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Madagascar: origine di una biodiversità unica

di Pietro Greco - 10/02/2010

 

 

Il Madagascar, la grande isola che emerge dal mare 430 chilometri a est dell'Africa, è un luogo unico al mondo. Un hotspot ricco e unico di biodiversità. Abitato com'è da specie viventi che non hanno uguali nel pianeta per specie, ma soprattutto per rapporto tra le specie.

È noto anche al grande pubblico l'interesse degli ecologi a conservare la biodiversità unica del Madagascar e la difficoltà a realizzare questo obiettivo. Forse è meno noto, ma non meno importante ai fini stessi della sua sopravvivenza, come abbiano avuto origine quella fauna e quella flora così singolari?

Per esempio, tutti i mammiferi presenti nell'isola prima che l'uomo vi introducesse, in epoca recente, ratti e topi appartengono a quattro gruppi diversi, tutti placentati e tutti di piccola taglia: siano essi carnivori, roditori, tenrec o lemuri.

Perché? Una prima ipotesi è che essi siano completamente autoctoni: la discendenza diretta di piccoli mammiferi che vivevano nel Madagascar nel momento in cui, 165 milioni di anni fa, sottoposto alle forze che determinano la deriva dei continenti, il grande continente di Gondwana ha iniziato a dividersi e il Madagascar è diventato un'isola, definitivamente separata da tutte le altre terre emerse.

I conti, però, non tornano. Tutti questi quattro gruppi di mammiferi placentati sono relativamente recenti, nati tra 60.000 e 20.000 anni fa. E allora l'ipotesi più accreditata è che essi sia frutto dell'evoluzione di mammiferi giunti dall'Africa,  all'inizio del Miocene. Ma come hanno fatto ad attraversare 430 chilometri di oceano? Un'ipotesi è che in quel periodo, durante un'era glaciale in cui il livello dei mari era più basso, si sia creato un lungo ponte tra il contenente nero e l'isola. Ma se questo fosse stato vero, sosteneva circa 70 anni fa un grande paleontologo, George Gaylord Simpson, sull'isola dovrebbero esserci anche antilopi, zebre, elefanti. Insomma mammiferi di grossa taglia e completamente non-acquatici. Invece l'isola è popolata solo da mammiferi di piccola taglia e abituati all'acqua. Inoltre nessuno ha mai trovato traccia del lungo ponte tra l'Africa e il Madagascar. Simpson avanzò, dunque, un'ipotesi alternativa: i mammiferi sono arrivati sulla grande isola dall'Africa portati dalla correnti marine su zattere naturali costituite da tronchi o interi alberi. Ecco perché sull'isola non ci sono né elefanti né antilopi.

L'ipotesi di Simpson non ha mai convinto l'intera comunità scientifica. Per due motivi molto semplici. Sia perché non aveva prove definitive a sostegno della continuità evolutiva tra la fauna africana e quella del Madagascar. Sia, soprattutto, perché le correnti marine che ci sono oggi tra l'Africa e il Madagascar escluderebbero la possibilità della lunga traversata, anche a tappe.

Negli anni scorsi ricerche genetiche hanno confermato, però, che ciascuno dei quattro gruppi di mammiferi del Madagascar è il risultato evolutivo di altrettanti gruppi provenienti dall'Africa.

La scorsa settimana, infine, Jason R. Ali, dell'università di Hong Kong,  e Matthew Huber, della Purdue University, Indiana (Usa), hanno pubblicato un articolo scientifico su Nature in cui sostengono di avere a disposizione un nuovo fatto che corrobora la tesi di Simpson. Hanno applicato i modelli più sofisticati di evoluzione del clima (il modello CCSM3 che accoppia evoluzione dell'atmosfera, degli oceani, delle terre emerse, della vegetazione e dei ghiacci marini) e hanno verificato che nel Miocene la circolazione oceanica tra l'Africa e il Madagascar era diversa dall'attuale e tale da rendere possibile la traversata a piccoli animali a bordo delle zattere naturali ipotizzate da Simpson.

Il puzzle della biodiversità del Madagascar sembra, dunque, ricomporsi. Ma, al di là del suo valore storico di questo specifico risultato, c'è da sottolineare come gli studi incrociati tra climatologia, ecologia, biologia evolutiva e genetica portino non solo spiegazioni sempre più precise di fatti naturali, ma anche a un progressivo affinamento delle stesse discipline scientifiche.