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L’accordo resta solo un accordo ma, secondo il cronogramma, è una guerra del gas

di Jurij Barbashov - 23/12/2009

  
 

Sarà vero che quest’inverno l’Europa non sperimenterà problemi con la ricezione del gas russo attraverso il territorio dell’Ucraina?

Gli accordi, firmati con palese piacere reciproco da parte dei primi ministri della Federazione Russa e dell’Ucraina, sembrerebbero dover spazzare via tutte le contraddizioni reali e immaginarie esistenti tra i due soci.

Il governo della Federazione Russa ha accettato la rinuncia, senza precedenti nella prassi internazionale, delle sanzioni pecuniarie dovuto all’insufficiente valore registrato nel fondo gas che il presidente dell’Ucraina, V. Yuschenko, aveva in precedenza valutato in 8,7 milioni di dollari. L’immensa somma non è in sovrappiù per nessun paese o compagnia nei tempi duri della crisi. Tuttavia, è stata annunciata da “Gazprom” la rinuncia, che all’inizio era un “prendi e paga”, e adesso Ucraina pagherà solo per il volume di gas realmente consumato.

È stata compiuta l’insistente esigenza da parte di Kiev di alzare circa il 60% il prezzo della circolazione del gas. Russia, a sua volta, ha aumentato il prezzo del combustibile al suo vicino sudoccidentale fino a raggiungere il livello di quello europeo, del quale l’acquirente era stato informato con anticipo, e ha ricevuto da esso le dichiarazioni che parteciperà nella modernizzazione del sistema ucraino di trasporto del gas. I rappresentanti delle parti hanno attestato l’alto livello d’intesa che intercorre tra i due capi di governo e sulla normalizzazione della collaborazione.

Tuttavia, si fa fatica a credere in questo idillio, se si prende in considerazione la storia del confronto russo-ucraino in materia di gas. Come si sta configurando questa storia per la maggioranza dei commentatori europei e ucraini? Ecco qui come…

Mosca non aspira a nulla per quanto concerne la fornitura senza interruzione di gas naturale verso l’Europa. Il fatto è che “Il Cremlino” sta usando perfidamente il ricatto del gas per esercitare la propria influenza sulla politica dell’Ucraina con l’obiettivo di renderla un suo vassallo. Su questa scia, cinque anni fa i russi cercarono di comprare la lealtà degli ucraini con il costo del gas a 50 dollari per mille metri cubi in dieci anni, che per i paesi dell’Europa rappresenta un’offerta inferiore al prezzo di mercato. Tuttavia, giunto al potere l’onda “della rivoluzione arancione”, l’équipe del presidente Yuschenko e del primo ministro Timoshenko ruppe con questi accordi, denigranti per uno Stato indipendente, motivando la rottura con il prezzo troppo basso che si applicava alla circolazione del gas ricevuto dall’Ucraina. In risposta al percorso indipendente di Kiev, il vicino del nord, che soffre di complessi imperiali, si mise a strangolare il sistema statale ucraino, facendo lievitare gradualmente il prezzo del gas fino a raggiungere quello europeo. Per screditare il giovane Stato, Mosca è persino disposta a organizzare, durante il freddo inverno, “giornate calde” per i suoi consumatori europei, mediante il taglio della fornitura del gas attraverso il territorio dell’Ucraina, spiegando questa azione come conseguenza dei mancati pagamenti e per il furto di questo carburante da parte di quest’ultima. L’obiettivo ultimo dei governanti del Cremlino, secondo l’opinione di innumerevoli analisti europei e ucraini, è quello di spingere l’ex provincia russa verso il debito della servitù e in questa forma restituire il diritto di poter influire su di essa o, almeno, facendo in modo di eliminare il sistema di trasporto del gas.

Se si analizzano le conseguenze di questo “ricatto del gas” da parte della Russia, il quale si caratterizza dalla riduzione della sua partecipazione nel mercato del gas europeo, dalla perdita di prestigio di un fornitore irreprensibile in Europa, nel valutare il profitto perso e, infine, nel sommare le spese forzate per la costruzione del Torrente Sud intorno al territorio ucraino, allora l’ammontare sarebbe colossale, raggiungendo decine di migliaia di milioni di dollari. Quel che manca è solo stupirsi dalle enormi spese di cui Mosca si vede obbligata fare nell’ansia di volere “castigare” gli ucraini. Credendo, certo, solo per un secondo, che è precisamente quest’ultima quella che agisce nel conflitto in corso sotto le vesti di ricattatrice.

