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Haiti, Bertolaso e i pusillanimi

di Gianni Petrosillo - 27/01/2010


Qualcuno ha ritenuto il mio breve intervento sulle dichiarazioni di Bertolaso fin troppo
entusiastico, anche perché, appena poco dopo, il capo della protezione civile, travolto dal
sempiterno servilismo nostrano, e non sostenuto dagli “insigni” rappresentati del governo
di centro-destra, ha dovuto calmierare le sue affermazioni ed aggiustare il tiro. Aggiustare
il tiro ma non rimangiarsi tutto. Ed, infatti, il sottosegretario ha ribadito che la gestione
dell’emergenza e quella degli aiuti ad Haiti, dopo il devastante terremoto di qualche
settimana fa, resta inadeguata, eliminando il riferimento all’operato statunitense ma
lasciando in evidenza le responsabilità di chi sta organizzando i soccorsi e la ricostruzione.
Siccome sono proprio gli Usa a guidare le manovre, anche non citandoli, il
pluricommissario romano, continua a riferirsi indirettamente proprio a loro. Il coraggio delle
affermazioni a caldo è svanito, la sostanza delle critiche resta salda al suo posto.
Del resto cos’altro poteva fare Bertolaso dopo esser stato smentito da Frattini che aveva
raccolto, a sua volta, le trepidazioni dei vari ambasciatori italiani a Washington e alle
Nazioni Unite? Niente di più che edulcorare il suo giudizio per non urtare la suscettibilità a
stelle e strisce, quella di un’amministrazione iperconvinta delle sue capacità di governance
mondiale che non necessitano dei consigli e dei suggerimenti degli altri popoli e governi.
Questa volta i dirigenti italiani hanno perso, più che in altre occasioni, la faccia e l’onore
dando testimonianza di laccheismo esponenziale e di inabilità ad alzare la testa pure
quando hanno ragione da vendere. A parti invertite le situazioni avrebbero avuto altri
sviluppi. E’ accaduto più volte che rappresentanti statunitensi abbiano criticato il nostro
paese per varie questioni. Il bersaglio preferito sono, in questo momento storico, i rapporti
con la Russia, la Libia, l’Iran, le nostre aziende di punta, come l’Eni, accusate di generare
monopoli e di disobbedire alle regole del mercato, o il Presidente del Consiglio, giudicato
alla stregua di un dittatore mediatico e portatore di un conflitto d’interessi.
I diplomatici italiani o i rappresentanti istituzionali di fronte a queste ingerenze non
giustificate hanno borbottato, qualche volta persino protestato, ma da Washington si è
rincarata la dose a sostegno di quanto detto dai propri ambasciatori e ministri. Dirò di più,
in frangenti tragici per il nostro paese, vedi la strage del Cermis, mentre la magistratura
italiana chiedeva di poter giudicare nel nostro paese i militari statunitensi colpevoli di aver
fatto precipitare 20 persone nel vuoto, dagli Usa non solo hanno impedito ciò ma hanno
persino promosso quei soldati assassini in patria. Schiaffi in faccia a noi come popolo e ai
parenti delle vittime, i quali oltre ad essere stati straziati negli affetti sono stati colpiti nella
loro dignità umana.
Da ultimo, il caso Amanda Knox con gli statunitensi che hanno tentato di infangare le
nostre istituzioni, di accusare la nostra magistratura di parzialità e incompetenza (vero, ma
dipende sempre da che pulpito viene la predica), di affermare che la nostra polizia è
aggressiva e razzista (vi rimando alla mia tesi di laurea per una descrizione degli abusi dei
pigs americani nei confronti di tutte le minoranze) ecc. ecc.
Infine, si è permesso alla Clinton di dire che le parole di un membro del governo sono
chiacchiere da bar. La signora si è adirata perché Guido Bertolaso ha tirato in ballo il suo
maritino che ha fatto una capatina veloce sull’isola caraibica per farsi un po’ di pubblicità
senza dare nessun contributo fattivo. Ha scritto bene De Bellis su Il Giornale il capo della
protezione civile italiana ad Haiti ha constato l’ovvio (cioè disorganizzazione e
sproporzione militare in una faccenda che avrebbe richiesto tutt’altro approccio
umanitario). Ma il governo italiano nemmeno su quell’ovvio riesce a mantenere una
posizione ferma. Vergogna!