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Armi segrete e diplomazia. Così Israele gioca d' anticipo

di Francesco Battistini - 10/02/2010

  
 
I militari si preparano all' eventualità di un nuovo scontro

L' ultima arma segreta per battere l' Iran è l' acqua. Acqua di mare. Serve al posto del combustibile e fa funzionare un modello ultramoderno di sottomarino: i tedeschi hanno promesso di venderlo agl' israeliani, gl' israeliani non vedono l' ora d' immergerlo nel Golfo Persico, assieme ai cinque Dolphin che già solcano Mediterraneo e Mar Rosso. «La guerra psicologica è cominciata - spiega Amir Menashe, esperto israeliano di cose iraniane - e si gioca su chi controlla meglio l' altro: coi satelliti, l' intelligence, gli aerei, la Marina. Questo nuovo sommergibile ha un' autonomia illimitata, perché va solo ad acqua. Può stare in azione anche un anno di seguito. Senza smettere di puntare su Teheran». L' arricchimento dell' uranio non si sa a che porterà: finora sta arricchendo, e bene, i venditori d' armi. Alle mosse via mare del nemico, l' Iran risponde dall' aria con la nuova versione dello Swordfish, l' aereo che inganna i radar. E mentre Berlusconi parlava a Gerusalemme, la settimana scorsa, le notizie uscivano dalla Conferenza di Herzilya, think tank fuori Tel Aviv dove si ragionava di strategie: «Le truppe non hanno ancora cominciato a muoversi - dice Alex Fishman, analista militare molto ascoltato -, ma gli americani hanno cominciato a studiare il terreno. E il primo passo è lo spiegamento d' una rete di difesa da missili balistici».

Le manovre militari europeo-americane Juniper Cobra. La visita segreta in Israele di Leon Panetta, il direttore della Cia, che avrebbe portato nuove mappe militari e, forse, perfino una deadline. Il viaggio del generale americano numero 2 in Europa, John Gardner, che sulle pendici israeliane del Keren ha visitato «Blue Eyes», il più occhiuto sistema satellitare Usa che spii gli ayatollah: con 15 minuti d' anticipo, un' eternità, è capace d' accorgersi se qualcosa s' alza da qualsiasi angolo dell' Iran. «Nel Golfo - spiega Fishman - gli americani hanno piazzato la più avanzata batteria difensiva mai vista: i Patriot Pac-3, i Sa-3, i missili sulle navi Ajax...».

Anche le corvette israeliane, passate l' altro giorno per il Canale di Suez, resteranno un bel pezzo da quelle parti. «Americani e israeliani ormai hanno capito che le sanzioni non funzionano - è la teoria di Menashe -. I militari s' adeguano e si preparano. Non ci sono molte opzioni: Washington non vuole sobbarcarsi un altro Afghanistan o un altro Iraq, a Israele serve un appoggio più largo»: ed ecco le nuove aperture del premier Netanyahu alla Siria; ecco la strategia del sorriso del suo vice Ayalon, che in Baviera stringe platealmente la mano a un imbarazzatissimo principe saudita; ecco i moniti iraniani agli Emirati, perché non diano asilo a un' altra guerra dal Golfo... A Herzilya, gli esperti militari rassicurano che nel 2010 sarà basso il rischio d' un conflitto diretto e così sarà fino a metà 2011. Ma, pure questo, lo garantirono pochi mesi prima del Libano o di Gaza: «E non è detto - chiosa Fishman - che l' Iran non agiti altre acque: gli Hezbollah, che continuano a ricevere armi, o Hamas che per fare i razzi incassa 200 milioni di dollari l' anno, la metà del suo budget». Per calmare quelle, di acque, a Israele non servirà il sottomarino senza benzina: «basterà» un altro conflitto indiretto. Con altre migliaia di morti. Francesco Battistini RIPRODUZIONE RISERVATA Il colpo in Iraq Il reattore In costruzione con tecnologia e personale francese, la centrale di Osirak, vicino a Bagdad, fu danneggiata dagli iraniani nel 1980 e poi distrutta da Israele Il rai Il 7 giugno 1981, 14 F-16 e F-15 israeliani sorvolarono Giordania e Arabia Saudita per poi colpire il reattore, bloccando il programma atomico di Saddam