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Il professor Azzeccagarbugli

di Massimo Fini - 23/02/2010


 
 

Secondo la Corte dei Conti le denunce per corruzione sono aumentate, dal 2008 al 2009, del 220% e quelle per concussione del 150%. La denuncia della Corte non fa che ufficializzare ciò che è sotto gli occhi di tutti, con le inchieste di Milano, di Firenze, di Bari, di Palermo.
      Sul Corriere il professor Ernesto Galli Della Loggia scrive che Mani Pulite è stata "inutile". E come potrebbe essere diversamente? Sono quindici anni che assistiamo ad una quotidiana, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura italiana, da parte dell’onorevole Berlusconi, delle sue Tv, dei suoi giornali, dei suoi parlamentari e anche, in misura molto minore, del centrosinistra. I magistrati sono stati accusati di "complotto", di "uso politico della giustizia", di "indebita supplenza", di "giustizialismo", di "giustizia a orologeria"; ogni volta che hanno cercato di colpire la corruzione politica, amministrativa e imprenditoriale; a quest’opera di demolizione sistematica ha attivamente partecipato il principale quotidiano della borghesia, Il Corriere della Sera, con i suoi editorialisti liberali, Angelo Panebianco, Galli della Loggia, Piero Ostellino (Panebianco è arrivato a scrivere che "la legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé" - Corriere, 16/3/1998). Di recente l’onorevole Berlusconi, riferendosi all’inchiesta di Firenze, ha affermato che "i magistrati dovrebbero vergognarsi", insultando non solo i Pubblici Ministeri ma anche i Carabinieri che hanno steso i rapporti in base ai quali i primi hanno proceduto.
      Io mi stupisco che ci siano magistrati e organi della polizia giudiziaria (i rappresentanti di quel "law and order" che è il cardine delle destre di ogni Paese) che abbiano ancora voglia di fare il loro mestiere. Tanto più che sanno che anche questa volta, come per Mani Pulite, sarà "inutile"; se ne avvertono già ora i segnali. Sul Corriere Galli della Loggia scrive: "non crederemo davvero che la corruzione italiana si riduce a quella dei politici? La verità è che è l’Italia la causa della corruzione". È il vecchio trucco del "tutti colpevoli, quindi nessuno è colpevole". Comunque, è vero, l’Italia è marcia fino al midollo. Ma la corruzione non sale dalla società verso i partiti, come sostiene il Galli della Loggia, ma è vero il contrario. In una democrazia corrotta i partiti comprano il consenso. E per comprarlo hanno bisogno di soldi, di tangenti, di uso a tappeto del clientelismo e dell’affiliazione paramafiosa. È così che la corruzione, discendendo giù per i rami, arriva alla società e la inquina.
      Il Galli, per salvare ancora una volta i partiti, di destra e di sinistra, trova che le radici della corruzione italiana stanno "nella nostra storia profonda". Sarà, ma io ricordo anche un’altra Italia, e dovrebbe ricordarla anche il Galli della Loggia. Nell’Italia dei ’50 e dei ’60 l’onestà era un valore per tutti. Per la borghesia, se non altro perché dava credito. Per il mondo contadino dove la stretta di mano valeva più di un contratto e le sua violazione costava l’emarginazione della comunità. E per il proletariato.
Scrive ancora il Galli della Loggia che l'ultimo film di Pupi Avati è "un ritratto spietato di che cosa è diventato questo Paese". Sì, ma anche grazie al professor Ernesto Galli della Loggia e agli intellettuali azzeccagarbugli che invece di chiarire le idee alla gente gliele confondono.