I commentatori, in sostanza, non menzionano mai che attraverso il primo decennio dopo la disintegrazione dell’URSS, Russia finanziava indirettamente, grazie al basso prezzo del gas, il neonato Stato ucraino con decina di migliaia di milioni di dollari l’anno. Solo questo assicurava negli anni ’90 e all’inizio del 2000 la sopravvivenza dell’impoverita popolazione ucraina e della sua industria, troppo intensiva energeticamente. L’accordo del 2004 significò, di fatto, la continuazione di questo contenuto per altri dieci anni. La situazione cambiò radicalmente in Ucraina con l’arrivo al potere delle forze che contano con la protezione degli USA. Precisamente, da questo momento il problema del trasporto di gas russo in Europa comincia a formar parte dei temi principali della politica ucraina tanto in Europa orientale, quanto all’interno del paese, e i consumatori ucraini ed europei di “Gazprom” in un primo momento sentono le conseguenze delle discrepanze che esistono tra il fornitore e il paese che consente la circolazione del gas.

A ogni peggioramento annuale del conflitto del gas è consuetudine che, in Ucraina e oltre le sue frontiere, esso sia preceduto da una programmazione informativa, nel corso della quale il desiderio manifestato dalla compagnia russa di vendere gas a costi più elevati e pagare per la sua circolazione a buon mercato s’interpreta come un attentato all’indipendenza dello Stato ucraino. Quest’anno il gioco sul tema del gas russo non ha cessato, dovuto alla lotta preelettorale in Ucraina, nella quale, secondo la tradizione, le parti si avvalgono di qualsiasi mezzo pur di raggiungere lo scopo.

Per le forze politiche ucraine di orientamento nazionalista, una delle quali capeggia Victor Yuschenko, l’aggressiva propaganda russofoba rivela la retorica di carattere preelettorale. Gli avversari che lottano per l’elettorato nazionalista, cercano in tutti i modi di accusarsi l’un l’altro dell’eventuale tolleranza da essi dimostrata nei confronti degli interessi di Mosca, la quale costituisce, secondo il suo parere, la colpa più terribile per un ucraino. Per i mezzi di comunicazione che appoggiano Victor Yuschenko, il fatto che Yulia Timoshenko nel 2008 firmasse degli accordi svantaggiosi per l’Ucraina, per via dei quali è stata applicata una multa colossale che si stava ingrandendo, addirittura il giorno in cui, quando in Russia, nella sfera più alta, fu dichiarato in reiterate opportunità, che le richieste fatte per motivo della mancanza di detrazione del gas non sarebbero state presentate. Si era creata l’impressione che la squadra di Yuschenko mendicava alle autorità russe sanzioni punitive per confermare la propria versione dell’insolvenza del primo ministro nel ruolo di leader nazionale.

Dal canto suo, Y. Timoshenko, parlava degli ostacoli creati dal presidente nel trasferimento di denaro per i pagamenti in corso da parte dei latori dell’energia. Nella vigilia dei negoziati sul prezzo del gas da parte dei primi ministri, V. Yuschenko è intervenuto con una lettera aperta alla stampa, nella quale esigeva riesaminare gli accordi esistenti, sospendere la multa e aumentare il prezzo della circolazione del gas. E, sebbene il canale attraverso il quale sono stati fatti questi avvertimenti sotto forma di ultimatum non sia il più confacente per una richiesta del genere, soprattutto prendendo in considerazione i rapporti tesi esistenti tra il presidente dell’Ucraina nei confronti della dirigenza russa, questa proposta non possa essere intesa come la ricerca di una strada verso la mutua comprensione. Tuttavia, da parte russa, sono state soddisfatte tutte le richieste formali di V. Yuschenko.

Nonostante i pronostici fatti da numerosi “esperti” e le infinite accuse sul ricatto, la dirigenza russa non ha fatto nessun passo in falso per quanto concerne la popolazione del paese vicino. Al momento di rinunciare alle legittime richieste sulla mancanza dei volumi di gas defalcati, il governo della Federazione Russa ha in sostanza dato il via a una futura esistenza del sistema economico ucraino, giacché la presentazione delle sanzioni pecuniarie diventerebbero inevitabilmente un default per l’Ucraina.

In queste condizioni, i negoziati di grande successo che sono stati compiuti e hanno rifornito di gas l’Ucraina e l’Europa, la non applicazione delle multe e la dichiarazione fatte da Putin su una collaborazione confortevole con Timoshenko, hanno già dato motivo ai nazionalisti più radicali e ai sostenitori di Yuschenko di bollare il primo ministro quasi come se fosse un agente di Lubianka e la protetta del Cremlino in queste elezioni.

