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Che banche!

di A. Berlendis - 03/01/2010


Nei giorni scorsi sull’organo della GF&ID è comparsa la seguente notizia: “E’ stata
formalizzata davanti ai giudici della seconda Corte d’appello civile di Milano la fidejussione
da circa 800 milioni di euro, con cui quattro banche garantiscono il versamento di
Fininvest a Cir di 750 milioni come aveva stabilito la sentenza di primo grado in riferimento
al risarcimento nella vicenda del Lodo Mondadori. A fronte della fidejussione garantita da
Intesa Sanpaolo a capo di un pool di banche con Unicredit, Monte dei Paschi di Siena
e Popolare di Sondrio, la Cir rinuncia a mettere in esecuzione la sentenza. La «tregua»
durerà fino al termine del processo d’appello che inizierà il 23 febbraio 2010 e che con
ogni probabilità durerà almeno un anno.”1 Si può ipotizzare che questo sia il risvolto (e
forse il fondamento) nella sfera economica del cosiddetto ‘dialogo’ nella sfera politica. La
tattica dei (sub)dominanti implica quindi l’alternarsi, o la compresenza, di momenti in cui B
viene blandito, a momenti in cui B viene minacciato, con l’immutato obiettivo di ostacolare
l’embrione di linea di politica estera italiana verso la Federazione Russa. Se emergesse
una terza forza che facesse proprio in modo deciso l’orientamento autonomista e di difesa
degli interessi nazionali, si troverebbe sulla sua strada coloro che costituiscono e
costituiranno le quinte colonne interne della potenza straniera (Usa) con il progetto di
ridurre o annullare anche il minimo di sovranità nazionale e di capacità di azione
indipendente del nostro paese. Questa ipotetica forza potrebbe far proprie le parole
dell’articolo di Palmiro Togliatti, comparso su ‘L’Unità’ del 23 aprile 1944, dopo l’azione
partigiana contro il filosofo Giovanni Gentile. Ovviamente si deve sostituire la figura del
filosofo, con la maschera oggettiva e impersonale della lagrassiana Grande Finanza &
Industria Decotta con i suoi referenti politici—ovunque si trovino sull’ (assolutamente
fuorviante) asse destra-sinistra. “Credo di non aver bisogno di chiedere scusa per la
sincerità. Parlando di Giovanni Gentile, condannato a morte dai patrioti italiani e giustiziato
come traditore della patria, non riesco, non riesco a prendere il tono untuoso di chi,
facendo il necrologio di una canaglia, dissimula il suo pensiero e la verità col pretesto del
rispetto ai morti. […] Chi tradisce la patria impegnata in una lotta a morte contro l’invasore
straniero, …, deve pagare con la vita. L’esecuzione di Giovanni Gentile è una vittoria del
nostro paese nella tragica lotta in cui esso è oggi impegnato; è un trionfo della causa della
giustizia. Sentiamo commozione ed esprimiamo la nostra riconoscenza di cittadini ai
giovani combattenti che hanno compiuto quest’atto di risanamento della vita del nostro
paese. […] Giovanni Gentile riceveva e distribuiva prebende e accumulava milioni,
classico tipo del gerarca corruttore e corrotto installatosi alla sommità del mondo culturale
italiano, simbolo vivente della sua decomposizione. L’azione vendicatrice di un gruppo di
patrioti ha punito il traditore. Molto avremo ancora da fare per individuare esattamente e
distruggere senza pietà le radici del tradimento.”2

Note
1 ‘Lodo Mondadori: Fininvest presenta la fidejussione da 800 milioni a favore di Cir’ www.corriere.it 22
dicembre 2009
2 Togliatti P. ‘La fine di Giovanni Gentile.’ In ‘Opere scelte.’ Editori riuniti pag. 328-330 In tempi di rinnegamenti e
revisionismi falsificanti colgo l’occasione per c rammentare ciò che scrisse a proposito il filosofo Luovico Geymonat
secondo cui si doveva “avere il coraggio di ricordare che, colpendo Gentile, i partigiani avevano giustamente colpito uno
degli uomini più gravemente responsabili della collaborazione degli intellettuali italiani con la dittatura.” Geyomant L.
‘Troppo idealismo’ in ‘contro il moderatismo.’ Feltrinelli editore pag95