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Un esercito europeo al servizio della Nato

di Andrea Perrone - 09/02/2010

      

La Germania sostiene apertamente la creazione di un esercito europeo, ma al servizio della Nato.
Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle (nella foto), ha dichiarato che Berlino è pronta a sostenere un progetto a lungo termine per la nascita di un’armata europea, che aiuterà l’Ue nel suo ruolo ormai di rilevanza mondiale. Il piano sarà messo in atto in stretto rapporto e agli ordini dell’Alleanza Atlantica come voluto da Washington. Una strategia prospettata già nei giorni scorsi da due segretari di Stato americano, l’attuale Hillary Rodham Clinton, e l’ormai ex, ma ora a capo del gruppo di saggi della Nato, Madeleine Albright.
L’annuncio del titolare degli Esteri è stato dato alla Conferenza per la Sicurezza che si è tenuta sabato scorso a Monaco, durante l’incontro il ministro ha voluto sottolineare che con le nuove regole istituzionali, sancite dal Trattato di Lisbona, non siamo “alla fine ma, piuttosto all’inizio, di una politica di sicurezza e di difesa comune”. “Lo scopo del lungo termine è quello di stabilire un esercito europeo sotto il pieno controllo parlamentare”, ha proseguito il ministro tedesco, osservando che il suo governo “vuole proseguire lungo questo sentiero”.
Nel suo discorso Westerwelle ha quindi fatto cenno alla Nato e ha puntualizzato come questo esercito Ue “non è destinato a sostituire altre strutture di sicurezza”. Per il ministro tedesco una maggiore presenza militare europea non costituirà “una strategia diretta contro nessuno. Nessuno ha alcun motivo di temere l’Europa, ma tutti devono poter contare sull’Europa”. Un riferimento chiaro al desiderio di ottemperare alle richieste di Washington nel contribuire militarmente agli interventi di democrazia export decisi dall’impero a stelle e strisce.
Negli ultimi anni, la necessità di un esercito Ue è più volte comparsa nei dibattiti politici, tanto che politici francesi, britannici e polacchi hanno considerato favorevolmente l’ipotesi.
Tuttavia, fino ad ora si è sempre scontrata con una serie di fattori, tra cui la mancanza di volontà politica; l’opposizione di Washington a qualsiasi progetto di autonomia europea; la mancanza di una vera potenza militare, tranne che in Francia e nel Regno Unito; la sovrapposizione con la Nato e una certa riluttanza a mettere soldi nelle casse della difesa, quest’ultima aggravata dalla crisi economica. Fra i 27 Stati membri Ue, Francia e Regno Unito hanno i maggiori mezzi per la difesa. La loro cooperazione e la volontà è considerata essenziale per ogni possibile sviluppo della difesa militare europea. Nel rapporto Strategic Defense Review per l’anno in corso del governo laburista, pubblicato la scorsa settimana, la Gran Bretagna ha chiesto una maggiore azione militare tra Londra e Parigi. “Il ritorno della Francia nelle strutture militari integrate della Nato offre l’opportunità per una cooperazione ancora maggiore con un partner fondamentale in tutta una serie di attività di difesa”, ha precisato il documento. Una richiesta già inviata a Parigi attraverso le colonne del Times, il 1 febbraio scorso, per una nuova Entente cordiale tra i due Paesi dall’ex segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth (1995-97) e attuale membro dei Tories in parlamento, Malcolm Rifkind.