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Solidarietà, ma anche resistenza contro i farabutti. Una questione di sovranità

di Gianfranco La Grassa - 28/02/2010

 

Desidero dare la mia solidarietà a Nicola Porro aggredito (e minacciato) da pericolosi figuri “travagliati” (non certo da problemi di coscienza, poiché non sanno cosa essa sia). Credo di esprimere pure l’opinione di tutti i redattori. Tuttavia, ammetto che non do la solidarietà per puro spirito di giustizia. Lo faccio con un certo senso di rabbia, e anche un pizzico di polemica nei confronti dei continuamente insultati (perché non lo è solo Porro, ma chiunque non faccia parte dell’establishment culturale della “sinistra” e dei suoi fogliacci, da Repubblica e La Stampa fino al Manifesto, e “oltre”). Mi dispiace, ma di fronte a mascalzoni e farabutti dell’“intelletto” (in realtà, della sua totale assenza), è fastidioso sentir recitare la parte dei “liberali”, di quelli che lasciano par-lare tutti.
Intanto, non è vero; per esempio uno come il sottoscritto, questi “liberali” non lo lascerebbero certo scrivere quello che pensa realmente. E non recrimino affatto, proprio perché io non recito la parte del liberale; solo che dovrebbero smettere di recitarla anche questi altri. Porterò un ulteriore esempio: i “liberali” criticano la mancanza di democrazia in Iran, dove giovinastri (e meno giovani) – dello stesso stampo di Travaglio e la “maestrina” (come la chiama Porro), o di colui che fa l’antifascista quando ce lo ricordiamo legato alla Fiat e ad ambienti americani dei peggiori (mi si scusi, anche questi autodefinitisi “liberal”) – cercano di rovesciare la direzione del paese perché gelosa dell’autonomia nazionale contro le mene americane, appoggiate dai loro servi europei. Questi “democratici” iraniani definiscono fotomontaggi immagini precise che fanno vedere maree di persone in piazza ad ascoltare Ahmadinejad; mentre effettuano confuse riprese con cellulari, in cui riprendono pochi amici che recitano il casino, e le diffondono via Twitter (americana) come grandio-se manifestazioni di decine, anzi centinaia di migliaia, anzi milioni di manifestanti con il solito corteggio di morti, arrestati, pestati, scomparsi, ecc. Il tutto diffuso dai giornali occidentali, organi di completa disinformazione: sia quelli delle “maestrine” che quelli dei “liberali”.
La stessa cosa dicasi se qualcosa capita in Venezuela o in uno degli altri Stati/canaglia, così definiti da quei campioni di violenza, aggressività, torture e massacri vari che sono gli americani amati dai nostri “liberali”. Ma quella americana è “democrazia”; in cui va a votare la metà degli elettori, in cui i flussi di opinione possono cambiare in pochi giorni di alte percentuali a seguito di alcune notizie, che hanno ben poco a che fare con la politica (diciamo pure delle solenni cretinate). E anche quando si tratta di cose serie come la crisi, si hanno egualmente oscillazioni inopinate di preferenze della “ggente” in seguito ad avvenimenti che si accavallano di giorno in giorno, labili e mutevoli più delle nuvole in cielo, più dell’umore di un isterico.
Quindi, io do piena solidarietà a Porro, ma non per motivazioni “liberali”. La do perché so che i più schifosi servi dei “democratici” americani (aggressori, seviziatori, organizzatori di sedizioni e assassinii in varie parti del mondo) sono i nemici di Porro, i “travagliati”, i “sinistri”, seguiti da co-loro che, da “destra”, tentano oggi di ottenere il “visto d’ingresso” in future coalizioni che facciano fuori Berlusconi solo per instaurare un autentico regime filoamericano, con l’appoggio del peggiore e più parassita capitalismo italiano (quello delle banche, della Fiat, ecc.). Do quindi solidarietà a Porro solo per ricordare che questi “liberali” non riescono a contrastare le mene dei sediziosi e sovvertitori che stanno tentando di “rovesciare come un calzino” l’Italia allo scopo di annientarne ogni sua capacità di autonomia; pure quel minimo che essa mantenne durante il regime Dc-Psi nel mondo bipolare; pure quel minimo che il pur “coniglio” Berlusconi ha tentato di mantenere dal 2003 fino a poco tempo fa (diciamo fino al “Duomo” scagliatogli in faccia?).
Questi “liberali” si affidano all’uomo di Arcore. Non è eterno, se non altro biologicamente; inol-tre, appunto, non è “Riccardo cuor di leone”. Se lui decade, il “liberalismo” degli ignavi farà una brutta fine. Sorga infine in Italia una dura forza nazionale che metta sotto processo, “alla iraniana”, tutti i mestatori che stanno devastando il paese. Per concludere, si rilegga – decriptandolo adegua-tamente – l’articolo di Festa inserito nel blog. C’è tutto quanto diciamo noi, ma edulcorato, ammor-bidito, mascherato nel suo significato reale: il tentativo di “ambienti statunitensi”, assieme a quelli eversivi italiani, di annientare la nostra autonomia; per di più con l’appoggio di un popolo che sia la sinistra sia la destra (“liberale”) hanno contribuito a spoliticizzare, a non capire nulla della politica (subdola e criminale) che i “sovvertitori” stanno conducendo. Così facendo, si prepara la strada per il ritorno di coloro che hanno svenduto l’interesse nazionale, che ci hanno buttato in Europa senza al-cuna “rete”, che hanno distrutto l’economia “pubblica” per aiutare le “quinte colonne” (il famoso antifascismo dei “cambia casacca”, quello degli eredi di chi tradì il 25 luglio 1943) a divenire auten-tici Quisling.
Solidarietà, si, ma anche invito a formare comitati di resistenza contro gli svenditori del paese, quindi contro i farabutti: di sinistra, in primo luogo, ma anche gli altri che ormai tramano a tutto spiano. I “liberali” vogliono continuare a protestare come tante nullità, senza apprestare i giusti “organi di difesa nazionale”? Mi dispiace, se sono in buona fede sono destinati a finire male; altrimenti li ritroveremo a tempo debito assieme a quelli che oggi sputano loro addosso. Lo faranno magari ingoiando amaro, ma lo dovranno fare. Altrimenti, si convincano che proprio la libertà individuale richiede a volte la sospensione di ogni libertà per chi trama e sovverte. E oggi chi sta tramando e sovvertendo appare in pieno Sole; non si venga a dire che non lo si era capito. L’ignavia è un peccato capitale; e merita la stessa pena da assegnare a coloro di cui essa favorisce la presa del potere per tradirci e venderci.