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Debito pubblico Usa: Pechino abbandona il dollaro

di Alessandro Sassone - 18/02/2010

     


La sfida per l’egemonia economica mondiale tra Cina e Stati Uniti è giunta ad un capitolo importante. Dopo essere stata la prima sostenitrice del debito pubblico statunitense Pechino ha ridotto gli investimenti in T bond Usa, operando una vendita di Us Treasuries per 34,2 miliardi di dollari, mentre il saldo giapponese vede acquisti per 11,5 miliardi di dollari, arrivando così alla stratosferica quota di 768,8 miliardi contro i 755,4 miliardi della Cina. Il primato negli investimenti  in titoli di Stato Usa passa così nelle mani di Tokio; un dato che potrebbe aiutare il primo ministro Yukio Hatoyama sulla questione della presenza statunitense sull’isola di Okinawa.
Pechino aveva già annunciato l’intenzione di ridimensionare gli investimenti in buoni del Tesoro statunitensi lo scorso marzo, quando responsabili del governo cinese sollevarono dubbi sull’affidabilità delle obbligazioni statunitensi. La riduzione degli investimenti di Pechino nei bond nordamericani rappresenta anche una risposta politica ai continui attacchi Usa; la questione dei diritti umani, risollevata recentemente dal segretario di Stato Hillary Clinton proprio in occasione dei festeggiamenti della Repubblica popolare cinese, le recenti tensioni per la vendita di armi a Taiwan, gli attacchi del presidente Obama sui livelli dei tassi cambio dello yuan negli scambi commerciali con gli Usa e le ultimissime tensioni per la visita del Dalai Lama alla Casa Bianca, hanno inasprito i rapporti tra le due potenze legate a filo doppio dalle rispettive strategie politico-economiche.
In questa battaglia, a sfavore di Washington influisce la particolare posizione di Pechino che gioca da attaccante la partita contro la crisi economica globale e sta tessendo una fitta rete di rapporti diplomatici e commerciali; recentemente, la strategia economica cinese ha fatto confluire investimenti in Europa passando per Belgrado con cui ora condivide un progetto per la costruzione di una centrale termoelettrica, oltre che un sentimento comune di unificazione nazionale; Taiwan, Hong Kong, il Tibet e lo Xinjiang per la Cina sono come il Kosovo per la Serbia. Ma i record di Pechino proseguono con il sorpasso nelle esportazioni su Berlino, da cui il colosso asiatico ha iniziato ad acquistare macchinari altamente tecnologici per migliorare la qualità nella produzione dei prodotti da esportazione; un segno che Pechino ha realmente compreso che le esportazioni di prodotti di bassa qualità non potranno fare registrare dati positivi per sempre e che, come ha dichiarato la scorsa settimana Hu Jintao, occorre diversificare il modello economico cinese. Non meno importante poi il rapporto commerciale che lega Pechino a Tokio: la Cina, infatti, è diventata il primo cliente dell’export giapponese superando gli Stati Uniti; senza contare che già dal 2004 il livello globale degli scambi commerciali tra Cina e Giappone ha superato quello con gli Usa.
Il calo negli investimenti in titoli statunitensi non è comunque una tendenza legata alla sola Cina; la flessione è generalizzata. Secondo i dati del Tesoro, azioni e obbligazioni hanno disatteso le stime annunciate appena un mese prima: la crescita netta negli investimenti si è infatti attestata in 63,3 mld euro a dicembre, contro i 126,4 mld delle previsioni. Se gli investimenti esteri in T bond Usa continueranno a calare, quindi, Washington potrebbe essere costretta a ritoccare al rialzo i tassi di interesse, una eventualità pericolosa se si considera il deficit più alto mai visto prima nella storia dell’economia Usa. Un deficit alla cui base insiste la riduzione dell’introito fiscale e gli enormi programmi di spesa pubblica per stimolare l’economia e stabilizzare il sistema finanziario. Tutto ciò, secondo le stime rese note lo scorso 1 febbraio dal governo statunitense, porteranno il deficit di bilancio pubblico 2010 a toccare la cifra record di 1.560 mld di dollari contro le previsioni dello scorso anno secondo cui il deficit si sarebbe attestato a 1.400 mld di dollari.