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Pastori per l'ambiente

di gab - 04/02/2010

  
La pratica agropastorale e gli allevamenti a cielo aperto secondo la Fao possono mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Le aree di pascolo trattengono il 30% del carbonio del pianeta. Se la pastorizia è praticata in modo sostenibile il suolo rimane più fertile
Secondo una relazione pubblicata la settimana scorsa dalla FAO, il settore agropastorale e l'allevamento giocano un ruolo di particolare importanza nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nel sostenere l'adattamento e la riduzione della vulnerabilità.
La relazione intitolata "Studio sul ruolo dei sistemi pastorali nelle aree a rischio siccità e il cambiamento climatico", sottolinea che i pascoli rappresentano il 70% dei terreni agricoli e si stima che trattengano il 30% del carbonio del pianeta, quindi rappresentano una riseva di carbonio potenzialmente maggiore di quella delle foreste, se gestita in modo adeguato.

Inoltre si incoraggia a invertire il processo di degrado del suolo, che colpisce circa il 70% dei pascoli, a causa dello sfruttamento eccessivo dei terreni, la salinizzazione, l'acidificazione e altri processi, attraverso il miglioramento della gestione dei pascoli.
Commentando la relazione, l'Assistente al Direttore Generale della FAO, Alexander Müller, ha dichiarato che agricoltura e utilizzo del terreno hanno il potenziale di ridurre al minimo le emissioni di gas serra attraverso l'adozione di pratiche specifiche. 

In termini generali, la relazione chiede l'implementazione di pratiche agricole avanzate per ripristinare la materia organica e la biodiversità dei terreni da pascolo, che coprono 3,4 miliardi di ettari della superficie terrestre, nonchè l'attuazione di misure per ovviare alla mancanza d'istruzione e formazione sulle questioni relative a diritti di possesso, proprietà comune e privata.
La pratica agropastorale permette il recupero di sostanze organiche del suolo, la riduzione dell'erosione, e le perdite dovute agli incendi e all'abbandono.

Fonte: Rete Rurale