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di - 14/01/2010

Notizia Leggi articoli in lingua: Inglese Francese Serbo
Giov 14 Gen 2010 ore 17:17:26
 
 

Il Vecchio e i Giovani

     
di: Ugo Gaudenzi Traduzioni:   
La Lega internazionale delle Democrazie non è più un sogno elettorale coltivato in solitudine dal senatore repubblicano John McCain – di recente premiato dal presidente golpista georgiano Saakashvili con una pistolina d’oro perché ritenuto “Eroe nazionale della Georgia”… - ma lo strumento per consolidare quel “Destino Manifesto” che il Buon Dio ha delegato agli Stati Uniti d’America. Ne parlano tutti, lì, sull’altra costa dell’Atlantico, adesso, e senza barriere di partito.
Peccato che sia difficile, di questi tempi, arruolare democrazie nuove sotto la bandiera a stelle e strisce.
Diamo un’occhiata. Le maggiori e strategicamente più importanti nazioni del mondo emergente sembrano alquanto riottose a siglare l’alleanza. Più precisamente, Brasile, India, Sud Africa e Turchia appaiono anni luce distanti dai desiderata della politica estera Usa. Addirittura, piuttosto che partecipare alla crociata statunitense, preferiscono trattare con poteri nazionali autoritari scettici se non ostili agli Usa. Con Pechino o con Teheran, per esempio. O, ancor peggio per una stolida Washington che ritiene tali legami “innaturali”, con Mosca.
Nessuno, tra i Grandi Opinionisti (embedded) che offrono al popolo italiano i loro fondamentali reportages di politica internazionale, si è accorto, ad esempio, del grave sgarbo compiuto nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca al termine del summit di Copenaghen sul clima. Agli assistenti di Mr. Obama, che tentavano di fissare un’agenda finale di incontri bilaterali con i leaders di India, Brasile e Sud Africa, le tre delegazioni hanno risposto picche, con varie motivazioni di trasporto aereo, di ritorno in patria e così via.
Non solo. Quando il Presidente Usa ha finalmente afferrato un appuntamento dell’ultimo minuto con il premier cinese Wen Jiabao, lo ha trovato intento a lunghe trattative proprio con i rappresentanti indiano, sudafricano e brasiliano…
Nuova Delhi, Pretoria e Brasilia hanno di fatto espresso così la loro preferenza ad essere considerati Paesi emergenti piuttosto che arruolati in una qualche “lega delle democrazie” di marca atlantica.
Certo. Si trattava di tutelare l’ambiente e di ottenere dai tre Paesi in forte fase di sviluppo – come la Cina – di frenare la loro industrializzazione per abbattere l’inquinamento…
Molto poco “diplomaticamente”, con il loro rifiuto ai colloqui bilaterali, i tre governi delle maggiori potenze del sud del mondo hanno nei fatti rifiutato di mettersi allo stesso tavolo con un ricco signore che avrebbe chiesto loro di pagare il conto non soltanto del caffè da lui offerto, ma  delle precedenti abbuffate che lo avevano reso grasso.
Non si trattava soltanto di questo. Quel ricco signore un po’ avanti negli anni, avrebbe chiesto loro di allentare, quantomeno, i rapporti con gli Stati canaglia, con l’Iran in particolare, o con il Venezuela: ma né l’African National Congress sudafricano, né il Partito dei Lavoratori brasiliano, né il Partito del Congresso indiano apprezzano questo canto delle sirene…
Per non parlare della Turchia, partner Nato con un governo guidato dall’Akp (islamico) sempre più legato, dalle invasioni dell’Iraq e dell’Afghanistan, con Teheran, con Hamas palestinese, con gli Hizbollah libanesi.
E allora? Allora gli Usa, per la loro Lega internazionale delle Democrazie, abbandonati dai Paesi emergenti, debbono stringere ancora di più il cappio attorno al collo del loro antico dominio bellico, l’Europa dell’Ovest. E occorre chiudere le “pericolose” finestre di collaborazione aperte verso occidente dall’altra Europa, dalla Russia.
L’idea Usa è semplice e, come sempre, arrogante: ampliare lo spettro della guerra, magari con qualche assassinio mirato a Teheran, farla entrare nelle nostre case, usarla come pretesto di “libertà”, come necessaria medicina contro gli Stati canaglia.
Gli Usa vogliono continuare a vivere nella ricchezza, anche se giunti alle soglie della morte.