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Piccole volpi crescono

di Antonio Serena - 22/02/2010

Fonte: liberaopinione


Sì, le Italie sono due, ma non, come vorrebbero farci credere Bossi e compagni, quella al di sopra e al di sotto del Po (per esigenze elettorali la prima ha ormai incorporato anche Calabria e Sicilia), e neanche quelle rappresentate dal centrodestra e dal centrosinistra – facce di una ormai identica medaglia etica e politica - bensì quella delle persone che hanno ancora una dignità e quella dei farabutti, con o senza tessera di partito.

Quello che sta succedendo in questi giorni in Italia, dimostra senza tema di smentita che Tangentopoli è continuata tranquillamente per vent’anni e gode sempre più di ottima salute, nonostante i politici subentrati ci avessero assicurato il cambiamento, se non la rivoluzione. Basta scorrere la lista dei parlamentari in carica condannati in via definitiva per accorgersi che i nuovi arrivati (si fa per dire, in quanto Forza Italia ha riciclato non solo socialisti e democristiani, ma anche tanti comunisti) si sono impegnati nel vecchio mestiere al pari dei vecchi inquilini del Palazzo e anche gli ex giacobini della Lega hanno dimostrato di possedere del talento in materia (fallimento della Banca del Nord, bancarotta del villaggio turistico in Croazia, tangenti Enimont).

Sono solo piccole volpi nel pollaio”, afferma Silvio, ma la verità sta nell’allarme lanciato dalla Corte dei conti: “La corruzione è triplicata in un anno”. Non vi è giorno che non si abbia notizia di qualche nuovo “mariuolo” indagato, di qualche scandalo piccolo o grosso con l’immancabile partecipazione del politico bipartisan di turno. D’altronde, se democristiani e socialisti di Tangentopoli rubavano, per quale motivo un governo (ed un’opposizione) che raccolgono i cascami di quella stagione politica non dovrebbero offrire lo stesso prodotto? Non sono sempre gli stessi a dettar legge nei palazzi del potere, pur sotto nuovi simboli politici?

Scrive Massimo Fini: “Si è detto, da parte dell’onorevole Tremonti, che « i comportamenti previsti dalla legge come reati cessano di essere tali se la coscienza morale dominante non li considera tali». Se si desse retta a questa curiosa tesi di Tremonti, che oggi è ministro delle Finanze, tutti i reati fiscali non sarebbero più reati”.

Una classe politica che parte da questi presupposti non sarà mai in grado di fornire strumenti utili a fronteggiare la grave crisi morale e politica in atto, per il semplice fatto che per loro tutto quello che sta accadendo rientra nella normalità.

Chi s’assomiglia si piglia” gli fa eco Galli della Loggia sul “Corsera”, secondo il quale il problema non è partitico, ma coinvolge tutti: un sistematico delinquere fatto di evasioni fiscali, concorsi truccati, mazzette, abusi edilizi e tangenti “cui si dedicano incessantemente milioni di italiani”.

La Costituzione (art.1) recita che i poteri dello Stato sono tre: legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma se chi fa le leggi la pensa in questo modo e chi le deve applicare è bloccato da interferenze politiche, se i poteri fondanti lo Stato sono in continuo conflitto tra loro, chi mai potrà educare ed obbligare il cittadino all’osservanza delle leggi?

Che la putrefazione della società coinvolga ormai tutti, non solo la classe politica, è un dato di fatto. Ma le responsabilità più pesanti del clima malsano in cui sguazza questo Paese ricadono sulle oligarchie infette che lo governano, in primis i partiti politici, associazioni non soggette a nessun controllo, prive di responsabilità giuridica, beneficiarie di incredibili vantaggi, infarcite di veline e di mediocri soldati obbedienti imposti da ristrette oligarchie, ma soprattutto responsabili di una perdurante assenza, di una politica televisiva, fatta di slogan e di promesse mancate .

Più che mascalzoni, come li chiama Galli della Loggia, gli italiani sono ingenui. Come fanno infatti a credere ancora, seppur in numero sempre minore, ad una classe politica destrasinistra che per decine d’anni ha contraddetto e ingannato le aspettative dei cittadini? Hanno chiesto loro con un referendum di pronunciarsi sull’abolizione del ministero dell’ Agricoltura e – fregandosene del pronunciamento popolare - hanno continuato a mantenerlo in vita cambiando beffardamente il suo nome in ministero delle Politiche agricole; hanno chiesto ai cittadini se volevano l’abolizione del finanziamento ai partiti e – in risposta al boato di sì – lo Stato è arrivato a rimborsare ai partiti cifre quattro volte superiori a quello che spendono effettivamente; hanno chiesto ai cittadini se volessero il nucleare e, a risposta negativa, hanno annunciato di voler dotare il Paese del nucleare.

Sembra che la maggioranza dei cittadini sia più attenta alle sirene della propaganda mediatica che agli effettivi risultati raggiunti dai governi succedutisi nel dopoguerra alla guida del Paese. Con la Lega al governo, nel solo ultimo anno gli ingressi sono raddoppiati, ma, il popolo continua a votare Lega soprattutto per protestare contro l’immigrazione ; il portavoce del PDL Gasparri lancia la “tolleranza zero” e i suoi colleghi di partito stanno preparando la nuova sanatoria sulle badanti; si professano ultraliberisti, ma fisco e Guardia di finanza bersagliano la piccola e media impresa, anziché le attività abusive extracomunitarie; il contorsionista Fini (che ha sottoscritto la legge sui flussi migratori con Bossi) dà dello “stronzo” a chi discrimina gli stranieri mentre i suoi compari della Lega li vorrebbero arrostire e la Santanché si preoccupa del burqa e delle carceri stipate al 70% di extracomunitari.

Sì, è vero che moltissimi imprenditori che inveiscono contro l’invasione degli extracomunitari, li assumono poi nelle loro aziende in nero o pagandoli la metà, ma a chi spetta il compito di fare le leggi e di farle eseguire: ai cittadini o allo Stato?

Dal “decreto salvaladri” al lodo Alfano, Silvio Berlusconi ha alle spalle una lunga storia di leggi ad personam. Ciò non gli ha impedito, qualche tempo fa, in Grecia, di uscirsene con pesanti invettive contro quei politici che non hanno mai lavorato e hanno comprato case e ville al mare e in montagna “con i soldi rubati agli italiani”. Adesso, scoppiato il caso Bertolaso, senza aspettare i risultati delle indagini della magistratura, il premier ha già deciso l’innocenza del capo della Protezione civile, insistendo a ripetere, stavolta in piena sintonia con Gianfranco Fini, che non ci troviamo di fronte ad una nuova Tangentopoli, ma ad “alcune singole persone che sbagliano”. I partiti non c’entrano, anche se continua la collusione tra uomini politici e criminali. Ma se i ladri non ci sono, perché tanta fretta nel varare una legge anti-ladri?

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