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Un piccolo Consiglio (europeo)

di Tonino Fabbri - 24/02/2010

«Il Consiglio europeo è un organo che si riunisce periodicamente per esaminare le principali problematiche del processo di integrazione europea. Esso è composto dai capi di stato o di governo degli stati membri dell'Unione europea, assistiti dai ministri degli esteri, nonché il presidente della Commissione europea ed un altro membro della Commissione»(http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_europeo).

Una generica definizione dell'oggetto di cui ci occupiamo è necessaria perché un lettore di media cultura potrebbe aver avuto dei problemi a comprendere il "dramma" internazionale vissuto dalla sinistra italiana, quando, qualche mese fa, ha saputo che l'ex Presidente del Consiglio italiano Massimo D'Alema non è stato nominato quale “Alto rappresentante per gli Affari esteri” del Consiglio europeo.

Il Consiglio europeo ha origine negli anni sessanta dall'esigenza di avere uno strumento di consultazione dei rappresentanti dei governi europei per favorire il raggiungimento di una omogeneità di visioni politiche europee. La riunione dei Capi di Stato e di Governo (occidentali) era utile per raggiungere una certa unanimità al di fuori dei meccanismi della diplomazia burocratica. In vista della creazione dell'Ue si è ritenuto opportuno ridurre il Consiglio (la cui istituzionalizzazione era prevista nel Trattato di Maastricht ed era riproposta, con “poteri ampliati”, nel Trattato di Amsterdam e con la definizione del Presidente del Consiglio europeo e del Segretario generale che è anche l'“Alto rappresentante per gli Affari esteri”), ad un organo burocratico, con l'immancabile presidente ad hoc, che ha un incarico di due anni e mezzo eventualmente rinnovabile.

Per la nomina alle cariche burocratiche del Consiglio europeo nell'autunno passato si è scatenata una vivace lotta politica evidentemente fondamentale per l'esistenza dei cittadini europei che ha visto bruciare, tra l'altro, le candidature di Tony Blair alla presidenza del consiglio europeo e di Massimo D'Alema a quella di “Alto rappresentante per gli Affari esteri”. Le nomine sono andate rispettivamente: a Herman Van Rompuy quella di Presidente del Consiglio europeo; alla baronessa inglese Catherine Ashton quella di “Alto rappresentante per gli Affari esteri”.

I commenti dopo la nomina di Herman Van Rompuy e di Catherine Ashton sono stati piuttosto unanimi in Europa. La scelta dei membri del Consiglio europeo sembra dettata dall'esigenza di non dare a questo non solo alcuna autorità, ma nemmeno alcuna riconoscibilità. L'Europa espressa da questo Consiglio sembra un omaggio all'anonimato burocratico.

L'unico vantaggio di una Commissione così anonima potrebbe venire per un paradosso; poiché i rappresentanti europei non hanno alcuna rilevanza personale, tranne che nei loro Stati di appartenenza, potranno esercitare un ruolo di mediatori e favorire una maggiore integrazione fra gli Stati membri. Naturalmente se così non sarà essi si aggireranno come fantasmi in una Europa che non si preoccuperà nemmeno di esorcizzarli e scompariranno per inedia tra due anni e mezzo.

Per il momento l'esordio dell'”Alto Commissario per gli affari esteri” (che si occupa anche della sicurezza comune), è avvenuto nello stesso anonimato della nomina. Basta leggere i comunicati stampa (http://www.consilium.europa.eu/showPage.aspx?id=1&lang=it).

L'8 dicembre 2009 il Consiglio europeo invoca la riesumazione della negoziazione per il processo di pace in Medio oriente; discute il dossier nucleare dell'Iran, e la violazione dei diritti umani in quel paese;, discute la situazione in Afghanistan e autorizza le forze navali dell'Ue a monitorare le coste Somale.

Il 18 gennaio il Consiglio europeo esprime il suo dolore per il terremoto di Haiti e si attiva per far giungere gli aiuti europei ad Haiti.

Poi l'Unione europea accoglie con favore la determinazione delle istituzioni democratiche della Nigeria per garantire la continuità della democrazia e al rispetto dello Stato di diritto. In breve: l'Unione Europea apprezza gli sforzi democratici della Nigeria e la invita a fare di più.

L'11 febbraio 2010, in occasione dell'Anniversario della rivoluzione islamica che per molti in Iran simboleggia il progresso nella libertà e nel riconoscimento del diritti fondamentali, l'Unione Europea prende atto, con grande preoccupazione, che a molti iraniani è stato impedito di esprimere le loro opinioni. L'Ue ribadisce quindi l'appoggio a chi manifesta per i diritti fondamentali.

Il giorno dopo il Consiglio europeo esprime profondo rammarico per la decisione della Alta Corte di Pechino di condannare Liu Xiaobo a 11 anni di reclusione con l'accusa di "incitamento alla sovversione contro il potere dello Stato". L'Unione Europea in breve ritiene che la Cina violi la libertà di espressione del signor Liu Xiabo e lamenta l'esclusione di osservatori internazionali dal tribunale che lo ha condannato.

Insomma la baronessa Catherine Ashton “Alta Rappresentante Europea degli Affari esteri e delle politiche di sicurezza” per ora si occupa di appoggiare le soluzioni già prese altrove, di sostenere le iniziative umanitarie, di redarguire gli Stati che non rispettano i diritti umani. Tutto ciò è qualcosa di diverso da quanto ci si aspetti dalla politica estera di uno Stato sovrano. In effetti la Ue non è uno stato sovrano.

Diversamente dalla Asthon Herman Van Rompuy ha preso occasione dalla crisi economica per reclamare subito maggiori poteri per controllare i bilanci degli Stati membri; per uno che è stato nominato in virtù delle doti di mediatore l'esordio ha cozzato subito con l'altra carica quella  Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso. Peraltro è difficile comprendere come le due Cariche di Presidente della Commissione Europea e di Presidente del Consiglio europeo non finiranno per cozzare l'una contro l'altra.

Le figure del Presidente del Consiglio europeo e dell' “Alto Commissario per gli affari esteri” sono la dimostrazione che «l'unione europea non raggiunge alcuna forma che esprima il livello di legittimazione di una democrazia statuale costituzionale» e ciò «è la verità di ciascuno degli apparati istituzionali» (http://www.appelloalpopolo.it/?p=347); ovvero che «l’Unione Europea è e rimane un’unione di Stati sovrani» costruita sulle modifiche ai Trattati costitutivi e sulla politica propagandistica del “si” adottata dalle istituzioni» (http://www.appelloalpopolo.it/?p=595). Ovvero l'Ue e le sue istituzioni sono il risultato di una «democrazia caricaturale» (Daniel Cohn-Bendit).

Quali benefici possono avere i cittadini europei da simili istituzioni? Per ora non ci sono risposte, ma se queste non verranno, e difficilmente verranno, qualche ritorno dell'antieuropeismo non è da escludere.