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I burattinai dell'atomo

di Gianni Mattioli - Massimo Scalia - 07/02/2010

  
 
Quando all'alba del giorno dopo l'insediamento dell'attuale governo Berlusconi Scajola lanciò il grido di guerra del ritorno del nucleare non gli demmo peso più di tanto. Esultanti gli «orfani del nucleare», scontato l'applauso di Confindustria e scontate anche le «marchette» che la grande stampa ha tributato all'evento (il pudore è sconosciuto quando ci si attendono robuste provvigioni per la pubblicità). Tutto da copione insomma, inevitabile quindi: «Che le cose si facciano o no, si faranno in ogni caso piovere un bel po' di quattrini tra le aziende amiche...», un profezia invero modesta che lanciammo dalle ospitali colonne di questo giornale e che però ha avuto un qualche successo.

Ma le cose stanno oggi così? No, dopo l'accordo Sarkozy-Berlusconi - quattro centrali nucleari, i reattori Epr da 1600 Mw dell'Areva l'industria di stato francese - il clima è cambiato e il nucleare ha subito un'accelerazione vertiginosa. Messi da parte i burattini, sono comparsi con sempre maggior protagonismo i burattinai. Oggi l'Enel, che con l'intesa franco-italiana ha messo le mani sul 12% dell'EdF, gioca alla grande una sua politica industriale e le sue strategie sul terreno internazionale; peraltro aveva iniziato già qualche anno fa con le centrali atomiche della Slovacchia. E dietro l'Enel, vampiri assetati di sangue, stanno l'EdF stessa e, soprattutto l'industria nucleare francese, Areva, che questi reattori Epr da qualche parte dovrà pur riuscire a piazzarli. E sì, perché in Finlandia il reattore di Olkiluoto, costruito da Areva e da Siemens, è oggetto di un contenzioso per i sovracosti di oltre un miliardo e mezzo di euro e i ritardi; in Canada il governo ha detto no all'offerta, che Areva aveva presentato nella gara, di 5 miliardi di euro per 1000 Mw ; in Cina il poco spazio sarà per gli Ap-1000 americani. E poi, ai primi di novembre, il comunicato congiunto - mai accaduto nella storia del nucleare - delle tre agenzie di sicurezza nucleare, quelle finlandese, inglese e pure la francese, per chiedere adeguamenti per il software per l'emergenza dell'Epr, allo stato attuale inaccettabile. Eh sì, perché è bene ricordarlo, anche se arrivati con trent'anni di ritardo rispetto alla «lezione» dell'incidente di Three Miles Island, questi reattori di «terza generazione avanzata» sono dei prototipi industriali da provare sul campo.

Allora, in un mercato mondiale del nucleare del tutto asfittico, non si può davvero perdere un'occasione come quella offerta da Berlusconi. Allora Enel e EdF vanno a caccia di siti in giro per l'Italia, il provvedimento di attuazione del nucleare, in discussione alle Camere, mutua procedure, modalità e i tempi brevi della normativa francese. Le Regioni si sono ribellate, prima per l'incostituzionalità del disegno di legge sul nucleare e poi emanando leggi regionali che bandivano il nucleare (Puglia, Campania, Basilicata)? Pugno di ferro e impugnazione delle leggi, perché sia chiaro che, alla faccia del federalismo da bar della Lega, e, peggio, del fatto che per la costituzione in questa materia lo Stato è concorrente e non protagonista delle decisioni, sarà il potere centrale di Roma a dire l'ultima. Ma come, pronunciarsi nettamente contro, non è non pronunciarsi! Quisquilie, il ddl di attuazione prevede in ogni caso la surroga del potere regionale e, se non basta, la militarizzazione, si proceda con l'esercito.

È giunto il momento che i tanti comitati già da tempo sorti sui siti, e non solo, in tutto il territorio nazionale, si mobilitino e definiscano al meglio una strategia di lotta.