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Dalla letteratura colonialista alle offensive di Google contro la Cina

di Matteo Pistilli - 18/02/2010

Fonte: cpeurasia

Viva la Censura! 


Dalla letteratura colonialista alle offensive di Google contro la Cina il passo è breve: sono in ballo anche la nostra cultura e la nostra libertà

 


Durante i secoli della colonizzazione delle aree del pianeta non europee, la cultura delle potenze mercantili colonizzatrici come Inghilterra, Francia, Olanda era completamente assorbita dal compito di educare le popolazioni colonizzatrici e colonizzate alla giustezza ed alla necessità di quelle conquiste. Sebbene infatti oggi spesso si parli di quell’epoca in maniera critica come di un periodo in cui non c’era rispetto per le culture altre, così da poter dire che invece oggi la musica è cambiata, la realtà è che anche durante quel lungo arco di tempo (che probabilmente come si dirà non è affatto concluso) la “miglior” cultura era tutta protesa a spiegare come della colonizzazione ci fosse bisogno, soprattutto per il bene dei colonizzati.

Ed allora ecco i grandi nomi disquisire dell’incivilimento di masse di uomini arretrati, considerati quando andava bene come bambini da educare e far crescere, quando andava male come di bestie da addestrare. Bisognava educare gli indigeni al libero commercio (che ingrassava il mercato già globale), così che grazie a questo potessero uscire dal grado di minorità in cui vivevano. I cattolici spiegavano come fosse necessario convertire le popolazioni del mondo alla propria religione, per dargli i mezzi fondamentali per uscire dall’arretratezza; i laici invece spiegavano come attraverso i commerci e una cultura illuminata li avrebbero aiutati a vivere felici.

Nel 1790 Brissot spiegava all’Assemblea Nazionale della “Libertà uguaglianza fraternità” che liberare i neri schiavi sarebbe stato come abbandonare a se stessi dei poveri bambini neonati, monchi e incapaci di tutto. Pochi anni dopo, la conquista francese ad Algeri è considerata una provvidenziale missione per portare luce e civiltà agli arretrati africani. Questo tipo di ragionamenti diede vita in Francia e Gran Bretagna a modi diversi ma simili di teorizzare e praticare il colonialismo: rispettivamente l’assimilazione e l’indirect rule avevano lo scopo di trasportare la cultura dei colonizzatori nelle aree conquistate o di creare una classe dirigente di autoctoni educati alla cultura dei “padroni”.

Estendere la modernità attraverso i commerci fu la parola d’ordine di moltissimi “illuministi” dagli esponenti della liberale “rivoluzione francese” passando per Kant, Marx (per citare due giganti) e senza parlare degli innumerevoli romanzieri, economisti alla Smith e via dicendo; concetti che diventati di carattere economicista e umanitario arrivano fino ai nostri giorni con gli “Stadi di sviluppo” di Rostow del 1960 ed i decenni dello sviluppo.

Questo tipo di ideologia della civilizzazione, era ovviamente trasportata dalla cultura più alta fino a quella più popolare: libri, romanzi coloniali, e soprattutto libri per bambini, storie, disegni tutta la società dell’epoca era fermamente convinta del proprio ruolo di salvezza dell’intera umanità. Il famoso inno “Rule, Britannia!” simboleggia meglio di qualsiasi trattato la pervasività di queste certezze, l’idea della giustezza della globalizzazione civilizzatrice (che qualcuno ha chiamato anglobalizzazione) era presente in ogni meandro della società. Come non citare il romanziere Kipling con i suoi numerosi lavori in cui la luce della civiltà inglese aiutava sfortunati uomini arretrati che vivevano con sbagliate e cattive usanze, e il suo “fardello dell’uomo bianco” la responsabilità di elevarli da quello stato animale.

Ritroviamo tutto ciò nel “destino manifesto” statunitense, l’idea di avere un destino di civilizzazione nei confronti di tutta l’umanità che dagli anni della frontiera è arrivato fino ad oggi, soprattutto dal momento in cui gli Usa hanno preso in mano il testimone della globalizzazione mercantile e dominio dei mari (e dei cieli) dalle decadenti potenze coloniali.

Lo stesso tipo di ragionamenti, che pur evidentemente vengono da lontano, li ritroviamo infatti oggi in tutto quel vero e proprio racconto che è l’esportazione di democrazia in posti in cui, ci viene detto, vige l’oscurantismo più nero. Ed allora ecco che c’è bisogno dei lumi della civiltà in Iran, in Cina, in Russia, in Venezuela, in Corea e potremo continuare per molto, certi senza dubbio di citare soltanto Stati che per diversi motivi non hanno politiche accondiscendenti verso gli odierni colonizzatori, e cioè gli Usa e la loro Alleanza Atlantica. Attraverso la credenza (perché questo è) dei “diritti umani” - che per chi non ne sia informato non è un modo per dire che le persone nel mondo devono avere dei diritti, ma è un modo per creare una struttura mondiale (guidata da chi ha il potere globale) capace di dettare leggi e quindi di agire per applicarle tramite l’ingerenza umanitaria (e non) in ogni parte del pianeta, magari in zone in cui diversità culturali e la non partecipazione alla costruzione di quei diritti implicano diversi tipi di comportamento - si riesce a giustificare ogni tipo di ingerenza nei confronti di Stati sovrani e culture legittime per poterle educare, aprire ai commerci e “occidentalizzare”.

Ed è per questo che anche oggi, come nei secoli passati, la cultura più “alta” e di conseguenza quella più popolare, sono protese a creare costruzioni ideologiche e mentali per spiegare e gettare le basi per tale globalizzazione civilizzante. Oggi oltre libri, romanzi, canzoni, ciò è ovviamente compito dei mass media, tutti controllati da poche multinazionali che diffondono nei confronti dell’arena mondiale le solite idee colonizzatrici.

