Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / È corretto presentare il cospirazionismo come una nuova versione del nazismo?

È corretto presentare il cospirazionismo come una nuova versione del nazismo?

di Francesco Lamendola - 03/03/2010

http://sites.etleboro.com/thumbnails/news/18406_illumin.jpg

Scrive il giornalista e saggista Damian Thompson, classe 1962 e laurea ad Oxford, nel suo libro «La fine del tempo. Attese e e paure al compiersi del millennio» (titolo originale: «The End of Time. Faith and Fearn in the Shadow of the Millennium», 1996; traduzione italiana di Annalisa Agrati, Neri Pozza Editore, 1997, pp.242-43, 245):


«Nel 1995 un’indagine di Matthew Kalman e John Murray sulla rivista “New Statesman” rivelò che due pubblicazioni New Age, “Nexus” e “Rainbow Ark”, si erano fatte tramite di teorie cospirazioniste antisemitiche dell’estrema destra o quantomeno le avevano rivestite di panni Ne4w Age, con alcuni curiosi risultati.”Rainbow Ark”, ad esempio, sostiene la teoria secondo la quale, “quando una persona prova un forte odio nei confronti di un’altra razza, il suo sé più elevato ne assicura spesso (in modo ‘karmico’) la reincarnazione in quella razza per compensazione; così molti fra i nazisti della peggior specie si sono già reincarnati in corpi di Ebrei, e con ciò si spiegano alcuni degli eventi che stanno avvenendo e avverranno in Israele.”

Secondo i giornalisti del “New Statesman”, l’influenza dell’estrema destra è avvertita “in un’area pericolosamente vasta dei movimenti New Age e verde in crescente sviluppo”. Essi citano l’esempio di David Icke, un ex commentatore sportivo della televisione il cui passaggio dal partito verde a una filosofia New Age che includeva gli extraterrestri e una sua propria divinità è stata fonte di grande ilarità nella stampa britannica. Lo scherzo, a quanto sembra, si è fatto amaro. Icke, infatti, è diventato un tenace sostenitore del pericolo di un Nuovo ordine mondiale gestito da “banchieri” e “Illuminati” e si è battuto per l’autenticità degli infami “Protocolli dei savi di Sion” che improntarono l’idea hitleriana di una cospirazione ebraica mondiale. Icke crede che molti Ebrei siano manipolati da un’élite che è “spietata, corrotta e diabolica” e anche soggetta alla ”coscienza luciferina”. Molti sostenitori di Icke sono soci del centro New Age di Battlebridge, situato in King’s Cross (Londra). Interpellata sui suoi legami con l’estrema destra, l’organizzatrice del centro, Julie Lowe, rispose di credere nei “Protocolli”. “Una serra ho incontrato in Hyde Park Corner due vecchi Ebrei che mi disserro di [sic] essere autentici”, dichiarò. “Dicevano che se non trovavano il modo di fare quello che volevasno, erano in grado, tramite Philadelphia in America, di tirar fuori il denaro da ogni città del mondo”. […]

In tutta la storia [del movimento New Age], praticamente in ogni caso di delusione apocalittica, la mancata apparizione di un nuovo mondo ha condotto una minoranza di credenti a intensificare l’odio nei confronti del mondo esterno. Potrebbe esserci proprio questo dietro la discesa di David Icke e dei suoi amici nel regno della teoria neonazista della cospirazione, e ciò può anche essere ilo retroterra di due raccapriccianti drammi apocalittici degli anni No0vanta che hanno coinvolto la setta Aum Shinrykyo in Giappone e l’Ordine del Tempio solare in Svizzera e in Canada. Tanto Aum quanto il Tempio solare hanno dragato l’ambito cultuale in cerca di materiale terrificante per le proprie teorie; in entrambi i casi le attese millenaristiche del gruppo sono state segnate da una condizione sociale di frustrazione e delusione.»


Questo brano di prosa offre tutto un concentrato dei pregiudizi, delle parole d’ordine e dei ricatti intellettuali propri del Pensiero Unico oggi dominante, sostenuto dalla democrazia totalitaria e coercitivamente imposto, se necessario, con l’ausilio del codice penale, che, per esempio, equipara al reato di apologia del nazismo anche il semplice ridimensionamento delle cifre e delle modalità dell’Olocausto.

Già l’uso del termine “cospirazionismo” suona parziale e derisorio, quindi niente affatto neutro e obiettivo, per descrivere la convinzione (giusta o sbagliata, questo è da vedere), ormai largamente diffusa in alcuni settori della saggistica alternativa e dell’opinione pubblica, che esista un disegno complessivo di dominazione politica, esercitato da poteri occulti della finanza e diretto ad instaurare una sorta di governo totalitario mondiale.

