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Il deserto avanza

di Valerio Lo Monaco - 14/02/2010

 


Non è che ci sia poi molto da dire. Quanto accade è il segno di questi tempi decadenti che viviamo. La vicenda di Bertolaso – sentite
le intercettazioni pubblicate da Repubblica ? Sembra di ascoltare quelle del premier – si iscrive in una situazione generale alla quale siamo abituati. Alla quale molti, e questo è il punto principale, sembrano essere ormai assuefatti con rassegnazione.

Si è persa, strada facendo, orrori vedendo, ipocrisie sentendo, anche la sola capacità di indignarsi. In qualche caso anche di stupirsi. Ora, beninteso, che uno degli stretti collaboratori di Berlusconi ne abbia imitato i comportamenti non è cosa che stupisce più di tanto. Ma di indignazione c’è bisogno. Perché se non scatta questa non potrà esserci nessuna reazione.

La metà circa, di chi vota in Italia, ha scelto (e continua a scegliere) l'uomo di Arcore come proprio rappresentante. Molti meno, oggi, ammettono di averlo fatto. Forse si vergognano, e a ragione, s’intende. Ma il dato di fatto resta. In un paese nel quale la metà dei votanti sceglie un personaggio del genere, e nel quale l’altra metà continua imperterrita a scegliere una parte dissimile nelle dichiarazioni ma di fatto perfettamente in linea con lo stesso spirito dei tempi, è evidentemente un paese che decade, che muore.

Un paese nel quale si accetta senza battere ciglio che una delle più importanti aziende che vende abbigliamento ridicolo a prezzi stratosferici faccia una pubblicità per esortare a essere stupidi – vista la campagna con i cartelloni con sopra scritto “Be Stupid”? -; un paese nel quale si continua a seguire un programma come Porta a Porta, dove un giornalista che si finge neutrale inizia la puntata un’ora dopo aver fatto una presentazione del proprio ultimo libro avendo come relatore il Presidente del Consiglio; un paese nel quale le notizie fondamentali non vengono assorbite e dibattute come si conviene, come la storia di Difesa Spa e Protezione Civile Spa; un paese che non scende in piazza a prendere a pedate nel sedere chi, con un disegno di legge, porta avanti il progetto del nucleare dopo che gli italiani stessi si sono già espressi direttamente in senso sfavorevole; un paese nel quale accade tutto questo, come può essere definito se non mediante la descrizione di una identità perduta, di uno spirito civile e sociale del tutto disgregato, di una decadenza docile e inarrestabile?

A cosa servono, oggi, lenzuolate di editorialisti nel momento in cui – proprio mentre scriviamo – sulle prime pagine on-line dei più diffusi quotidiani nazionali, le notizie che sono più cliccate riguardano Vasco Rossi che dichiara di “essere stato un bamboccione” e le dichiarazioni della Clerici che “per dimagrire in vista di Sanremo (è) anche finita in ospedale”?

Cosa altro si può fare, se non battersi sempre e senza sosta affinché almeno una parte, quella a noi più prossima, continui a essere informata come si deve e a stupirsi come è giusto che sia per tentare, almeno nel proprio personale, di sollevarsi da questa decadenza collettiva?