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Non sarebbe ora di dire basta?

di Gianfranco La Grassa - 16/02/2010

 

1. Personalmente, non intendo entrare minimamente nello scambio di accuse sulla immoralità o corruzione (spesso presunte) con cui i due schieramenti politici stanno battagliando da tempo infini-to: e tutto lascia presagire che continuerà così. Per una sola settimana, o poco più, è invece tornata alla ribalta la vicenda di 17-18 anni fa, quella “Mani pulite” su cui soltanto Geronimo e Cossiga (e ora Formica) ci hanno fornito qualche scampolo di verità (la “manina d’oltreoceano”, ecc.), cui va aggiunta la decisiva considerazione che la funzione della mafia è sempre stata d’appoggio agli americani (già detto ma lo ricorderò sempre: sbarco in Sicilia, “incidente” di Mattei, convincimento “discreto” di non opporsi all’installazione della base a Comiso, pentitismo di Buscetta, ecc.). E questa settimana di battage è stata tutta centrata su Di Pietro. Non dico che non meriti di essere sputtanato, visto che fa il forcaiolo e il moralizzatore, ma si tratta ancora una volta dell’esasperata personalizzazione dell’operazione che abbatté un sistema politico, una sorta di colpo di Stato mascherato da Giustizia e adoperando un organo dello stesso che, da quel momento, non ha più svolto le sue normali e istituzionali funzioni, divenendo uno strumento di lotta politica, di supporto ad una precisa parte, tentando ripetutamente altri colpi di mano per cambiare il responso elettorale nelle tre volte (1994, 2001, 2008), in cui questo ha decretato la sconfitta di quella parte voluta dagli Stati Uniti e dai sedicenti “poteri forti” italiani ad essi asserviti (per i propri interessi di puri parassiti, incapaci di brillare di luce propria).
Il sottoscritto ha messo nero su bianco, fin quasi dall’inizio del “colpo di Stato” mascherato (e senza nemmeno sapere, a quel tempo, della riunione sul panfilo Britannia, quando la svendita dell’industria pubblica ai privati era si e no all’inizio), l’interpretazione di quell’evento che oggi ap-pare la più credibile a qualsiasi mente in grado di ragionare. Ho solo trascurato proprio la parte riguardante Di Pietro, perché sarebbe stato assurdo pettegolare in base a “voci” raccolte nei soliti “ambienti romani”; ero convinto si trattasse di voci assai realistiche, ma non provabili e per di più inutili. Fondamentale era, ed è, cercare di comprendere i reali motivi politici (e non di giustizia) del massacro di tutti i partiti – salvo il Pci in piena abiura e che ha mutato nome in continuazione, cercando disperatamente di far dimenticare il suo pedigree – in base ad indizi anch’essi non provabili materialmente, ma che hanno consentito non a caso un bel numero di “profezie” (tutt’altro che tali) verificatesi puntualmente.
Oggi, ci si dedica da “destra” – per opporsi al giustizialismo in pieno sviluppo tanto più quanto più ormai la “sinistra” non ha il benché minimo progetto e i “poteri forti” sono in affanno (restano saldi solo gli Usa, malgrado qualcuno li creda sul punto di cedere a causa della crisi) – a quelle che a mio avviso sono solo punture di spillo, e sempre senza mai affondare lo spillo. Perché non si porta in TV, o comunque con evidenza spettacolare, tutte le voci che sembrano fondate su com’è andato l’esame di procuratore di Di Pietro? E’ solo un esempio, ma moltiplicabile per mille. Possibile si debba assistere ogni settimana a tre-quattro spettacoli giustizialisti con grande clamore, e questa insipida destra non sappia rispondere minimamente pur se ci sono non so quante pezze d’appoggio ormai? A partire dal disseppellimento della vicenda relativa alla Banca 121 del Salento per arrivare alla difficoltà con cui procedono la “sanitopoli” pugliese e tutte le indagini sulle magagne dei diessini (allora erano tali) campani e partenopei, ecc. Perché non sfruttare fino in fondo, ad esempio, quanto comincia a dire un Donigaglia su ciò che è accaduto in Emilia e nelle Coop?
