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Perché Finite le ideologie si torna a Tucidide e Socrate

di Luciano Canfora - 20/01/2010




La fortuna dei classici nella cultura italiana ha l´andamento del pendolo. A stagioni di enfasi propagandistica - ad esempio, la retorica fascista - sono succedute fasi di rigetto, fino all´attuale trionfo di modelli che sembravano definitivamente liquidati nel corso del Novecento. «Oggi usiamo categorie della classicità per comprendere meglio il presente», spiega Luciano Canfora, antichista illustre incline a frequenti incursioni nell´attualità. «Un recupero, quindi, di tipo ermeneutico, soprattutto se ci riferiamo alle nozioni di democrazia o di impero. Nel caso di cittadinanza, il ricorso alla classicità non ha un valore esclusivamente analitico o cognitivo, ma si arricchisce di una valenza etica».
Ma come spiega il successo dei classici in quella che è stata definita "ipermodernità"?
«Per spiegarne la fortuna oggi bisogna tornare un po´ indietro, quando la rivoluzione culturale del Sessantotto inghiottì passato e trapassato. Finirono in soffitta non solo Tucidide e Cicerone, ma anche Foscolo e Leopardi. Esistevano soltanto i testi sacri dell´ideologia. L´impopolarità dei classici si esaurì con il Settantasette. Al principio degli Ottanta già assistemmo a una nuova fioritura di collane dedicate ai testi antichi. Allora intervennero due fattori essenziali: la crisi verticale delle ideologie del decennio ‘68-´77 e il linguaggio. L´esaurimento della ventata dogmatica ebbe come effetto il ritorno ai testi durevoli, da Omero a Sant´Agostino. E sulla fumisteria della saggistica di quella stagione prevalse la straordinaria limpidezza dei maestri antichi».
Mi sta dicendo che l´esaurimento definitivo delle ideologie novecentesche è una chiave per capire l´attuale fortuna della classicità?
«Sul finire del XX secolo abbiamo assistito al crollo non soltanto di un sistema ideologico ma di consolidati equilibri mondiali. Per una sorta di paradosso della storia, il Novecento che avrebbe dovuto essere l´età della liquidazione degli imperi si concluse con la vittoria di un solo impero. Non deve sorprendere che la politologia americana ed europea abbia sentito il bisogno di leggere la contemporaneità attraverso l´archetipo ateniese o peloponnesiaco o romano: vediamo come è andata a finire in quell´altro impero... ».
Nel suo saggio Il "classico" oggi , lei lamenta anche un recupero improprio del mondo antico.
«Sì, una frase di Tucidide fu usata a sproposito nel Preambolo (poi dismesso) della Costituzione europea. Un monito potrebbe essere: studiamoli meglio, questi classici, proprio per non aggirarci ciechi nella confusione del presente».
S.Fio.