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La repubblica di Ikea

di Massimo Gramellini - 20/01/2010

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Ad Amburgo gli abitanti di alcuni quartieri del centro hanno partecipato al referendum indetto dai sostenitori di Ikea, favorevoli alla costruzione di una cittadella del mobile nel cuore della città. La percentuale dei votanti (44%) ha abbondantemente superato quella delle ultime elezioni europee. L’amburghese che entra nell'urna (di truciolato, immagino) per esprimersi pro o contro Ikea ha la sensazione che il suo voto produrrà un effetto concreto e duraturo sulla sua esistenza: lo spostamento in centro del parallelepipedo gialloblù, oppure no. Lo stesso amburghese non è animato da identiche certezze quando deve schierarsi fra destra e sinistra. Anzi, di certezze ne ha una, purtroppo: che il suo lavoro, le sue tasse, l'istruzione dei suoi figli - la sua vita, insomma - rimarranno immutati con qualsiasi vincitore. Al massimo peggioreranno un po’. E non solo. Quando vota in massa per decidere il futuro immobiliare di Ikea, l’amburghese si pronuncia su un argomento che conosce. Mentre quando diserta le urne europee non ha alcuna idea di cosa sia l’Europa né alcuna considerazione della medesima. La multinazionale fa parte di lui, la multinazione no.

È così che la democrazia sta cambiando sotto i nostri occhi. Il cittadino accorcia lo sguardo, infiammandosi soltanto per le questioni che lambiscono il suo quartiere. Ma nello stesso tempo lo allarga, fino a sentirsi parte dei destini di un marchio mondiale. E per la politica tradizionale, ancora aggrappata ai fantasmi delle ideologie, l'unico spazio che resta è qualche innocua litigata in tv.