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Morgan, Emanuele Filiberto e Italia, amore mio

di Miguel Martinez - 10/02/2010

Un gruppo di maestrine e bidelle di un piccolo paese, letteralmente demonizzate da un giorno all'altro: accusate cioè di aver ripetutamente fatto salire i bambini affidati loro, in pieno orario scolastico, sul pulmino della scuola; di averli trascinati a casa di una di loro e di averli assoggettati a orge pedosataniche. Il tutto senza la minima testimonianza (salvo quella di bambini convinti dai genitori) e senza la minima prova di fatto.

Un caso, non di ritorno al Medioevo, ma al contrario di follia indotta dal flusso mediatico, dalla confusa sedimentazione di pubblicità, film d'orrore e notizie traumatiche e prive di ogni senso, contesto o evidenza.

Le maestre sono state salvate, almeno nella reputazione – la Procura di Tivoli va avanti come un carro armato impazzito – da una mobilitazione generale delle risorse tradizionali della comunità: persone che si conoscevano tra di loro, che si frequentavano da sempre nella vita reale, raccolte attorno al parroco. La complicazione del mondo: in questo caso almeno, la credulità è la modernità, lo scetticismo è la tradizione.

A prima vista, quindi, potremmo parlare di uno scontro in cui la vita reale riesce a resistere alla violenza dello spettacolo. O se vogliamo, il modo storico di vivere della provincia italiana si difende bene dai meccanismi di annientamento globale.

Ma lo spettacolo ha qualcosa da offrire a tutti: sa trasformare ogni stato d'animo e ogni desiderio in merce. E nel momento in cui una cosa viene trasformata in spettacolo, diventa il proprio opposto.

Un esempio evidente è l'imminente Festival di Sanremo, suprema mercificazione e falsificazione dello stesso spirito provinciale e un po' comunitario che abbiamo visto all'opera a Rignano Flaminio.

Io non accendo la televisione, e quindi mi baso sui resoconti che trovo nella stampa. Un metodo imperfetto, ma che a volte aiuta a non perdersi nei dettagli, e soprattutto a non regalare ore della mia vita ai mediocrati.

Le storie le conoscerete anche meglio di me, comunque vale la pena analizzarle.

Tra i piccoli mostriciattoli che genera lo spettacolo, c'è un certo Marco Castoldi, che si nasconde dietro il nome-maschera di Morgan. Il nome anglosassone, nel suo servilismo esterofilo, fa paradossalmente molto italiano.

Marco Castoldi compone musica, mentre Morgan fa immagine.

L'immagine di Morgan è quella del Musicista, di cui indossa la variopinta divisa, più o meno alla stessa maniera in cui un carabiniere indossa quella altrettanto pittoresca dell'Arma.

Nella divisione simbolica del lavoro, il musicista deve apparire alternativo, per lo stesso motivo per cui un rapper deve sembrare un negro. Usiamo volutamente questo vecchio termine americano, che rende molto meglio di "nero" il concetto di sassofonista-per-bianchi ai tempi del proibizionismo.

Ma proprio perché il prodotto Morgan viene venduto a un pubblico conservatore, alla Rignano Flaminio, non deve assolutamente essere trasgressivo.

Nel rincorrere i media, Morgan si è fatto mangiare vivo: la rivista Max (proprietà Rcs, come la defunta Oriana Fallaci) ha pubblicato un'intervista con lui, in cui Morgan afferma di consumare regolarmente il crack.

A noi non interessa minimamente se ciò sia vero o falso: fumare crack è peccato assai meno grave che concedere interviste a Max. Ma così come il signor Castoldi sarebbe obbligato al consumo del crack per non entrare in depressione, il personaggio Morgan è obbligato a farsi di interviste per non far deprimere le proprie quote mediatiche.

Se Castoldi (la persona reale) è un buon musicista o no, si capisce a orecchio e non frugando tra le sue abitudini personali. Sicuramente, il suo esempio potrebbe legittimare l'uso della cocaina; ma il vero orrore sta nell'esistenza di un mondo in cui gli spettacoli viventi di Sanremo costituiscono appunto un esempio.

L'articolo, se ho ben capito, deve ancora uscire. Ma Max pubblica un'anticipazione: in pratica, seleziona accuratamente i brani più scabrosi dell'intervista e li usa come pubblicità. In altre parole, la notizia consiste nella pubblicità di un'intervista a un personaggio in uno spettacolo che esiste solo perché viene ripreso dalla televisione.

Certamente per il mondo dei media e dei politici, la cocaina e derivati sono la norma. Solo che il Prodotto Sanremo viene venduto a persone che considerano la trasgressione pubblicamente affermata un delitto gravissimo.

