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Dal circo al Bosco

di Mario Cecere - 02/02/2010


 
L'agenda politica internazionale e' dettata, dalle centrali del Pensiero Unico, ai terminali mediatici che ne diffondono - anche dietro generose prebende: vedi scandali Bush e Obama- la predica in forma di propaganda, differenziandone gli elementi ideologici in proporzioni variabili in base al target di riferimento.

Anche i programmi di intrattenimento piu' squallidi che oggi spopolano presso i supergiovani dai calzoni cascanti d'Occidente sono luoghi della propaganda, anzi della Propaganda per eccellenza, laddove oche poppute e truzzi superfirmati urlano frignano o frullano, nella retorica televisiva della spontaneita' scimmiesca, quello che il Potere ha introdotto nelle tenere menti di costoro sin dai primi vagiti di un tempo. Nell'ormai lontano 1968, Julius Evola ben vedeva e stigmatizzava, ne L'Arco e la clava, quella tendenza verso l'nforme che caratterizza l'avanzare della "razza dell'uomo sfuggente". Oggi si puo' affermare con serenita' che una  tale umanita'  e' quella che gorgoglia come liquame di spurgo da rotocalchi e show televisivi,  e che si puo' ben definire 'razza', avendo assunto le  fattezze somatiche 'tipiche' -e i corrispondenti  moti dell'animo- che denotano i tratti morfologici e psichici del cascame antropoide euro-occidentale globalizzato.
 
Cosi' Evola: "Platone ebbe a dire che coloro che non hanno un signore in se' stessi e' bene che, almeno, lo trovino al di fuori di se' stessi. Ebbene, a cio' che e' stato vantato come la 'liberazione' dell'uno e dell'altro popolo, messo al passo, talora perfino con la violenza (come dopo la guerra mondiale), col 'progresso democratico' eliminando ogni principio di sovranita' e di vera autorita' e ogni ordinamento dall'alto, oggi fa riscontro in un numero rilevante di individui una 'liberazione' che significa l'eliminazione di qualsiasi 'forma' interna, di ogni carattere, di ogni drittura: in una parola, il declino o la carenza nel singolo di quel potere centrale per il quale abbiamo ricordato la suggestiva denominazione di eghemonikòn. Ciò, non solo nei riguardi puramente etici, ma nel campo stesso dei comportamenti piu' correnti, della psicologia individuale, della struttura essenziale. Il risultato e' il diffondersi di un tipo labile e informe -di quella che si puo' definire la razza dell'uomo sfuggente".


Considerato il rilievo sproporzionato attribuito - soprattutto in Italia- da politici provinciali ( i "mezzadri del potere") alla TV, noteremo che è quest'ultima, oggigiorno, ad imporre, a mettere-in-forma i 'contenuti' del discorso politico, costringendo la riflessione, che non puo' non connotare l'agire politico in quanto tale, nello spazio del gossip.
E' pertanto un continuo trascendere verso il basso, il minimo, l'istantaneo: qualsiasi tema che, per sua natura, richiedesse un appropriato tempo di trattazione e', per principio, escluso dai possibili argomenti di discussione e, pertanto, per il pubblico grossolano, e' come non esistente.


E questo 'stile' si e' imposto nella comunicazione politica in quanto tale e a tutti i livelli, ossia e' stato espunto dal Politico la stessa radice etica che innerva la visione del bene comune alla responsabilita' di attuarlo: esito estremo e distruttivo di quella artificiosa separazione tra Res Publica e Res Sacra da cui trasse origine la dissoluzione dello Stato inaugurata -come scrive Alessandro Giuli- ""dalla superstizione di chi ha voluto infrangere la pace fra uomini e Dei, la  Pax Deorum, distinguendo sottilmente le sfere d'influenza tra Cesare e dio, tra il Padre della Patria e un esigente titano asiatico".


E' per questo che i partiti, asserviti alla meccanicita' sincopata e troglodita imposta dal 'populismo' televisivo, risultano sideralmente distanti dalle intelligenze piu' vive della nazione ma, altresi', sono del tutto impotenti a risolvere i veri problemi del Paese, che per situarsi ben al di la' delle stalle del circo barnum mediatico, cadono fuori dallo sguardo di ministri, parlamentari e consiglieri comunali.
Uno scollamento di tali proporzioni, favorito peraltro dall'attestarsi della Rete come privilegiato luogo di apprendimento e di approfondimento della politica e della cultura altrimenti negate, favorisce il sorgere e lo svilupparsi di una massa critica, di una minoranza qualificata irriducibile agli schemi della videocrazia mondiale e del suo Truman-show.


Una tale minoranza, esclusa dai canali mainstream e condannata al polmone artificiale del web, conferma sia la potenza 'smisurata' della societa' dello spettacolo sia  pero' la sua nullita' sotto il profilo etico e politico.
E il ritrarsi degli 'insurgents' dal meccanico circo orwelliano al bosco delle disordinazioni e delle ricomposizioni alchemiche determinera' la prossima sconfitta dello stesso sistema legato alla societa' dello spettacolo: un sistema in grado di allevare piu' oramai solo una subumanita' superficiale e robotica, volgare e arrogante, smarrira' la propria capacita' di riprodursi, di rinnovare le proprie elites.