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La verità sul Mossad

di Ian Black Miftah - 03/03/2010

 

Il Mossad, come qualsiasi altro servizio di intelligence, cerca di attirare l'attenzione solo quando qualcosa va storto, o per vantarsi di un successo spettacolare e voler mandare un avvertimento ai nemici.


Lo scorso novembre, una vigilante israeliana, di nome Niva Ben Harush, ha avvertito la polizia che un giovane stava andando a fissare qualcosa che sembrava una bomba sotto un’auto, in una strada tranquilla, nel porto di Tel Aviv. Quando la polizia ha arrestato il giovane, sosteneva si essere un agente del Mossad che partecipava a un esercitazione addestrativa: la sua storia era vera, anche se la bomba era finta. Nessun commento su questo argomento è stato fatto dal Primo Ministro d’Israele, che è la voce ufficiale – qui affermandolo e qui negandolo - dell'organizzazione dello spionaggio del paese, dalla fama mondiale. Il maldestro attentatore non ebbe diritto che a poche parole concise sui notiziari locali serali.

Vi è, tuttavia, un'altra azione, più importante - e che è stata trasmessa in tutto il mondo – due anni fa, questa settimana - in cui una bomba esplose su una jeep Pajero, a Damasco, che decapitò un uomo di nome Imad Mughniyeh. Mughniyeh era un capo militare del movimento sciita Hezbollah, alleato dell'Iran, che era ricercato da Stati Uniti, Francia e una mezza dozzina di altri paesi. Israele si è sempre mantenuto criptico, annuendo e facendo strizzatine d'occhio, quando di parlava dell'assassinio nel cuore della capitale siriana, ma molti hanno pensato che questa fosse una delle sue operazioni di infiltrazione più audaci e più sofisticate.

Il Mossad, come qualsiasi altro servizio di intelligence, cerca di attirare l'attenzione solo quando qualcosa va storto, o per vantarsi di un successo spettacolare con cui vuole mandare un avvertimento ai suoi nemici. L'assassinio, il mese scorso, di un alto funzionario di Hamas, a Dubai, è oggi al centro della bruciante agitazione diplomatica tra Israele e la Gran Bretagna, è un curioso miscuglio di entrambi.

Con passaporti stranieri clonati, i suoi molteplici travestimenti, i suoi moderni sistemi di comunicazione e il presunto trafficante di armi Mahmoud al-Mabhou - uno dei pochi punti dell’intrigo non ripreso dalle telecamere a circuito chiuso dell’emirato – c’è tutto per un racconto affascinante sulla faccia di bronzo, la violenza e la fredda determinazione della professione. E con il movimento islamico palestinese, che ora promette di vendicarsi, a quanto pare c'è un certo accanimento per un nuovo futuro bagno di sangue.

Le immagini da Dubai, in linea con l'ingiunzione biblica (e vecchio motto del Mossad): "con l'inganno, condurrai la guerra”. Il lavoro dell'agenzia, come il suo sito web spiega più prosaicamente, è quello di "raccogliere informazioni, analizzare le informazioni ed eseguire particolari operazioni segrete al di là dei confini (di Israele)."

Fondata nel 1948 insieme con il nuovo Stato ebraico, il Mossad è rimasto per lo più in ombra nei suoi primi anni. Yitzhak Shamir, ex terrorista della banda Stern e futuro primo ministro, attuò operazioni miranti agli scienziati tedeschi che aiutavano l'Egitto da Nasser nella produzione di missili - prefigurazione delle future campagne d’Israele, con lo scopo di infrangere gli sforzi da parte dell'Iraq e (ancora in corso) dell’Iran di acquisire armi nucleari o altro.

Tra le imprese più famose del Mossad, vi fu il rapimento del criminale di guerra nazista e fuggitivo Adolf Eichmann, che fu poi processato e impiccato in Israele. Inoltre, la preparazione della defezione del pilota iracheno che portò il suo Mig-21 in Israele, e il sostegno ai ribelli curdi iracheni contro Baghdad. I tormentati segreti militari di Elie Cohen, la tristemente celebre spia infiltrata nella leadership siriana, hanno aiutato Israele a impadronirsi delle alture del Golan, durante la guerra in Medio Oriente nel 1967.

E' stato solo dopo che il ruolo del servizio si è esteso alla lotta contro i palestinesi, che erano stati galvanizzati da Yasser Arafat nella loro resistenza a Israele, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, recentemente occupate. Gli anni ‘70 conobbero ciò che fu chiamata "guerra di spie" con gli agenti del Mossad che operavano sotto copertura diplomatica estera, reclutando e dirigendo degli informatori all'interno di Fatah e di altri gruppi palestinesi. Baruch Cohen, un informatore del Mossad in prestito dallo Shin Bet, i servizi di sicurezza interna, fu ucciso in un caffè a Madrid dal suo agente. Bassam Abu Sharif, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un partito marxista, che fu sfigurato da un pacco bomba che il Mossad gli aveva mandato a Beirut.

Il film di Steven Spielgerg, Munich, nel 2006 ha contribuito a perpetuare il mito dei terroristi di Settembre Nero che avevano massacrato 11 atleti israeliani alle Olimpiadi nel 1972. Undici di loro furono eliminati in omicidi commessi in Europa, soprattutto nella piccola cittadina norvegese di Lillehammer, dove un cameriere marocchino fu scambiato per Ali Hassan Salameh, la mente della congiura di Monaco di Baviera. Salameh fu poi assassinato da un'autobomba a Beirut, nel 1979, il tipo di incidente che fa sì che libanesi e palestinesi facciano particolarmente attenzione all'episodio della fallito addestramento, dell'anno scorso, a Tel Aviv.