E ancora: perché non si pone come minimo in luce, quale semplice resoconto statistico, il numero (più di cento, mi sembra) degli incriminati di Mani pulite? Quanti (se non ricordo male un 80%) sono stati infine assolti, fra cui Andreotti (dopo dieci o più anni) e recentemente Mannino (dopo 17 anni!)? E quanti processi ha subito ognuno di loro? Mi sbaglio o un Geronimo ne ha sostenuti una trentina? Sarebbe interessante conoscere le condanne inflittegli (forse una?). Perché non porre in luce, con pignoleria usata in altre stupide circostanze, quali processi (contro chi) vanno avanti ce-lermente (a parte quelli contro Berlusconi) e quali sono sostanzialmente insabbiati o giù di lì?
Qualcuno potrebbe sospettare che chi è così “timido” ha molti scheletri nell’armadio pure lui. In parte ciò è vero; soprattutto va però detto che il fondo della questione è un altro, giacché anche lo schieramento “sotto schiaffo” da parte dei forcaioli e giustizialisti è caratterizzato fortemente dall’“atlantismo”, appoggiato da sempre dai “poteri forti” (oggi meno forti) già indicati. Se qualcuno “di destra” tentasse di dire fino in fondo che cos’è veramente stata Mani pulite, per quali motivi decisivi essa prosegue ancora, dopo quasi vent’anni, il Pdl si squaglierebbe; e la stessa Lega si al-lontanerebbe mostrando tutte le sue contraddizioni e la funzione negativa, antinazionale, che svolge e che non può non favorire, perfino al di là delle intenzioni conclamate, la nostra subordinazione a “poteri altri”, situati al di là dell’Atlantico. Ribadisco che lo schieramento detto di destra non riesce a rispondere adeguatamente perché i finiani (e gli ex An in genere) remerebbero vigorosamente contro, una parte della vecchia F.I. (e anche molti dei suoi giornalisti, la stragrande maggioranza) pure; la Lega non ne parliamo.
Allora il gioco è fondamentalmente truccato. Tuttavia, ci interessa veramente questo gioco? E’ quello che dovrebbe essere giocato se fossimo in un paese “normale”? Evidentemente no. Chi lo ha iniziato, non scordiamolo mai, è stata la “sinistra”; anzi la parte piciista, quella che, come già scritto di recente, ha iniziato lo spostamento di campo verso gli Usa con la segreteria Berlinguer e si è poi apertamente venduta dopo il crollo socialistico e dell’Urss. Tuttavia, e l’intervista a Formica è piut-tosto chiara, anche quella che è divenuta “la destra” (a partire dal suo leader) fu opportunista all’epoca di Mani pulite e fu poi obbligata a ristrutturarsi e a mettersi in campo per assoluta necessità di sopravvivenza. Diciamo anzi subito che questa “destra” è una creazione involontaria della sinistra degli ex piciisti. La “destra” è una semplice reazione a simile “sinistra”, creatasi nel processo di rinnegamento e di svendita a Confindustria e agli Usa. Ancora una volta, si deve constatare che non può esistere politica in Italia, poiché tali schieramenti – etichettati come “sinistra” (la causa) e “de-stra” (l’effetto) – non hanno alcuna storia propria, non hanno valori, ideologie di riferimento; nulla di nulla, si sono formate per mera giustapposizione di alcuni gruppi mossi dai più bassi interessi che si possano immaginare. Una vera accolita di “paraculi”.

2. Tratteggiato, per brevi cenni, quanto sopra detto, traiamone alcune fondamentali conseguenze. Innanzitutto, non ci si venga ancora a recitare la pantomima della destra (con le sue varianti) e della sinistra; pur essa con tutte le sue sfumature e correnti, di cui quelle ritenute radicali (alcune, obbrobriosamente ancora autodefinitesi “comuniste”) sono le più abominevoli e colpevoli di raggiro e mendacio a danno di alcuni gruppi di generosi ma sciocchi sopravvissuti di una stagione per me gloriosa. Non posso che ripetere quanto già accennato. A “sinistra” abbiamo i residui (veri rifiuti, autentica “monnezza”) del personale politico sopravvissuto ad una laida manovra di finta giustizia, ben programmata e attuata da poteri stranieri con i loro manutengoli ben posizionati nei settori in-dustriali e finanziari italiani, che hanno vissuto attingendo largamente alla spesa pubblica (per questo gonfiatasi, non perché avevamo uno Stato eccessivamente “sociale”, magnanimo verso i suoi citta-dini). Da “destra” vi è stata una complessa manovra di sostanziale difesa da parte di certi settori che si sentivano in pericolo (in primis Berlusconi e ciò che rappresenta), mentre altri hanno saputo inserirsi abilmente (la destra che si disse all’epoca “sdoganata”); il cocktail che ne uscì poté profittare della vasta massa di elettori lasciata libera dalla distruzione dei vecchi partiti (Dc e Psi in testa).