In secondo luogo, l’equiparazione del cosiddetto cospirazionismo all’antisemitismo e all’estrema destra, solo perché alcune lobbies finanziarie ebraico-americane sono fra le maggiori sospettate di aderire ad un tale governo mondiale occulto, è del tutto gratuita e tendenziosa. Si invoca la somiglianza con la teoria nazista del complotto giudaico mondiale: forse che due cose devono essere considerate analoghe solo perché si somigliano parte dei loro assunti? Allora si potrebbe tranquillamente affermare che chiunque critichi il comportamento del governo israeliano è un antisemita e un estremista di destra; e, in effetti, è proprio quel che sta accadendo. Ma si tratta chiaramente di forzature ispirate da un secondo fine, evidente anche se non dichiarato: quello di mettere il bavaglio a qualunque voce critica nei confronti di quel che Israele sta facendo a danno del popolo palestinese.

In terzo luogo, non si capisce perché la teoria reincarnazionista sostenuta dalla rivista “Rainbow Ark” (o piuttosto, come sarebbe più corretto dire, da alcuni suoi giornalisti), dovrebbe essere presentata con tono di condiscendenza e di disprezzo, come un evidente delirio che non merita, perciò, una confutazione esplicita, tanto è chiara - secondo Thompson - la sua mancanza di serietà scientifica. Ecco, qui forse abbiamo messo il dito su un altro nervo scoperto del Pensiero Unico, politicamente corretto e rigorosamente democratico e pluralista (ma più a parole che nei fatti): la pretesa che solo la scienza materialista, meccanicista, quantitativa e riduzionista oggi imperante possa fungere da criterio di misurazione per valutare se una teoria (politica, in questo caso) è degna di essere presa sul serio, oppure no.

In quarto luogo, non sapevamo, e lo apprendiamo ora, che “l’ilarità” dei giornalisti sia una categoria di indagine sociologica e culturale; per cui il fatto che la stampa britannica abbia appreso con ilarità il passaggio di David Icke dalla filosofia “verde” ad una di tipo New Age, comprendente la credenza negli extraterrestri, esprime bensì un certo atteggiamento dell’establishment culturale, ma non si sforza minimamente di indagare in modo imparziale sui contenuti specifici di quella conversione (ammesso che si possa considerarla tale), ma si limita a lanciare il più temuto degli anatemi, quello del ridicolo, su quanti rompano i ranghi del Pensiero Unico.

In quinto luogo, il qualificare come un passaggio dallo scherzo all’amaro, l’adesione di Icke al cospirazionismo, tradisce in maniera esplicita tutta l’intolleranza e tutta la volontà di zittire il dissenso che si celano dietro il complesso di superiorità di quanti si sentono dalla parte giusta della storia e, soprattutto, di quanti hanno raggiunto posizioni “rispettabili” nel mondo della stampa, dell’editoria e dell’università, e non trovano modo migliore di interpretare il proprio ruolo che vestendo i panni del solerte poliziotto, un po’ come aveva profetizzato Ray Bradbury (e con lui il regista François Truffaut) in «Fahrenheit 451».

In sesto luogo, equiparare le teorie di Icke a delle sette deliranti, come Aum Shinrykyo, formata da assassini, e come l’Ordine del Tempio solare, formata da aspiranti suicidi, è meno che corretto: è palesemente calunnioso. Anche perché suggerisce l’esistenza di un legame oggettivo fra teorie politiche (magari sbagliate fin che si vuole, però perfettamente legittime) e vere e proprie associazioni criminali. Come dire: «State attenti, ragazzi, finora abbiamo scherzato; ma, se ci fate arrabbiare sul serio, non ci mettiamo niente a trattarvi da delinquenti, anche se il vostro unico “reato” è quello di professare opinioni non ortodosse».

Del resto, l’eccellente Thompson si “dimentica” di rilevare una piccola, trascurabile differenza esistente fra le teorie di Icke e quelle di Hitler: che, mentre il primo propone l’amore come risposta alla malvagità del complotto globale, il secondo proponeva il genocidio.

Per quel che ci riguarda personalmente, noi troviamo che molti dei fatti ipotizzati da Icke siano assolutamente non provati; e, più in generale, che buona parte della cultura New Age sia permeata da elementi culturali deteriori, ivi comprese la credulità spinta fino alla superstizione, e un sostanziale fraintendimento della spiritualità orientale; ma questo è un altro discorso. Qui non si tratta di essere o non essere d’accordo con scrittori come Icke e con riviste come “Nexus”; qui si tratta di vedere se c’è ancora posto, nella cultura post-moderna, per delle voci di autentico dissenso nei confronti di alcuni degli aspetti fondanti del Pensiero Unico, scientista e democratico, oggi largamente dominante.

