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Non abbiamo paura. Nasce il Movimento degli Uomini Beta

di Fabrizio Marchi - 10/01/2010

Fonte: uominibeta

 

giu_latestaNasce il Movimento degli Uomini Beta. Non è stato facile giungere a questo punto. Anzi. E’ stato un percorso estremamente difficile per uomini con la nostra formazione culturale e politica alla quale non intendiamo venir meno per nessuna ragione al mondo, prendere atto del processo che si è consumato negli ultimi quaranta anni nell’ambito della relazione fra i sessi.

Molti di noi, come era normale che fosse, hanno addirittura, a suo tempo, salutato con entusiasmo l’esplosione del femminismo, individuato come un movimento capace di trasformare potentemente e radicalmente lo stato di cose presenti.

E’ stato assai doloroso, da parte nostra, prendere atto che quel movimento, che si proponeva di “liberare” le donne (e quindi anche gli uomini) nella prospettiva della costruzione di una società più libera, più giusta, più eguale, è di fatto diventato uno dei più potenti strumenti di cui il sistema dispone per la perpetrazione del suo dominio sociale sugli uomini, innanzitutto, ma in fondo anche sulle stesse donne, autoridottesi a vivere secondo i dettami e i valori dello stesso sistema dominante.

Se tutto ciò sia avvenuto in buona o in cattiva fede, non ha nessuna importanza. Sarebbe come chiederci se Stalin lo fosse quando calpestava clamorosamente gli ideali del socialismo…

Non c’è consapevolezza di quanto avvenuto, soprattutto da parte della moltitudine degli uomini “normali”, quelli che, a differenza di coloro “che non devono chiedere mai”, per dirla con un vecchio spot pubblicitario, sono invece costretti a “chiedere sempre”.

Il femminismo è di fatto diventato il cappello ideologico e mistificatorio di un sistema che vede, all’interno delle sue dinamiche reali, la grande maggioranza delle donne, più o meno consapevolmente, complici del capitale, del mercato e della ragione strumentale e utilitaristica.

La sinistra (politica e culturale) ha scelto di sposare l’interpretazione femminista della storia e della realtà che considera, sempre e comunque, tutti gli uomini come oppressori e carnefici, e tutte le donne come oppresse e vittime.

Noi non solo non riteniamo vero, o solo parzialmente vero, questo assioma, ma riteniamo che una simile teoria sia intrisa di un sostanziale qualunquismo che ha peraltro contribuito in modo determinante ad indebolire proprio le ragioni di chi questo mondo vorrebbe realmente trasformarlo.

Sappiamo che la nostra è una sfida difficilissima. Abbiamo di fronte a noi un avversario in grado di dispiegare una enorme capacità di condizionamento e di manipolazione culturale, mediatica e psicologica degli individui, come forse mai avvenuto prima nella storia.

E non è tutto. Dobbiamo rompere una gabbia invisibile, spezzare il tabù che proibisce di fatto, pena l’emarginazione dal contesto sociale e l’esposizione al pubblico ludibrio, di esprimere anche solo il minimo dissenso nei confronti di ciò che è considerato non suscettibile di alcuna possibilità di critica: l’universo femminile e le sue sorti magnifiche e progressive.

La strategia dell’avversario si articolerà in più momenti. In una prima fase ci seppelliranno sotto una coltre di silenzio e indifferenza. Faranno di tutto cioè per renderci invisibili.

Successivamente, se il nostro movimento saprà, fra centomila difficoltà, conquistarsi un suo spazio, passeranno alla controffensiva. Cercheranno di distruggerci innanzitutto dal punto di vista umano e personale, con l’obiettivo, naturalmente, di colpire le nostre idee. E’ successo e succede ovunque purtroppo, e più i sistemi di dominio sono sofisticati e più sono potenti.

Ci diranno che in realtà siamo dei maschilisti di destra mascherati da progressisti, ci tacceranno di essere dei conservatori e dei reazionari che tentano di infiltrarsi nella sinistra, che siamo degli sciovinisti, sessisti, razzisti e finanche fascisti. Fin qui gli insulti a sfondo politico.

Poi passeranno agli insulti personali. Ci diranno che siamo in preda ad un delirio psicotico, ci daranno degli “sfigati”, dei “cessi”, dei “segaioli”, dei frustrati. Ci spiegheranno che il problema siamo noi stessi, incapaci di relazionarci, in quanto tali, con le vette di libertà, evoluzione, autonomia e quant’altro, raggiunte dall’universo femminile.

Infine, anche se in palese contraddizione con le idee e i valori di cui dovrebbero essere portatrici e portatori, ci “accuseranno” anche di essere fondamentalmente degli omosessuali, attribuendo, in questo caso, un valore negativo al concetto stesso di omosessualità. Perché è ovvio (questo il paradigma), che solo un maschietto frustrato, fondamentalmente omosessuale ma talmente inetto da non avere il coraggio di ammetterlo, può non essere in grado di apprezzare sempre e comunque l’essere e l’operare delle donne. Di tutte le donne.

Con tutto questo dovremo fare i conti. Lo sappiamo fin d’ora. Aderire e portare avanti apertamente le idee del nostro Movimento comporterà, per coloro che sceglieranno di farlo, il rischio concreto di essere additati al pubblico ludibrio e di essere esclusi dal contesto sociale.

Tutto questo fa paura. Non c’è dubbio. Non è una paura fisica, non si teme per la propria vita. Si ha il terrore di rimanere soli, isolati, di essere espulsi da ogni forma di socialità, di essere condannati alla marginalità e ad una sorta di deserto esistenziale. Per gli uomini “di sinistra” il rischio è ancora maggiore, ovviamente. Perché si tratta di fare una fatica doppia o tripla rispetto agli altri.

Siamo però altrettanto consapevoli di un’altra cosa. E cioè che dietro questa paura ci sono tanti uomini, tanti, che hanno cominciato a ragionare con la propria testa, a sviluppare una consapevolezza critica, ma non hanno interlocutori,  punti di riferimento.

In altre parole, come si sarebbe detto una volta, sono disarmati culturalmente e politicamente.

Siamo nati per questo, per offrire una sponda e anche una casa a tutti coloro che hanno cominciato ad interrogarsi sulla loro condizione di uomini in quest’epoca storica e in questa parte di mondo e che per questo non si sentono affatto dei maschilisti, dei razzisti o dei fascisti. Tutt’altro.

Siamo nati proprio perché facciamo nostri i valori di eguaglianza, di libertà e di liberazione da ogni forma di sfruttamento e di oppressione e sfidiamo il femminismo ( e le sue contraddizioni) proprio su questo terreno. Lo stesso terreno che le femministe scelsero per portare avanti le loro rivendicazioni.

Per questo non abbiamo alcun timore; perché siamo consapevoli della forza delle nostre ragioni che tenteranno in ogni modo dapprima di oscurare e poi di denigrare, ma che non potranno mai cancellare.