E’ per questo motivo che non solo si può comprendere, ma si può giustificare e lodare il momento in cui un Governo sovrano, come per esempio la Repubblica Popolare Cinese, proibisce il fluire incontrollato nel proprio spazio di idee costruite altrove, che hanno il solo scopo di educare la popolazione cinese a qualcosa che non ha nulla a che fare con le sue mille storie, tradizioni, modi di pensare. E’ un responsabile atto di tutela che popoli ai quali è ben chiaro il ricordo della “civiltà” che i colonizzatori gli anno portato (e di come veniva giustificata) compiono in riguardo del proprio futuro.

Purtroppo la forza della “cultura” dominante è tanta, l’immaginario a sostegno dell’esportazione di democrazia e libertà oggi come ieri ha enormi fondamenta, basti pensare alla propaganda che esce da Hooliwood attraverso milioni di filmoni e filmetti (così bene sottolineata da Kleeves [1]); quella stessa forza dovrebbe far capire ai sostenitori della “liberazione” delle masse soggiogate da Stati più o meno canaglia (ossia mal visti dagli Usa), che la potenza di fuoco mediatica “occidentale” non è neanche lontanamente paragonabile a quella di altri Stati e quindi non è possibile per questi lasciare fluire incondizionatamente tale propaganda straniera, che prenderebbe presto il sopravvento su quella sovrana. Mentre da noi la forza mediatica dell’occidente è così pervasiva che possono concederci, con molto sforzo e solo attraverso internet, di raggiungere anche altri tipi di informazioni, poche e in lingua per cui solo per esperti e “pazzi fanatici” (come prima o poi verranno considerati tutti quelli che non credono che la società occidentale sia il paradiso), in altri spazi sovrani è ovvio frenare tale irruenza informativa, all’avanguardia per strategie di mercato e livelli tecnici.

La propaganda civilizzatrice colpisce, oggi come allora, sia le popolazioni “avanzate” sia quelle da illuminare. E colpisce doppiamente anche noi che facciamo parte del mondo “atlantico” a guida Usa, ma che siamo anche una colonia europea (con le nostre belle 100 e passa basi militari a stelle e strisce sul territorio). Purtroppo ed è qui che andrebbe indirizzata l’attenzione, non c’è nessun potere politico che abbia la forza di porre in essere un vero atto Politico come sarebbe quello di scegliere la cultura per sostentare il popolo. Sebbene possiamo imbatterci in atti di inutile moralismo al momento in cui vengono censurate scene di violenza o simili, che comunque rimangono ben presenti in ambiti molto spesso “educativi”, non ci si pone minimamente il problema di come dare effettivamente impulso ad un circolo virtuoso con cui rendere la cittadinanza più consapevole del mondo in cui vive.

Per fare un esempio fra gli infiniti che ce ne sarebbero, senza citare trasmissioni a carattere globale come reality e simili, che colpiscono l’immaginario di tutti noi ben più in profondità di qualsiasi altra cosa, possiamo citare un telefilm trasmesso in passato da Rai Due (in prima serata) ed ora da La7, “Jag avvocati in divisa”, in cui alcuni avvocati militari americani (il telefilm è americano, of corse) vanno in giro per il mondo a scoprire infamie compiute da cubani perfidi e comunisti, iraniani pazzi islamici, serbi criminali ferocissimi, cinesi assetati di sangue, russi spietati e mangiatori di bambini e via dicendo. Tutto condito dalle più consolidate tecniche di propaganda, canzoncine emozionanti, belle donne, che anche l’autore di questo articolo quando gli è capitato di vederlo per poco non andava ad arruolarsi nei marines per esportare il bene nel mondo.

Bene, se in Italia qualcuno decidesse di censurare questo vero e proprio strumento di educazione alla globalizzazione civilizzante, penso sarebbe una bella notizia per tutti. E ci sarebbe poco da piagnucolare sulla libertà di informazione, come fa Google nei confronti della Cina, perché la libertà ci viene proprio negata dalla presenza di quel tipo di “cultura”. Non saremmo così contenti se fosse legale compiere e diffondere atti di pedofilia per esempio (come fra l’altro avevano proposto alcuni membri di un partito “radicale” olandese, amante dei diritti umani, del finto culto della libertà totale ecc..) dei quali apprezziamo la censura, allo stesso modo non dovrebbe dispiacerci che ad essere fermate siano visioni, nozioni, valori che non vorremmo veder messe in atto e che sono in contraddizione con la nostra storia e i nostri interessi; soprattutto se queste ideologie prendono facilmente il sopravvento essendo legate a doppio nodo con il mercato globale, quindi con tutta una serie di costruzioni ideali e reali che riguardano la produzione, distribuzione di determinate merci e che fanno da spalla alla cultura globale. Oggi, come ieri, è il mercato libero e mondiale ad essere, insieme all’esportazione armata di democrazia, l’aiuto (che a sua volta viene aiutato) alla costruzione ideologica dell’esportazione della civiltà.

Dopo aver toccato con mano ciò che si nascondeva dietro le belle parole dei civilizzatori di ieri e cioè le distruzioni di culture, genocidi, sfruttamento è da augurarsi che la scelta responsabile del tipo di “cultura” da accettare o meno continui e sia sempre più adeguata; anzi bisogna ricercare una vera sovranità anche in Europa, che deve riscoprire le sue culture e la sua unità, così che il proprio popolo possa finalmente compiere scelte per tutelare se stesso ed i propri interessi.



[1] La propaganda di Hollywood a beneficio dell’immagine USA di John Kleeves
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=28030