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Le Galapagos come Ibiza?

di Andrea Bertaglio - 22/12/2009

Seguendo le orme di Darwin sulle isole Galapagos, si scopre che questo gioiello della natura e della biodiversità è seriamente danneggiato dallo “sviluppo” che ha subito negli ultimi anni, da quando hotel, discoteche e nuovi insediamenti urbani si sono diffusi su molte delle isole, e dopo che la popolazione è raddoppiata in dieci anni. Dalla teoria sull’evoluzione delle specie si è passati alla pratica della loro estinzione.

 

isole galapagos
Sebbene il 97 per cento dell’arcipelago formi da 50 anni un parco nazionale nel quale lo “sviluppo” è stato bandito, le città al di fuori di esso sono cresciute come funghi
Sebbene il 97 per cento dell’arcipelago formi da 50 anni un parco nazionale nel quale lo “sviluppo” è stato bandito, le città al di fuori di esso sono cresciute come funghi. Oggi vivono sulle isole Galapagos 30.000 persone e quasi 200.000 le visitano ogni anno, mettendo il suo fragile ecosistema sotto un’enorme pressione. Questo perché sono diventate la meta non solo di decine di migliaia di turisti globali, ma anche di moltissimi giovani ecuadoriani provenienti dal continente su voli a basso costo alla ricerca di locali e spiagge, che potrebbero presto trasformare le Galapagos in una sorta di Ibiza del Pacifico orientale.

 

Le isole, che si trovano a 600 miglia dalla costa, stanno fronteggiando diversi problemi contemporaneamente. Ci sono le orde di turisti, quadruplicati dal 1990 e più che raddoppiati dal 2005, il conseguente inquinamento ambientale e l’introduzione di flora e fauna invasive quali capre, ratti, cani e bestiame. Secondo il giornale scientifico “Global Change Biology”, inoltre, un quinto delle 43 specie marine delle Galapagos in pericolo sarebbero già estinte.

Ricerche condotte dalla “Charles Darwin Foundation” di Santa Cruz, la più popolosa delle isole, hanno mostrato che le specie di piante “importate” (748) sono ora più numerose di quelle locali (circa 500). Oltre 500 tipi di insetti sono stati introdotti, perlopiù inavvertitamente, dalle navi cariche di turisti, cibo e carburanti che ogni giorno giungono presso le isole. Navi che, secondo un recente rapporto di gruppi che si occupano della conservazione dell’arcipelago, raramente trattano le loro acque di scarto prima di rilasciarle in mare.

 

iguana isole galapagos
Il maggior problema è quindi rappresentato dall’eccessiva quantità di persone che si recano alle Galapagos, anche per motivi di lavoro
Il maggior problema è quindi rappresentato dall’eccessiva quantità di persone che si recano alle Galapagos, anche per motivi di lavoro. Gli operai ecuadoriani ne possono infatti trovare di più su queste isole che sul continente, ed anche meglio retribuito. Per esempio un muratore guadagna 500 dollari in Ecuador, mentre ne guadagna 1200 alle Galapagos. Forse anche per questo la popolazione dell’arcipelago è oltre sette volte rispetto a quella del 1970, quando si aggirava intorno alle 4.000 unità.

 

I piccoli villaggi si sono trasformati velocemente in dinamiche città, ed ora a Puerto Ayora di Santa Cruz si possono trovare oltre 20.000 locali e moltissimi ristoranti, negozi, bar e nightclub, mentre hotel ed ostelli sono costantemente pieni nella maggior parte dei casi. Anche a livello di infrastrutture, di conseguenza, iniziano ad esserci dei problemi. Le scuole sono 29 e tre gli aeroporti, presso i quali i voli commerciali sono aumentati del 193% dal 2001 al 2006. Parlando di autoveicoli, invece, il loro numero nella sola Santa Cruz è passato da 28 nel 1980 a 1.276 nel 2006, uccidendo sulle strade, secondo la “Charles Darwin Foundation”, oltre novemila uccelli all’anno tra il 2004 e il 2006.

Tutto ciò non è passato inosservato, tanto che anche l’Unesco, l’organo delle Nazioni Unite che regola i luoghi ritenuti patrimonio dell’umanità, ha messo le isole sulla sua lista delle zone in pericolo. Anche il presidente Rafael Correa, dalla capitale Quito, ha cercato dal gennaio 2007 di prendere misure per ridurre l’afflusso di abitanti verso l’arcipelago (che ha portato finora al “rimpatrio” di mille persone), in modo da provare a preservare un patrimonio di tale bellezza e, soprattutto, di tale importanza.

 

galapagos mare
Si sta anche facendo in modo di aumentare costi e tasse per i vacanzieri, in modo da ridurne il numero
I tentativi delle Istituzioni ecuadoriane vanno oltre, ed il ministro dell’ambiente, Marcela Aguinaga dice di essere fortemente intenzionata a “promuovere la generazione di elettricità nelle Galapagos attraverso l’energia eolica”, ma che non sarà facile, dato che si deve cercare di prevenire che gli uccelli, poi, volino attraverso le turbine e le pale degli impianti. Il che non è un lavoro facile.

 

Si sta anche facendo in modo di aumentare costi e tasse per i vacanzieri, in modo da ridurne il numero. Ma ciò sta ovviamente creando non poche proteste da parte di ristoratori ed albergatori.

Speriamo che, in un modo o nell’altro, le Galapagos possano davvero essere salvate dalla macchina divoratrice dello “sviluppo” e del turismo di massa, perché per altre zone dell’Ecuador è invece già troppo tardi. I passati regimi militari hanno infatti permesso ad aziende petrolifere americane di rovinare irreparabilmente vaste aree della foresta amazzonica con le loro trivellazioni. Ora il presidente Correa sta premendo per ricevere compensazioni da 350 milioni di dollari da parte delle nazioni sviluppate (magari provenienti dai super-fondi di cui ha parlato in questi giorni la signora Clinton a Copenhagen), per aiutare l’Ecuador a mantenere il petrolio sotto terra.

Nonostante le altisonanti dichiarazioni, però, suona parecchio improbabile che l’America ed il resto del mondo “sviluppato” sia disposto a difendere le esigenze di Pachamama rispetto a quelle delle compagnie petrolifere. Solo la Germania fino ad ora è sembrata favorevole all’accordo proposto dal presidente ecuadoriano, il quale ha probabilmente più nelle sue mani, che non in quelle della comunità internazionale, il destino di un patrimonio prezioso per tutta l’umanità. Destino che, però, sta anche nelle mani (e nel rispetto) delle orde di turisti che ogni anno di più si vogliono riversare sull’arcipelago pacifico. Anche se ciò non fa ben sperare, dato che sembrano in tanti quelli che preferiscono le discoteche alle bellezze naturali intatte.