Sul tema delle sostanze che danno alla testa, bisogna fare come faceva lo stesso Morgan alla trasmissione della signora Daria Bignardi in Sofri:

«Beviamo troppo. Non posso uscire e non riuscire a parlare con nessuno perchè son tutti ubriachi. Mi fa schifo.  E dopo vogliono pure guidare. Si sentono degli eroi perchè van fuori di testa e poi vogliono sfidare il mondo».

Come sapete, contro Morgan, numerosi politici si sono lanciati nella Gara dei Comunicati.

Il Comunicato costituisce il tentativo disperato del politico di rincorrere i media, nel brevissimo arco di tempo della vita di una notizia: spesso poche ore.

Il politico senza visibilità mediatica è morto;  ma lo è anche il politico che sbaglia tipo di visibilità. Come dimenticare il caso di Cuffaro, un signore che non ebbe alcun problema con una condanna a cinque anni per favoreggiamento della mafia, ma fu costretto a dimettersi per una foto in cui lo si vedeva mentre sollevava un vassoio (pare solo per spostarlo) contenente dei cannoli offertigli da un amico?

Immancabile nel linciaggio, come sempre, il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri. E' irrilevante se Gasparri è un Bigotto Censore oppure un Coraggioso Difensore dei Sani Valori. Il fatto è che un  importante uomo politico si deve affannare per conquistarsi qualche secondo in televisione, cercando di dire qualcosa di abbastanza rumoroso a proposito – come abbiamo visto – della pubblicità di un'intervista a un personaggio in uno spettacolo che esiste solo perché viene ripreso dalla televisione. Come nella storia della Barbie Emancipata, insomma.

Lo spettacolo però prende uno sviluppo tipicamente italiano. I Comunicati dei politici spariscono, e apprendiamo dai media che Morgan è "affranto" "scosso" e "traumatizzato".

Pierluigi Bersani, lo zombie che attualmente dirige il Partito Democratico, invece di annoiarci con l'economia o cose simili, coglie l'onda di riflusso dei buoni sentimenti:

«Certamente Morgan ha dato un cattivo insegnamento, ha sbagliato ma non possiamo massacrarlo. Dobbiamo dargli una possibilità come tutti quelli che hanno sbagliato e ai quali va data un'altra occasione».

Voglio vedere Bersani a quanti musulmani espulsi senza accuse dal paese in cui lavorano darebbe un'altra occasione…

Con un colpo da maestro, Morgan riesce a ottenere il perdono del Pontefice Mediatico in persona, Bruno Vespa, confessando pubblicamente i propri peccati davanti a Lui e a uno degli esponenti più vacui di tutto il clero italiano, Don Antonio Mazzi. Morgan deve abbassare molto la testa, esprimendo le parole rituali:

«Ho ben presenti i valori della vita, ne sono ben conscio».

Nella giuria che assolve il penitente, oltre al Popolo Italiano e a una Livia Turco letteralmente in lacrime, c'è anche un certo Enzo Ghinazzi, che gira sotto il medionimo di Pupo, anche se ormai ha 55 anni.

A giorni, Pupo canterà a Sanremo assieme a Emanuele Filiberto di Savoia, "italiano da collezione",  "ambasciatore di pace" della setta del miliardario coreano Moon,  venditore di scarpe e debosciato discendente della banda di predoni francofoni che hanno sgovernato l'Italia per ottant'anni. Un signore il cui padre  -di mestiere trafficante di armi – fu arrestato alcuni anni per "associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al falso e allo sfruttamento della prostituzione".

Il Principe e il Pupo, davanti a milioni di telemamme e telenonne nelle loro solitarie case, pare che canteranno queste parole di straordinaria mistificazione:

(Pupo) Io credo sempre nel futuro, nella giustizia e nel lavoro,
nel sentimento che ci unisce, intorno alla nostra famiglia.
Io credo nelle tradizioni, di un popolo che non si arrende,
e soffro le preoccupazioni, di chi possiede poco o niente.

(E. Filiberto) Io credo nella mia cultura e nella mia religione,
per questo io non ho paura, di esprimere la mia opinione.
Io sento battere più forte, il cuore di un’Italia sola,
che oggi più serenamente, si specchia in tutta la sua storia.

(L. Canonici) Sì stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.
Io, io non mi stancherò, di dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.

(E. Filiberto) Ricordo quando ero bambino, viaggiavo con la fantasia,
chiudevo gli occhi e immaginavo, di stringerla fra le mie braccia.

(Pupo) Tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente,
ma chi si può paragonare, a chi ha sofferto veramente.

(L. Canonici) Sì stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio
Io, io non mi stancherò, di dire al mondo e a Dio, Italia amore mio

(Pupo) Io credo ancora nel rispetto, nell’onestà di un ideale,
nel sogno chiuso in un cassetto e in un paese più normale.

 

(E. Filiberto) Sì, stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio. 

Morgan, Emanuele Filiberto e Italia, amore mioIl Principe, il Pupo e due note escort, al momento senza cocaina