Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Pecunia non olet.

Pecunia non olet.

di Ugo Gaudenzi - 07/02/2010


La ricetta è quella consueta. Prima un assaggio di note allarmistiche: per esempio la nota della Standard&Poor’s che, nel dicembre appena passato, dichiarava “negativa” l’economia della Grecia. Quindi prestiti per una boccata di liquidità al Paese in crisi per il debito, con conseguenti dichiarazioni di “crisi superata”. E poi quanto sta accadendo in queste ore con accuse alla Bce di “aver chiuso gli occhi” di fronte all’evidente crisi di indebitamento non soltanto della Grecia, ma della Spagna e del Portogallo e, naturalmente, anche dell’Italia; con anticipazioni di rating di segno negativo per tutti e quattro gli Stati Ue “malati” da parte delle altre due maggiori “agenzie” finanziarie: Moody’s e Fitch; con conseguente ribasso delle quotazioni dei cambi euro-dollaro; con Cassandre – le solite, da Paul Krugman agli esperti Pimco – che dichiarano l’euro molto debole perché affetto dall’eventuale “catastrofe” di un’esplosione dell’indebitamento spagnolo.
Il risultato di tutte queste voci che annunciano crisi, è chiaro. I fondi di investimento  multinazionali, alla ricerca di soggetti sui quali puntare i propri capitali per lucrare profitti dall’usura, possono in queste ore rilevare a basso costo e a man bassa i beni economici e monetari dell’eurozona. Con la beffa finale di “dichiarazioni” che scoprono – oggi: non certo al momento della firma degli esosi trattati di Maastricht, né, nove anni, quando il varo dell’euro fu celebrato come toccasana delle economie europee – come il conio e la distribuzione della moneta euro sia alla totale mercé di una Banca centrale europea che non risponde né alle politiche economiche e finanziarie dei governi, né ai popoli rappresentati, ma alle decisioni segrete di quel nido di finanzieri privati che, dall’oscurità di banche e fondazioni, tra Wall Street e la City, governano da tempo il mondo. Il signor Jean-Claude Trichet, il governatore della Bce, non può smentire questo assioma. Sono i suoi padroni. Sarebbe lesa maestà.
L’Italia, dal 1992 a oggi, è stata spolpata di ogni suo tesoro pubblico, banche comprese. Il tutto nel nome delle direttive Ue sul “libero mercato” e sull’ “abuso di posizione dominante” dei trasporti, dell’energia, della siderurgia, delle telecomunicazioni e così via. Per quanto riguarda le casseforti monetarie, gli gnomi della finanza internazionale hanno fatto bene attenzione, nove anni, fa, al momento del varo dell’euro, a non disturbare i finanzieri-manovratori. Nessuno “scudo sistemico” europeo, nessun “fondo” monetario europeo (come in realtà aveva prospettato negli anni ‘70 la coppia Schmidt-Giscard d’Estaing) è stato creato per governare la nuova moneta e gli scambi commerciali intraUe.
Certo: il “mercato europa” non deve essere protetto. La grande speculazione finanziaria non gradisce lacci e lacciuoli. I profitti si devono fare tanti, presto, anzi subito, all’istante.
Basta manovrare un po’ i cambi (l’amico di Ciampi e Draghi, Georges Soros lo fece molto bene nel 1992, regalandoci svalutazione della lira e anni di stangate e di lacrime e sangue) è il gioco è fatto.
La Grecia va a fondo? Il Portogallo, pure? La Spagna anche... e l’Italia non ne parliamo?
E chi se ne frega. La speculazione ha altri interessi, non quelli dei popoli.
Pecunia non olet.