Quindi, adesso smettiamola con le favole (quelle per bambini scemi, perché ci sono anche le grandi favole, che parlano della realtà ben di più delle menzogne raccontate da destra e sinistra ita-liane). L’unica preoccupazione deve essere quella di individuare il punto di partenza per parlare di politica. Riconosciamo onestamente che, dopo un periodo di quasi vent’anni, abbiamo una popola-zione disorientata e gravemente diseducata alla comprensione dei fatti politici; per cui continua a seguire “appecorone” questi poco meno che balordi e inetti sedicenti amministratori del bene detto “pubblico”. La tragedia non è che essi fanno i loro interessi, come sostengono bande di disonesti agitatori da quattro soldi, ben pagati per questo disservizio. Il problema non è la loro corruzione; è che non sanno attuare una politica dotata del minimo di apertura ai reali problemi nazionali e inter-nazionali, poiché non ne conoscono nemmeno l’abc. Sono ribaldi e incolti; e così pure lo stanno di-ventando i loro seguaci ed elettori, una gran massa di “suonati” che discute solo – a parte il calcio – delle malefatte (a volte incredibili “bufale”), che da “sinistra” attribuiscono alla “destra” e viceversa
E’ innanzitutto necessario riprendere la discussione in (e di) politica a partire dalla verità su chi ha cominciato l’opera di diseducazione tramite raggiri e imbrogli (come quello di mani pulite): i “potenti”, stranieri e italiani, che hanno creato la “sinistra” dei piciisti voltagabbana, pensando di poterla manovrare a piacimento. Il giudizio, critico o favorevole, va emesso senza l’attuale vergogna dello schieramento preconcetto. Un tempo, si voleva far credere che i comunisti avessero “versato il cervello all’ammasso”; di questi “sinistri” e “destri” odierni che cosa allora si deve dire? Dei veri bestioni, esattamente come quelli delle “curve”: interisti, milanisti, juventini, romanisti, laziali, un’unica massa di “scimmie urlanti”. Come si dividono, non ci interessa; ci interessano le scelte po-litiche. Da qui sempre partiremo per dire bene o male dei “berluscones”; bene o male (finora sempre male, ma non è colpa nostra) dei “sinistri”, malissimo dei “comunisti”.
Sempre tenendo conto di quanto appena detto: la “sinistra” è stata creata, dopo il “crollo del muro”, per servire gli interessi degli Stati Uniti e dei loro succubi imprenditori “privati” italiani che hanno annientato i settori dell’economia “pubblica” (che non è IL BENE DI PER SE’, lo è stata pe-rò in Italia); la “destra” è stata una reazione di fronte al pericolo continuo di essere eliminata dall’aggressione altrui, una reazione che non ha quindi vera linea politica, poiché vive del “riflesso di salvarsi”. In tale riflesso non c’è posto per un’autentica strategia d’autonomia nazionale; solo alcune mosse per “scompigliare le carte” che – se vanno nella direzione per noi giusta – vanno apprezzate e valorizzate; altrimenti criticate con decisione e appropriata argomentazione.
E questo basti per coloro che ancora insistono sulla distinzione destra/sinistra. Se è pura indica-zione di schieramenti, che comunque si combattono fra loro per occupare in definitiva un unico ruolo (di servi), utilizziamola (con prudenza); se si tenta invece di far credere che vi è ancora differenza di valori, di direzioni di marcia, di difesa di interessi “di classe” (i dominanti, da una parte, e i do-minati, dall’altra), e altre menzogne varie, allora ci scateniamo nelle più virulente offese perché non accettiamo ulteriori prese in giro. In ogni caso, con chi ancora difende la distinzione in oggetto – dal punto di vista sostanziale e non meramente formale di semplice indicazione topologica (“studio delle proprietà delle figure e delle forme che non cambiano quando viene effettuata una deformazione”) – nessuna discussione più; solo lotta frontale e senza remissione. Consentendomi, per una volta tanto, di personalizzare: Preve mi va bene, pur nel netto dissenso teorico (che è anche di prospettiva di fase, ma “non antagonistico”); Losurdo proprio no, pur se apprezzo magari una serie di studi storici (politicamente è però per me, nel complesso, negativo e regressivo). Degli altri intellettuali “di grido”, nemmeno parlarne: un bel falò e dispersione delle ceneri.