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Gaza senza pace. Ancora morti un anno dopo Piombo Fuso

di Umberto De Giovannangeli - 27/12/2009


Uccisi tre palestinesi nella Striscia nel giorno dell’anniversario dell’offensiva israeliana
A Nablus altre tre vittime. L’Anp contro lo Stato ebraico: non vogliono il dialogo
Sei palestinesi uccisi dai soldati israeliani in due operazioni, a Nablus e nella Striscia di Gaza. La condanna dell’Anp. Un anno fa iniziava la guerra a Gaza. Un anno dopo, la tragedia continua.


Un passato di sangue. Un presente dello stesso colore. Sei palestinesi sono stati uccisi ieri da militari israeliani in due episodi separati, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. È stato il più alto numero di uccisi dal fuoco israeliano un anno dopo la guerra di 23 giorni scatenata da Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza. I primi tre sono stati uccisi nel corso di un raid condotto dai soldati di Tsahal nel cuore della notte nella Casbah di Nablus. È stata ferita la moglie di uno di loro; un quarto palestinese è stato arrestato. Le truppe, su segnalazione dello Shin Bet, il servizio segreto di sicurezza hanno isolato tre abitazioni in cui si erano nascosti tre membri delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, il braccio armato di Al Fatah, il movimento che fa capo al presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen).
L’IRA DEI PALESTINESI
Secondo un portavoce di Tsahal i tre miliziani sono responsabili dell' uccisione, 48 ore prima, del colono
israeliano Meir Avshalom (45 anni), colpito dal fuoco di armi leggere dentro la sua automobile nel nord della Cisgiordania. Nel secondo incidente altri tre palestinesi civili, secondo fonti locali sono stati uccisi dopo essersi troppo avvicinati al reticolato di confine con Israele, in zona interdetta, nella Striscia di Gaza. Contro di loro è stato aperto il fuoco da terra e anche dall'aria. L’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha duramente condannato Israele per i fatti di sangue di Gaza e Nablus, accusando lo Stato ebraico di sabotare gli sforzi di pace, Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente dell'Anp Abu Mazen ha affermato che queste uccisioni sono la prova che «Israele non è interessato alla pace è sta invece cercando di far esplodere la situazione»,
Ed è in questo clima infuocato che cade il primo anniversario dell’inizio dell’operazione «Piombo Fuso», scatenata da Israele nella Striscia di Gaza
LA STRISCIA IN GINOCCHIO
Secondo un rapporto della organizzazione umanitaria Pchr-Gaza, le case totalmente distrutte durante la guerra sono state 2.114, e le altre rese comunque inagibili 3.242: di conseguenza alla fine del conflitto i senza-tetto erano stimati in oltre 50 mila. Oggi sono 20 mila. La chiusura della Striscia ha provocato un netto aumento nei costi del cemento e dei materiali di costruzione: un mattone che costava un anno fa due shekel (30 centesimi di euro) viene pagato adesso 4,50. Secondo il rapporto di Pchr-Gaza, del milione e mezzo di abitanti di Gaza l'80% vive in condizioni di povertà. Il tasso medio di disoccupazione è del 42%, ma in certe zone supera il 55%. Una famiglia di Gaza su cinque deve arrangiarsi con l’equivalente di 10 euro al giorno. Per la chiusura dei confini l'Egitto sta costruendo una barriera sotterranea per bloccare i tunnel di contrabbando i prezzi dei beni di consumo crescono di continuo: la vita diventa una guerra per la sopravvivenza. A ciò si aggiungono la preoccupazione per un nuovo conflitto e
per le malattie. Molte medicine scarseggiano. Chi poi deve ricorrere a cure mediche avanzate si trova di fronte alla difficoltà pratica di ottenerle, in Israele o in Egitto, viste le difficoltà di abbandonare la Striscia. La comunità internazionale ha tradito la popolazione di Gaza fallendo nel porre fine all'embargo israeliano per permettere la ricostruzione nella Striscia. È l'accusa lanciata da un gruppo di 16 Ong internazionali tra cui Oxfam e Amnesty International in un rapporto pubblicato in occasione del primo anniversario di «Piombo Fuso». Nel documento si legge che Israele ha violato le norme umanitarie internazionali applicando una «punizione collettiva» con il blocco indiscriminato a Gaza, punendo quindi tutti per le azioni di pochi.❖