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Il messaggio “urbi et orbi” del Presidente

di Carmelo R. Viola - 03/01/2010

Quando si dice per non dire… diplomaticamente

Il Presidente -  che dice di esserlo di tutti gli italiani (se permettete, meno il sottoscritto, che l’ha formalmente ricusato con lettera apparsa anche su questo quotidiano) – ha parlato come un antico oracolo, che diceva tutto per non dire niente.  Di discorsi vuoti ne ho sentito non pochi ma questo ultimo è “più vuoto” degli altri. E’ un vero “buco nero”! E’ “l’urbi et orbi” presidenziale che fa il paio con quello papale.
 Napolitano non ha detto assolutamente niente di più di quanto avrebbe potuto dire uno qualsiasi, del tutto inesperto di politica, per poco che si fosse sforzato di constatare l’esistenza della disoccupazione, della povertà, del bisogno, del disagio, del malcontento e delle contrapposizioni sterili fra le parti e insieme la debole ripresa del filone affaristico del Paese dopo l’ennesima emergenza nella crisi costante del sistema.
 Non ha detto niente al di là dell’auspicio che i mali lamentati scompaiano  - non si sa come – per il bene degli interessati e che le contrapposizioni vengano superate deponendo i toni alti ed esagitati per il bene del Paese, che la legalità venga rispettata come ricetta omnibus. Non ha detto niente che non dica puntualmente il papa nelle sue “epifanie” domenicali: valutazioni generiche, invito alla concordia nazionale (non si sa in nome di quale effettivo legame in una “bellum omnium contra omnes”), invito a non lasciarsi prendere dal pessimismo, invito a rimboccarsi le maniche (come se si trattasse di buona volontà); elogio del volontariato e della solidarietà (per non dire carità, la quale serve molto a dare meriti umanitari ai “caritatevoli” e a non risolvere la povertà: fonte inesauribile di demagogia).
 Tutto questo predicozzo ricorda i sermoni dei parroci di campagna o dei predicatori quaresimali – avanguardie della catechesi liturgica – utili agli astanti che con tale ascolto, tra il distratto e l’uggioso, ritengono di fare il proprio dovere di fedeli anche se convinti che, una volta fuori, le cose saranno esattamente come prima.
 Napolitano non ha detto perché la disoccupazione e tutti mali elencati sono ultimamente aumentati; non ha nemmeno lontanamente accennato ad una cognizione scientifica della situazione d’insieme dell’economia e della finanza.
 Il discorso di Napolitano è stato una tiritera empirica di situazioni, il cui divenire ricorda molto davvicino la meteorologia per migliorare la quale l’intervento dell’uomo o non serve o è difficile da realizzarsi: perciò non rimane che augurarsi che le cose migliorino, fatalisticamente  o quasi.  
 Il discorso di Napolitano non è solo letteralmente vuoto e quindi inutile. E’ peggio: è decisamente nocivo, inconcludente e fuorviante,. E’ nocivo perché non dice che la disoccupazione e tutti i mali ad essa connessi sono prodotti dal sistema vigente, espresso dal capitalismo.  E’ nocivo perché non dice che la disoccupazione e mali sociali connessi – mafie comprese - non  potranno mai essere debellati dal capitalismo. E’ nocivo perché non insegna a cercare la causa dei mali denunciati, a fare della scienza, a ragionare con la propria testa, a trovare soluzioni secondo ragione e diritto.  E’ nocivo perché induce alla rassegnazione, a far credere alla menzogna convenzionale della borghesia secondo cui la via per risolvere tutte le questioni sociali sia quella del “fare impresa, mercato e concorrenza”: tre imposture in una sola perché impresa, mercato e concorrenza presuppongono uomini di affari in lotta-gara fra di loro a chi sfrutta di più i prestatori di lavoro e i consumatori. Da tale malefica triade dovrebbe derivare tutto il possibile bene alla collettività.
Tutto questo è il capitalismo, la predonomia, la giungla antropomorfa, che produce le differenze abissali e tutti i mali sopra elencati, che sta rovinando perfino la natura, il clima, l’habitat, l’abilitabilità del pianeta Terra e che si appresta a mettere in crisi la nostra specie.
Il discorso di Napolitano è nocivo perché, senza averne i titoli, accredita la parola del papa, cioè del potere clericale, che pressa sul potere legislativo al solo scopo di esercitare meglio il proprio dominio secolare sulla massa di tonti; è nocivo perché si fa beffa dell’art. 11 della Costituzione arrivando a sostenere che la guerra in Iraq e in Afghanistan non sia americana (sic) ma voluta dalle Nazioni Unite così accreditando la menzogna USA: due colossali menzogne in una!
Il discorso di Napolitano è nocivo perché accredita la menzogna di Berlusconi sulla necessità e sull’urgenza di “riformare” la Costituzione mentre la sola cosa urgente è quella di realizzare leggi di attuazione dei primi articoli della Costituzione per esempio in ordine alla fruizione universale di diritto al lavoro e al potere di sussistenza, ma si tratta di articoli dal sapore socialista che mal si accordano con gl’interessi dei pescecani del sistema.
Il discorso di Napolitano, dunque, accredita il papa, la Casa Bianca e Berlusconi, il trinomio maledetto di un sistema che produce magnati e pezzenti in nome del diritto alla corsa a chi diventa più ricco e più potente. E’ancora doppiamente falso e miserabile perché viene da chi, avendo militato nel movimento comunista, ha saputo donde vengono la disoccupazione, la delinquenza da fame e da emulazione e le mafie, ha saputo come tali mali non siano ingredienti ma princìpi attivi del capitalismo: oggi fa finta di non sapere nulla di tutto questo per suo personale quieto vivere.
L’ex-comunista Napolitano ha il pregio di una lucidità mentale non comune nella finzione e di un linguaggio corretto, forbito e raffinato: questi attributi formali rendono il suo discorso ancora più virulento, diseducativo e colpevole per i giovani ingenui, che pendono dalle sue labbra grazie anche a quanti, a nome di una sedicente sinistra  - insomma del Partito Democratico – accreditano le sue parole alla stregua dei bugiardi interessati del PDL: le parole di Chi merita solo ciò che gli ho notificato e che riconfermo: la totale incondizionata ricusazione. E così sia.