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Sopravvivere alle tempeste della vita con la filosofia

di Fabrizio Legger - 04/01/2010

L’arte di vivere secondo i filosofi greci   

La vita contemporanea è sempre più contrassegnata dall’irrazionalità e dall’egoismo. Ognuno pensa al proprio tornaconto, pugnala gli altri alle spalle, si occupa unicamente dei propri interessi. Il vizio, l’egoismo e le passioni più assurde la fanno da padroni in quest’epoca di lassismo morale e di crollo di ogni valore, creando generazioni di alienati e di nevrotici deliranti.

Come difendersi dalle tempeste della vita provocate dal nostro egoismo e dai nostri vizi? Una risposta la si può trovare nell’interessante libro di Cristoph Horn, pubblicato da Carocci Editore (Roma) e intitolato “L’arte della vita nell’antichità” (pagine 249, Euro 20,10).

La filosofia morale dei pensatori antichi che vanno da Socrate a Plotino ci insegna che nella vita, per evitare di soffrire, bisogna moderare le proprie passioni, agire razionalmente, non fare colpi di testa, non seguire gli istinti o i capricci insulsi delle mode.

La felicità e il benessere sono alla portata di tutti, secondo i grandi filosofi greci, ma possono essere raggiungenti solo praticando la virtù, non calpestando gli altri, non attaccandosi ai beni materiali, non ascoltando i propri impulsi egoistici, non abbandonandosi a passioni e manie devastanti e totalmente irrazionali e amorali.

Per Socrate e per Epicuro, la gioia della vita era costituita dallo stare insieme ai propri amici, in armonia, godendo dei piccoli piaceri quotidiani che la vita ci offre e vivendo secondo ragione.

Per lo stagirita Aristotele, invece, l’uomo si realizza pienamente soltanto nell’attività intellettuale e quindi la felicità piena la si raggiunge solo dedicandosi alla conoscenza filosofica, che ovviamente non deve interessarsi unicamente dell’etica, come aveva fatto Socrate, ma deve toccare tutti i campi dello scibile umano. Soltanto una vita pienamente intellettuale riesce a renderci simili al divino che ci sovrasta (infatti Dio, per Aristotele, è “pensiero di pensiero”, ovvero intelletto incorporeo allo stato puro, che pensando se stesso, in quanto perfettissimo, si riempie di perenne beatitudine).

Per il grande Democrito di Abdera, caposcuola insieme a Leucippo della filosofia “atomistica” (che ritiene l’universo costituito da atomi eternamente in movimento), la vita secondo ragione è la sola che dona la gioia di vivere, unitamente all’applicazione di una rigorosa etica del dovere, grazie alla quale è possibile condurre un’esistenza equilibrata, saggia e morigerata.

Per l’egiziano Plotino di Licopoli, il sommo filosofo del Neoplatonismo, invece, la vita più nobile è quella di chi si libera completamente dalle passioni terrene e dalla schiavitù immonda del corpo e della fisicità, dedicandosi all’attività del pensiero e raggiungendo con l’estasi l’unione mistica con il divino.

Secondo Zenone di Cizico e gli Stoici, la vita si affronta con la severità e l’intransigenza, non dando ascolto ai capricci delle passioni e praticando una virtù austera e rigorosa, sopportando appunto “stoicamente” le avversità e le sofferenze che il Fato pone continuamente sul nostro arduo e pericoloso cammino.

Ecco che i modi proposti sono tanti, e diversi, ma tutti concordi nel condannare il lasciarsi andare alle passioni più sfrenate, magari nate da una bizza del momento.

Dietro a tutto questo c’è, ovviamente, il razionalismo greco, che si affida al potere della ragione per mitigare l’irruenza sanguigna (e illogica) delle passioni umane. Ascoltare i suggerimenti dei filosofi greci, dunque, non può che farci bene ed aiutarci nella difficile lotta quotidiana contro gli imprevisti e le assurdità della vita.