Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Gli architetti dello star system, non guardano e non rispettano l’ambiente

Gli architetti dello star system, non guardano e non rispettano l’ambiente

di Paolo Portoghesi - Greta La Rocca - 10/01/2010

Fonte: immobilia-re

Se ne fregano dei cittadini e scatenano così i loro malumori”



Lei vive in una casa circondata da un bosco, alberi, animali, in perfetta armonia con l’ambiente. È autore di saggi e pubblicazioni come “Architettura e natura” o “Dizionario di architettura e urbanistica”, ha curato la mostra Disegnare l’ambiente. Qual è il suo rapporto come architetto con il contesto?
Sono un teorico del rapporto architettura e luogo. Prima di costruire, bisogna capire lo spirito e le caratteristiche di un ambiente. L’architettura deve definire un luogo a partire da ciò che quello stesso luogo era prima dell’intervento artistico.

Come interviene o si deve rapportare all’ambiente l’architetto?
Gli architetti hanno una responsabilità sul luogo. L’architetto è un agente che trasforma la crosta terrestre. Negli ultimi cinquant’anni si è costruito tantissimo e in tanti casi il contesto non è stato rispettato. La natura infatti ha reagito in modo violento, ribellandosi.

Quali responsabilità ha un’architetto?
Una volta, durante l’epoca fascista, si pensava che i monumenti avessero un ruolo a sé stante. Ma non è così, perché prima di costruire, bisogna conoscere la storia di un luogo. L’architetto deve considerare il contesto. Il contesto deve influenzare il suo lavoro: un’opera non è isolabile dal luogo.

Che cosa ne pensa del dibattito sulle archistar?
Pochi architetti guardano il contesto. In Italia la cultura della città non è rispettata né considerata. Gli archistar, gli architetti dello star system, non guardano l’ambiente. Se ne fregano dei cittadini e scatenano così i loro malumori.

Mi faccia qualche esempio
La nuova Fiera fa rimpiangere quella vecchia. Prima c’era un complesso di edifici diversi in armonia tra loro. Ora è una galleria, dove d’estate fa anche molto caldo. Ma non avrebbe senso spendere dei soldi per un impianto d’aria condizionata. L’Ara Pacis a Roma è un altro esempio negativo. I volumi sono sproporzionati. Il classico esempio della smania dell’architetto che vuole solo apparire. Un italiano in linea con le star system è l’architetto Massimiliano Fuksas.

Perché?
Fuksas è un violento.

Intende nelle forme?
Non so se lo è anche nella vita privata, sicuramente lo è nelle forme. Lui non analizza il luogo. Sorprende ed è imprevedibile. Non è architettura: l’architettura valida nasce dall’analisi del contesto.

Lei si ritiene un archistar?
No!

Qual è il confine tra estetica e funzionalità nell’architettura?
Le opere architettoniche devono migliorare la vita dell’uomo attraverso la bellezza e la funzionalità. Non bisogna mettere gli edifici in primo piano. L’architettura dovrebbe essere funzionale. Ora invece sembra che non esista e non serva più. A Roma è stato inaugurata la sede del MAXXI, il Museo d’Arte Contemporanea realizzato dall’archistar Zaha Hadid, la quale ha detto “vorrei dare ai visitatori l’impressione di andare alla deriva”. Ma questo non ha alcun senso quando si realizza una galleria d’arte: infatti ora bisogna trovare delle soluzioni per riuscire ad esporre i quadri.

Mi faccia un esempio…
Un buon esempio di architettura sono le residenze realizzate dall’architetto Cino Zucchi a Milano: sono in un quartiere con poco valore storico - il Nuovo Portello, hanno poco in linea con l’ambiente, ma ricordano le case di ringhiera milanesi. È riuscito a rispettare l’anima della città. Ogni città ha il suo carattere e l’architettura che non rispetta il luogo, priva la città del suo valore e demoralizza i cittadini.

Lei ha criticato le archistar e ha parlato di smania di protagonismo. Qual è il confine tra un’opera per l’artista e un’opera per i cittadini?
Celebrare il sé può anche essere corretto, ma fino a un certo punto. Bisogna tener conto delle responsabilità. Il quadro è un ornamento, se non piace si può staccare; l’architettura non possiamo rifiutarla. Gli artisti quindi devono essere prudenti.

Anche la sua Moschea a Roma però non passa inosservata?!
Sì, ma deve esserci armonia nelle forme e tra gli edifici. Nel costruire la Moschea a Roma, ho cercato di realizzare una moschea romana utilizzando materiali e forme già esistenti ma che avessero senso anche per gli islamici. Ho usato così due linguaggi diversi, ma li ho fatti dialogare. Realizzarla è stato facile, perché intorno c’era un fiume. Ma anche quando un’opera si inserisce tra altri edifici l’architetto ha la responsabilità di creare un dialogo. Il moderno può dialogare con lo storico.

Cosa pensa della proposta di Renzo Piano di creare un bosco in piazza del Duomo? L’architetto Gregotti crede si tratti solo di una provocazione.
Prima di pensare di creare un bosco in piazza del Duomo, bisogna ripercorrerne la storia. Prima la piazza era proporzionale al monumento, poi quando è nata la galleria la piazza è diventata rettangolare, di tipo ottocentesco e ha perso il rapporto diretto con l’edificio. Oggi creare una zona verde potrebbe essere la giusta soluzione visto che la piazza è esageratamente allargata. Un bosco invece non avrebbe senso, sarebbe eccessivo e la frase di Renzo Piano voleva solo essere polemica. Io sono favorevole a una riconfigurazione dello spazio. Ma non si farà nulla, ci sono troppe idee diverse nel mondo dell’architettura.

Sì ai concorsi, basta con le archistar - ha dichiarato il sindaco di Roma - Gianni Alemanno. Cosa pensa?
I concorsi sono necessari, ma ciò che conta davvero sono i giudici. Non devono essere faziosi, ma competenti. Non devono valutare gli edifici solo dal punto di vista estetico, anche perché accordarsi sulla qualità estetica è difficile. Durata, funzionalità e bellezza sono i principi da considerare. Come ha insegnato Vitruvio.