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Nemesis

di Lorenzo Moore - 11/02/2010


 

In principio era il Cliché. Il mondo era Loro.
...Ma cosa pretende questo Iran? Vuole giocare all’indipendenza? Si è già dimenticato che per il reato di lesa maestà atlantica già nel bel mezzo della seconda guerra mondiale era stato occupato dai Padroni? Si è già dimenticato la fine di Mossadeq, reo di volere la sovranità nazionale sulla propria energia e tosto sostituito dal Palhavi? Ha rimosso il ricordo su come è finito il sogno maniacale dello stesso Scià di dotarsi di fonti proprie di energia nucleare o di distribuzione autonoma dei propri combustibili? Crede forse di essere libero di disporre del proprio futuro e delle proprie materie prime?
Si è dimenticato dei perpetui accordi di Teheran e di Jalta che, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, hanno sancito la sudditanza del resto del mondo ai vincitori?
E Ahmadinejad ha rimosso dalla sua memoria la fine che hanno fatto quelli che, in questi 65 anni - dal pakistano Alì Bhutto all’italiano Aldo Moro (passando per Mattei) - erano favorevoli a forme autonome nazionali di sfruttamento dell’energia nucleare per uso civile?
O l’Iran crede forse di essere il Giusto Israele, quell’entità sionista che non soltanto non ha firmato il trattato di non proliferazione, ma ha sviluppato armamenti nucleari in grado di sterminare le centinaia di milioni di nemici che si è fatta deprendando la terra altrui?
Insomma: l’Iran va castigato. Subito. E’ uno Stato-canaglia, no? Vuole sviluppare armi di distruzione di massa, no?
Parola di Sion. E dell’Onu, l’organismo inventato come plancia di comando dei vincitori, dei Padroni del pianeta. E di Londra e di Washington. Della Parigi neo-atlantica. E dei loro sudditi al guinzaglio, da Berlino a Roma...
L’assedio all’Iran da parte degli atlantici si è stretto, e di molto, da quando al presidente “democratico” - come Roosevelt: un altro “amico” di Teheran... -  Obama, il nobel della pace, è stato dato il potere di abbaiare.
Il problema è, al tempo stesso, geo-politico e geo-economico. L’Iran è al centro della regione-chiave per il potere sul pianeta. E’, come l’Afghanistan, lo “stato-cuscinetto” per antonomasia. Al quale non deve essere concessa libertà. Né di sviluppo, né di alleanze. Al massimo gli può essere permesso (dagli Usa) un qualche brevetto per tessere i tappeti e poi rivenderli all’estero.
Altrimenti...
Altrimenti gli si scatena una falsa rivoluzione (verde) all’interno. O, se va male, dure “sanzioni” (modello-Iraq: per indebolirne le strutture e farne poi un sol boccone). E se va ancora male, come da tempo invocato dallo stratega Luttwak può essere sempre teatro di “bombardamenti nucleari tattici”. Due o tre Hiroshima e il gioco è fatto.
E se il “game” atlantico, questa volta, contro una Nazione di 75 milioni di abitanti per la gran parte sotto i 35 anni, andasse male? Se il desiderio di libertà di un popolo prevalesse sulla rapina straniera? Gli Usa tornebbero a vivere in un pezzo dell’America del nord tra Atlantico e Pacifico. Il castello di carte chiamato Occidente cadrebbe a terra.
E la vittoria-vendetta, la nemesi, cingerebbe, appunto, l’Iran e tutti i popoli liberi del mondo.