E adesso vediamo un po’ più da vicino l’anatema degli anatemi, per mezzo del quale gli studiosi “seri” pensano di poter terrorizzare qualsiasi voce fuori dal coro: l’accusa di contiguità, se non addirittura di diretta derivazione, fra cospirazionismo e nazismo.

Che cosa vorrebbe dire, esattamente, per scrittori come Damian Thompson, che una visione del mondo ecologista e progressista può essere inquinata da elementi antisemiti neonazisti, se solo fa tanto da dischiudere la possibilità di fare propria, del tutto o in parte, la teoria di un complotto globale da parte di poteri occulti, come il Gruppo Bilderberg, la Commissione Trilaterale o altri livelli di potere, ancora più nascosti e tenebrosi, di derivazione satanista?

Che si tratti di una insinuazione - o di una aperta accusa - formulata del tutto in malafede, lo dimostra un semplice ragionamento di ordine logico. Il nazismo, come qualsiasi altra ideologia politica e come qualsiasi altro regime politico, comprende una quantità di cose, di atteggiamenti, di pensieri, fra loro assai diversi ed eterogenei.

Per esempio, è noto che il governo nazista è riuscito a realizzare il miracolo di assorbire qualche cosa come sei milioni di disoccupati, provocati dal contraccolpo del crollo di Wall Street del 1929, e di raggiungere il fantastico obiettivo della piena occupazione nel 1939, proprio alla vigilia della seconda guerra mondiale. Forse che un governo, il quale perseguisse con altrettanto successo la lotta contro la disoccupazione, meriterebbe di essere qualificato come nazista?

Oppure, sappiamo bene che nella Germania nazista (e, in una certa misura, nell’Italia fascista), i treni viaggiavano in orario, la posta veniva recapitata velocemente, insomma vi era un alto grado di efficienza dei servizi pubblici. Bisognerebbe trarne la deduzione che un Paese in cui i treni viaggiano in orario e in cui la posta viene recapitata velocemente è vittima di una sindrome psicologica neonazista?

Ancora.

Sia Hitler che parecchi alti gerarchi nutrivano, come è noto, un forte interesse per l’astrologia, per la magia e per l’occultismo. Sarebbe dunque legittimo sostenere che chiunque nutra un tal genere di interessi per le scienze occulte è, implicitamente o esplicitamente, un “nazista” e, per giunta, un antisemita?

Il fatto è che “nazismo” è tuttora una parola impronunciabile; mentre non lo è, ad esempio, “bolscevismo”, che pure ha fatto più morti di quello. È come se, a sessantacinque anni di distanza dalla fine della seconda guerra mondiale, si avesse ancora paura del fatto che riconoscere al nazismo il beneficio delle stesse categorie di giudizio storiografico che si applicano a qualsiasi altro sistema politico, per quanto discutibile o aberrante, potrebbe far pensare ad una segreta simpatia nei confronti di esso. Perciò lo storico del Terzo Reich è tuttora tenuto a “giustificare” il proprio interesse per quel regime, premettendo le più ampie dichiarazioni di condanna e di disprezzo verso di esso; quasi che, non facendolo, lo si potrebbe sospettare di connivenza.

Ed è proprio così. Qualcuno vuole ancora accreditare lo sterminio degli Ebrei come il Male Assoluto e, quindi, il regime nazista come l’Infamia Assoluta. Il che potrebbe anche essere (se non vi fossero stati altri genocidi nella storia e altri sistemi politici iniqui e sinistri), ma non aiuta a porsi in una prospettiva storica rispetto a quel passato, non aiuta a comprendere quel che è accaduto né placa i mani delle vittime: perché il solo modo di farlo sarebbe quello di ricercare la verità, sino in fondo e senza riguardi per nessuno.

Senza riguardi per i banchieri ebrei che, dagli Stati Uniti, finanziarono l’ascesa di Hitler al potere, il suo programma di riarmo, e che perfino a guerra iniziata continuarono a fare lucrosi affari con lui; e senza riguardi per i “kapò” ebrei che, nelle baracche dei lager, denunziavano i propri compagni e si comportavano come i loro peggiori aguzzini, per aver salva la vita.

Il che non significa, sia chiaro, cercar di attenuare le responsabilità del nazismo in quella orribile tragedia; ma, semplicemente, guardare imparzialmente ciò che avvenne. Per amore di verità e non per segrete simpatie neonaziste.