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Latte materno espresso

di Elisabeth Zoja - 21/12/2009

Da qualche anno le madri non utilizzano solo i biberon, ma anche i tiralatte. Queste macchine per estrarre il latte materno dal seno non vengono utilizzati solo da donne che lavorano fuori casa, ma anche da madri che potrebbero allattare al seno, ma preferiscono non farlo.


 

tiralatte seno materno
Da qualche anno le madri non utilizzano solo i biberon, ma anche i tiralatte, macchine per estrarre il latte materno dal seno
Il “latte materno espresso” è il liquido prelevato dal seno di una donna conservato in bottiglia, oppure, se congelato, in un sacchetto di plastica. Questo latte può essere stato prelevato manualmente o con un’apposita macchina, chiamata tiralatte. Soprattutto negli Stati Uniti è diffusissimo, paragonabile dunque più a un cellulare che a un catetere. Ad agosto ad esempio, la candidata repubblicana alla vicepresidenza Sarah Palin, ha raccontato che durante la candidatura ha dovuto “mettere giù il Blackberry per usare il tiralatte”.

 

Ormai i tiralatte sono un regalo immancabile alla nascita di un bambino, spiega Jill Lepore, professoressa di storia americana all’università di Harvard.

La diffusione esplosiva dei tiralatte negli ultimi anni è data principalmente dalla mancanza di tempo delle donne. Negli Stati Uniti le neo-madri ricevono solo 3 mesi di congedo (non retribuito). Quando sono al lavoro dunque, si tirano il latte, sia per evitare dolori sia per poter continuare ad allattare durante il fine settimana.

Quel che più preoccupa però, è che perfino alcune donne che sono sempre a casa preferiscono usare i tiralatte piuttosto che allattare al seno. Come si spiega questo desiderio di distacco fisico dal bambino?

Una volta c’erano le nutrici, una tradizione ininterrotta che risale ai tempi babilonesi e si diffonde in particolare nel XVIII secolo, nel quale il 90% delle madri parigine si rifiutavano di allattare. Già durante l’Illuminismo però, questo atteggiamento venne criticato da filosofi come Rousseau, che scrisse nell’Emilio: “quando le madri si degneranno di allattare i loro figli la morale risorgerà”.

 

seno materno bambino
Una volta c’erano le nutrici, una tradizione ininterrotta che risale ai tempi babilonesi e si diffonde in particolare nel XVIII secolo
Benjamin Franklin si preoccupò che tutti i suoi dieci figli venissero allattati dalla loro madre dopo aver saputo che a Parigi fra i bambini allevati in istituzione vi era una mortalità dell’85%. Qualche anno dopo la convenzione nazionale francese stabilì che le donne che assumevano nutrici non avrebbero ricevuto aiuti dallo stato.

 

Agli occhi degli Illuministi l’allattamento al seno della propria madre veniva dunque visto come una necessità. Ma cosa lo rende così importante?

“Quando il bambino, subito dopo la nascita, è accostato al seno della madre, comincia a percepire il calore, quindi sviluppa il senso dell’odorato, che si delizia con il profumo del latte. Poi è il gusto ad essere gratificato dal suo sapore […] e, infine al tatto si percepisce la morbidezza e la sericità della sorgente del latte”. Questa descrizione di Erasmo Darwin (nonno del famoso Charles), è tratta dal suo trattato Zoonomia, ovvero leggi della vita organica (1794), nel quale riepiloga l’atteggiamento comune nei confronti dell’allattamento.

Per quel che riguarda l’allattamento, nel suo centro di maggiore diffusione, Parigi, l’Illuminismo si muove in due direzioni opposte. Da un lato nelle nuove classi medie le donne si inseriscono nella vita culturale e non vogliono più occuparsi dei compiti tradizionali: mandano i figli in campagna anche per anni lasciandoli allattare dalle contadine. Dall’altro il nuovo fervore illuminista comincia ad intuire l’importanza della “relazione primaria” tra lattante e madre. Quindi lo stesso nuovo ceto di donne colte riscopre l’allattamento.

La stessa imperatrice d’Austria Elisabetta, nota come Sissi (1837-1898), avrebbe desiderato allattare la sua prima figlia Sophie, ma fu costretta a rinunciarvi per esigenze di corte.

 

biberon
Col nuovo secolo la tecnica introdusse una novità: si passò dalle balie ai biberon
Nei primi anni del Novecento, le madri americane benestanti si sentivano troppo raffinate per un processo “animale” come l’allattamento al seno. Chi se lo poteva permettere assumeva dunque una nutrice: a Boston solo il 17% delle donne di classe elevata allattava, mentre, fra le classi inferiori il 90% delle madri era costretto a farlo.

 

Col nuovo secolo la tecnica introdusse una novità: si passò dalle balie ai biberon, soprattutto con la diffusione del modello stork nurser, legato al mito della cicogna (=stork), che porta i bambini, mentre il latte lo porta il lattaio.

Anche l’idea freudiana che succhiare il seno materno provochi piacere sessuale, scoraggiò le donne ad allattare al seno: le mamme volevano tenere a bada il desiderio incestuoso dei loro figli.

Queste idee non sono ormai superate? Un atto naturale come l’allattamento può venir considerato “perverso”?

Nel 1758 catalogando il mondo animale, il naturalista svedese Linneo coniò il termine mammalia: animali con capezzoli che producono latte. Ancor oggi apparteniamo a questo gruppo, ai mammiferi. Far allattare i propri figli alle balie è un crimine contro natura, scrisse Linneo nel suo trattato La nutrice matrigna. Perfino le belve più feroci allattano i loro piccoli.