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La democrazia dei tifosi

di Massimo Gramellini - 11/02/2010

 

È bastato che i tifosi della Lazio minacciassero da tutte le radio private di
non votare più la Polverini alle Regionali perché la politica si mobilitasse con
una rapidità che altrimenti le è ignota. Da Alemanno a Storace fino
all´entourage del presidente Fini, l´intera destra romana ha esercitato
pressioni sull´allenatore Reja per convincerlo a rompere il contratto con
l´Hajduk Spalato e accorrere al capezzale della squadra malata, dato che «è
inaccettabile che la Lazio vada in serie B», come ha dichiarato il sindaco
laziale di Roma. Inaccettabile, capito? Alla faccia dei sindaci delle altre città italiane, che le
retrocessioni le hanno sempre accettate, e pure i fallimenti. Inaccettabile per
motivi di ordine pubblico, ebbe a riconoscere anni fa Berlusconi, e adesso
elettorale. Che si sappia, dunque: con i nemici dello Stato non si tratta, ma
con i tifosi che minacciano di non andare a votare sì
. Preso atto del potere
formidabile della lobby capitolina, come cittadini non resta che augurarci che
i tifosi della Lazio abbiano a cuore anche gli ospedali, le scuole, il lavoro. Il
giorno che si lamenteranno di quello, e non solo del loro presidente Lotito,
forse i politici si batteranno per darci finalmente un Paese, oltre che un
allenatore, migliore. Se questo è lo stato della democrazia, e lo è, mi viene un pensiero che non
condivido: evviva il suffragio universale, una testa un voto, ma a patto che
dentro la testa ci sia qualcosa.