Il presidente del paese, il quale ha smesso di chiedere ufficialmente nove mila milioni di dollari, senza prendere in considerazione di ringraziare la direzione russa per la scelta fatta, ha scagliato nuove accuse contro di questa. Con l’inizio del nuovo round della guerra informativa, V. Yuschenko ha dichiarato che l’Ucraina non ha ricevuto ancora dalla Russia il pagamento anticipato per la circolazione del gas nel 2009, come era stato stabilito. È difficile discorrere su questo argomento, perché nella lettera di una settimana fa di ciò non si diceva nulla.

La conseguenza che si deduce da tutto quello che è stato detto è: l’interruzione della somministrazione del gas, nonostante gli accordi firmati e la normalizzazione di tutti i problemi discutibili, sono molto probabili, giacché sono estremamente necessari a V. Yuschenko e ai suoi protettori negli USA.

Al giorno d’oggi gli esiti economici del governo “arancione” sono stati formulati dall’ammissione internazionale che l’Ucraina si trova tra le prime file dei paesi minacciati dal default che, senza i prestiti di svariati migliaia di milioni dall’estero, non sarà in grado di pagare il gas che ha consumato. Come presidente, V. Yuschenko ha sofferto un fiasco devastante che si riflette negli infimi numeri della sua popolarità registrati tra la popolazione del paese. Evidentemente, con il compimento dell’incarico politico dall’estero, violando gli indiscutibili interessi del popolo ucraino, il loro presidente ha realizzato sforzi realmente colossali con il proposito di distruggere i rapporti culturali ed economici che da molti secoli intercorrono tra la Russia e l’Ucraina. E ora il signor Yuschenko non perde la speranza di riuscire, nell’apice della sua carriera preelettorale, a sospendere la fornitura del gas del proprio paese per rafforzare gli animi antirussi nella società e mobilitare intorno a sé la parte nazionalista dell’elettorato.

Questa intenzione di volere limitare l’influenza della Russia per quanto concerne la vendita delle risorse energetiche ai paesi della “vecchia” Europa, s’inserisce perfettamente nei piani di Washington. A questo scopo, secondo la vecchia idea di Z. Brzezinski, deve servire la cintura degli stati dell’Europa orientale che non sono ben disposti verso la Russia, in modo da separarla dalla parte sviluppata dell’Europa. Attraverso questi paesi è possibile accedere al controllo dei rapporti commerciali e politici tra Europa e Russia e, quindi, regolarli. L’arrivo al potere del favorito americano, di fatto, ha bloccato l’esecuzione di questo vecchio piano e ha consentito ottenere tutti i vantaggi della vecchia idea di “accerchiare” la Federazione Russa.

Per non lasciare dubbi sulla serietà delle sue intenzioni, a quanto pare, quest’anno i rappresentanti dei circoli molto influenti degli USA hanno avvisato direttamente l’Unione Europea sul prossimo conflitto. In particolare, l’ex primo ministro della Repubblica Ceca, Mireck Topolaneck, ha affermato, nel IV forum energetico tenutosi a Budapest, che all’Europa le aspetta un’altra crisi del gas: “Abbiamo ricevuto un avviso dagli specialisti degli USA che la crisi si ripresenterà: Russia potrebbe chiudere il rubinetto”.

In altre parole, in conformità con la solita retorica della guerra informativa sul gas, secondo la versione dell’ex premier ceco e degli esponenti che non sono stati citati, per Russia sarebbe vantaggioso sacrificare i guadagni in divise e la reputazione in un periodo di acutissima crisi finanziaria, piuttosto che mantenere il conflitto con l’Ucraina.

“E non dobbiamo accusare di ciò alla Russia, ma, come consigliano correttamente gli esperti americani, l’UE deve scegliere semplicemente tra l’OPEP e la Russia”, ha concluso Topolaneck.

Traducendo dal linguaggio diplomatico, gli americani, che non celano la loro influenza nell’equipe di Yushenko e delle altre forze politiche ucraine, stanno giocando apertamente davanti all’Europa con il chiavistello del gas, come se fosse una rivoltella carica, e obbligano ai paesi dell’UE di rifiutare il fornitore russo in considerazione di altre fonti di risorse energetiche. Inoltre si è reso palese che nonostante le dichiarazioni fragorose di Barak Obama sul cambio di rotta e “il sovraccarico” dei rapporti, fino a quando l’amministrazione USA abbia la possibilità di pregiudicare i rapporti che intercorrono tra Mosca ed Europa, questa chance sarà utilizzata. E, in primo luogo, verso l’Ucraina. Questo vuol dire che “le guerre del gas” ci saranno fino a quando la Russia non diversificherà le condotte per la fornitura delle risorse energetiche verso l’Europa e tiri fuori, anche una minima parte di queste, dalla zona d’indiscutibile influenza politica americana.

 


Traduzione di Vincenzo Paglione