, nelle sue differenti connotazioni e usanze come nelle sue interdipendenze e ibridazioni, prima dell’arrivo degli Europei, lungo un itinerario di dieci secoli dal 500 al 1500, ci può essere d’aiuto un saggio come quello di Stewart Gordon, in quanto denso di annotazioni illuminanti. Il suo è infatti una sorta di periplo, dall’Arabia alla Persia, dalla Cina a Giava, da cui emergono figure e vicende, memorie e retaggi, che danno modo all’autore di tracciare un affresco rapsodico ma emblematico di alcuni aspetti e tratti distintivi del Medio e dell’Estremo Oriente.
I protagonisti e i comprimari che s’incontrano lungo questo itinerario non sono soltanto monarchi e sultani, alti dignitari e diplomatici, notabili e amministratori pubblici, mercanti e artigiani, viaggiatori per terra e per mare. A figurare con un proprio rilievo in uno scenario che ha per epicentro un grappolo di città (come Istanbul, Baghdad, Delhi, Pechino e altre ancora), le più popolose del mondo di quell’epoca e dotate di splendidi monumenti, sono anche eruditi e studiosi, poeti e letterati, filosofi e giuristi, astronomi e matematici.
Veniamo così a conoscere, o a saperne di più, nei riguardi della creatività e del patrimonio culturale di un continente allora all’avanguardia rispetto all’Europa, in vari campi del pensiero e della conoscenza, in particolare in quello delle scienze, oltre che per l’esistenza di autorevoli cenacoli e ricche biblioteche.
A fare dell’Asia la culla e il fulcro sia di alcune importanti attività di ricerca e sperimentazione sia di proficue innovazioni pratiche, contribuirono in modo rilevante la religione musulmana e quella buddista, anche perché nate e diffusesi lungo le rotte commerciali più battute. Le vie carovaniere e gli scali marittimi costituivano infatti non solo una spessa ragnatela di traffici e di scambi riguardanti sia vari beni di lusso (come sete, perle, spezie e medicine) sia merci più semplici come il riso e lo zucchero. Erano anche dei canali e dei crocevia da cui si propagavano credenze e dottrine, suggestioni e regole di vita.
D’altra parte, l’Islam e il buddismo si affermarono, in competizione con altre fedi rivali e uno sciamo di sette religiose, in virtù soprattutto del loro carattere ecumenico (che prescindeva da ogni distinzione di appartenenza etnica, regionale, linguistica o di genere) e di una trama di istituzioni sparse sul territorio (luoghi di culto, scuole, monasteri, ostelli) volte a diffondere i loro precetti e ad agevolare gli spostamenti dei fedeli, ma anche a promuovere e a favorire la circolazione delle idee. Notevole era inoltre la messe di libri e di testi, sia in Medio Oriente sia in India e in Cina, sulle norme etiche e sui modelli di comportamento in base a cui gli uomini dovevano condurre la propria esistenza. Di fatto, anche per la sua singolare capacità di autoconsapevolezza, e quindi per il forte radicamento di determinati modi di pensare e di agire, gran parte del mondo asiatico mantenne inalterate le sue tradizioni culturali e non modificò certe sue consuetudini ultrasecolari, dopo l’avvento e le conquiste coloniali degli europei. E rimasero pure in vita, una serie di collegamenti e sodalizi commerciali fra le varie parti del continente, che risalivano talora a un lontano passato: almeno per un certo periodo di tempo, fino a quando le “teste calde”, come venivano chiamati i nuovi arrivati, imposero decisamente alle economie asiatiche i loro specifici orientamenti e interessi.

Stewart Gordon, Quando l’Asia era il mondo. Storia di mercanti, studiosi, monaci e guerrieri tra il 500 e il 1500, Einaudi, pp. 222, € 32,00.