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E la Cina va all´arrembaggio del capitalismo americano

di Federico Rampini - 10/02/2010

  
 
Da Pechino 10 miliardi di investimenti a Wall Street Il Fondo sovrano Cic diversifica i suoi investimenti in Bond del Tesoro statunitense

La Cina ha deciso di non nascondere nulla: almeno per quanto riguarda i suoi investimenti a Wall Street. In un´operazione-trasparenza, il fondo sovrano della Repubblica Popolare – China Investment Corporation (Cic) – ha pubblicato la lista di tutte la partecipazioni azionarie che ha comprato nella Borsa Usa. Ne viene fuori una mappa significativa della penetrazione del governo di Pechino nei più bei nomi del capitalismo americano. Al primo posto le banche: Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup. Ma anche gruppi che producono beni di largo consumo: dalla Motorola (telefonini) alla Coca Cola, da Johnson&Johnson (prodotti per la casa e cosmesi) alle carte di credito Visa. In tutto sono 9,6 miliardi di dollari di acquisizioni compiute fino al 31 dicembre dell´anno scorso.

Pochi spiccioli, in realtà, rispetto ai mezzi finanziari di cui dispone la Cic. Il fondo sovrano ha una dotazione di 300 miliardi di dollari, una parte dei quali sono investiti nel capitale di aziende cinesi (soprattutto banche), il resto in titoli del debito pubblico americano o altre obbligazioni semi-pubbliche (incluse quelle emesse da Fannie Mae, il gigante dei mutui immobiliari). Ma è proprio l´eccessiva esposizione verso i Treasury Bond ad avere innescato un inizio di diversificazione in favore delle azioni. A più riprese l´anno scorso il premier cinese Wen Jiabao ha espresso il timore che la montagna di debito pubblico americano finisca per essere "deprezzata" in una spirale di inflazione futura. Le partecipazioni nel capitale di società quotate possono rappresentare un´alternativa, se l´andamento della Borsa fa da scudo contro l´inflazione. In passato però erano stati gli americani a elevare barriere contro la penetrazione cinese nelle loro aziende. Il caso più importante fu nel 2006 il veto politico di Washington contro l´ingresso di Pechino nella Cnooc, una compagnia petrolifera californiana. Oggi forse l´Amministrazione Obama non potrebbe permettersi un gesto analogo: la Cina è diventata il suo principale creditore, grazie ai 2.300 miliardi di dollari di riserve valutarie controllate dalla sua banca centrale. Gli stessi dirigenti cinesi però sembrano avere voluto prevenire i sospetti degli Stati Uniti.

L´operazione-trasparenza compiuta con la pubblicazione del portafoglio azionario della Cic forse sarebbe stata evitabile: altri fondi sovrani stranieri riescono a sottrarsi. La Cic invece ha preferito dare prova del massimo rispetto delle regole. I dirigenti del fondo cinese hanno compilato nei dettagli il modulo 13F della Securities and Exchange Commission (Sec), l´autorità di vigilanza sulla Borsa. Morgan Stanley vi figura come la partecipazione più importante (1,7 miliardi di dollari), seguita da Blackrock (650 milioni). Alcuni di questi investimenti risalgono al 2007 e furono decisi poco prima che Wall Street crollasse per il crac della Lehman. All´epoca lo scarso tempismo della Cic provocò dure polemiche in Cina. I dirigenti del fondo sovrano furono accusati di avere sperperato denaro pubblico per venire in aiuto alle grandi banche americane, e di aver fatto degli investimenti dissennati comprando le azioni ai massimi. In seguito però il fondo sovrano ha continuato a comprare, nel corso del 2008 e 2009, approfittando della caduta delle Borse: così oggi molti dei suoi investimenti risultano in attivo.

Non è comunque la grande industria americana il suo bersaglio prioritario. Tra gli investimenti azionari della Cic al primo posto figura (per 3,5 miliardi) il gruppo canadese Teck Resources, un colosso del settore minerario. Energia, materie prime e risorse naturali sono gli obiettivi privilegiati per "riciclare" la ricchezza che la Cina ha accumulato con i suoi attivi commerciali verso il resto del mondo.