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Il Gelo, la Tav, il Popolo

di Matteo Mascia - 23/12/2009

 

 

I primi freddi hanno messo in scacco la nuova alta velocità. La linea varata solo poche settimane in pompa magna ha messo in luce tutte le sue debolezze. È bastato un po’ di neve e un po’ di ghiaccio per dividere in due il Paese. Quella italiana è un’infrastruttura costata miliardi di euro, una cifra abnorme specie se raffrontata con quelle investite negli altri paesi europei. L’arteria ferrata è costata la bellezza di 44 milioni di euro a chilometro. In Spagna, per la costruzione di una rete molto simile si sono spesi in media 15 milioni di euro a chilometro. In Francia, il celebre TGV varato nel lontano 1983, è pesato sui bilanci della Sncf per soli 13 milioni a chilometro. Se il risultato fosse stato di livello, nessuno oserebbe lamentarsi, la realtà è però molto diversa. I binari dedicati in esclusiva alle nuove motrici – tanto da essere già ribattezzati trionfalisticamente la metropolitana d’Italia – sono un’arma a doppio taglio. Per un gioco di coincidenze e semafori, se un convoglio Torino – Bologna rallenta rischia di frenare quello tra Salerno e Napoli. Una situazione paradossale. Per tacere l’odissea quotidiana delle centinaia di migliaia di pendolari lavoratori e studenti costretti a viaggiare sui treni regionali e penalizzati dall’alta velocità. Ne sanno qualcosa le popolazioni del Mugello dove i lavori per la realizzazione dei tracciati e delle gallerie hanno avuto dei profili quasi comici. Solo al termine dei lavori di una galleria, ad esempio, ci si è resi conto che il progetto andava rivistoper le infiltrazioni di acqua. I lavori sono quindi ripartiti da zero: nuovi studi, altri progetti e fiera di super-consulenti. In alcuni casi, i cantieri hanno, al contrario, letteralmente fatto sparire la falda rendendo impossibile qualsiasi tipo di coltivazione e facendo conseguentemente crollare il valore dei fondi agricoli. Nessuno ha pagato per gli errori commessi, sarà Trenitalia a ristorare i danni causati. Ovviamente con i soldi del contribuente. In base ad una lettura in punta di diritto, anche se per la realizzazione della Tav è stato costituito un consorzio partecipato dalle imprese che hanno preso parte alla realizzazione della struttura, a pagare sarà il pubblico nella sua veste di ente appaltante. Le partite di giro non sono finite. Se un treno regionale accumula dei ritardi – evento pressoché costante – il vettore si vede costretto a pagare delle penali. Sembra quasi che la dirigenza di Trenitalia metta in conto i disservizi, ritardi e soppressioni che sono ormai parti integranti del sistema. Tutto mentre i privati si preparano ad aggredire il mercato ferroviario.
I primi in ordine di tempo dovrebbero essere quelli della Nuova Trasporto Viaggiatori, società che vede come soci di maggioranza, toh..., Luca di Montezemolo e Diego Della Valle. Affiancati da Intesa –SanPaolo. L’inaugurazione dell’intera rete è prevista per il 2011: venticinque nuovi treni uniranno le principali città italiane. I nuovi operatori si gioveranno quindi dell’opera realizzata a peso d’oro dallo Stato. A rimetterci sarà come sempre il viaggiatore, tanto più che il pubblico sta decidendo di abdicare a favore di chi punta ai dividendi.