Alcuni dettagli dell’assassinio di Mabhouh, il mese scorso, ricorda la campagna contro Settembre Nero - che si concluse con l'arresto catastrofico di cinque agenti del Mossad. Sylvia Raphael, cristiana nata in Sud Africa da padre ebreo, ha trascorso cinque anni in una prigione norvegese, e ha fatto parte dei giovani europei d’Israele che furono contattati, in modo discreto, negli anonimi uffici di Tel Aviv, per vedere se volessero eseguire volontariamente dei compiti sensibili riguardanti la sicurezza d’Israele. Altri ufficiali che furono bruciati, furono richiamati, delle case sicure vennero abbandonate, dei numeri di telefono cambiate e le procedure operative modificate.

Nel corso degli anni, l'immagine del Mossad si è seriamente offuscata, in Israele e all'estero. Fu particolarmente criticato per non aver sventato i progetti egiziano-siriano per il devastante attacco che scatenò la guerra del Kippur, nel 1973. I critici si sono chiesti se le spie non hanno avuto la priorità di dare la caccia ai militanti palestinesi nei sobborghi delle città europee, invece di dover carpire i segreti del Cairo e Damasco. Il Mossad ha anche svolto un ruolo importante, sebbene ancora sconosciuto, nella fornitura illegale di armi all'ayatollah Khomeini, per aiutare a combattere l'Iraq di Saddam Hussein, parte integrante dello scandalo Iran-Contra (Irangate) della presidenza Ronald Reagan.

Ha anche subito dei colpi, a volte da propri funzionari insoddisfatti. Nel 1990, un ex ufficiale, nato in Canada e di nome Victor Ostrovsky, ha denunciato la propria organizzazione interna per la sua formazione e dei suoi metodi, rivelando i nomi in codice come "Kidon” (baionetta), l'unità addetta agli omicidi. Una campagna di diffamazione ufficiale fallì nell’impedire l'uscita del libro di Ostrovskij, così come l'agenzia è rimasta calma, quando un’altra accusa fu portata alla luce nel 2007. Questa evocava l'uso di radio a onde corte per inviare le trasmissioni codificate, le operazioni in Iran per raccogliere campioni di terreno, e operazioni congiunte con la CIA contro gli Hezbollah.

Ma la peggiore delle missioni si presentò nel 1997, durante il primo mandato del primo ministro Benjamin Netanyahu. Gli agenti del Mossad cercarono invano di assassinare Khaled Mash'al - il leader di Hamas, lo stesso che ora minaccia di ritorsione per l'assassinio di Mabhouh - iniettandogli del veleno nell'orecchio, ad Amman, in Giordania. Utilizzando falsi passaporti canadesi, fuggirono verso l'ambasciata israeliana, provocando sdegno e una grave crisi diplomatica con la Giordania. Danny Yatom, allora capo del Mossad, era stato costretto a dimettersi. Ephraim Halevy, ex membro del Mossad, a Londra, aveva lasciato il suo ritiro pacifico per ristabilire l'ordine.

L'assassinio di Dubai, tuttavia, potrebbe rivelarsi più dannoso - soprattutto perché il contesto politico e diplomatico è cambiato negli ultimi dieci anni. La reputazione di Israele ha preso dei colpi come mai prima, per scendere ancor più in basso durante l'Operazione ‘Piombo Fuso’ dell'anno scorso, contro la Striscia di Gaza. "Nel clima attuale, le tracce che lascia a Dubai sono suscettibili di causare un grave danno all'immagine internazionale d’Israele”, rifletteva ieri l'ex diplomatico Alon Liel.

Anche se Israele mantiene la sua rituale politica dell’"ambiguità", per quanto riguarda le operazioni segrete, rifiutandosi di confermare o smentire qualsiasi coinvolgimento nel caso di Dubai, nessuno sembra seriamente rimetterla in questione. Compresa quasi tutta la stampa israeliana, vincolata alle regole della censura militare, in un piccolo paese in cui i segreti sono spesso ampiamente scoperti.

Sarebbe sorprendente che questa storia straordinaria non rivelasse, come chiave, il ruolo svolto dai palestinesi. La pratica del Mossad è sempre stata quello di reclutare agenti doppi, come ha fatto con l'OLP negli anni '70. La notizia dell'arresto, a Damasco, di un altro ufficiale di primo piano di Hamas, nonostante la negazione di Mash'al, sembra andare in quella direzione. Altri due palestinesi estradati in Giordania a Dubai, i membri del braccio armato di Hamas, le Brigate Izzedine al-Qassam, suggeriscono l'esistenza di un possibile tradimento. Gli assassini avevano coinvolto un funzionario palestinese per individuare l'obiettivo.

Yossi Melman, esperto d’intelligence al quotidiano israeliano Ha'aretz, teme che, come prima della guerra del 1973, il governo israeliano commetta l'errore di concentrarsi sul nemico sbagliato - i palestinesi - invece di dare la priorità Iran e Hezbollah.

"Il Mossad non è una società di assassini, come la mafia, il suo obiettivo non è quello di vendicarsi contro i suoi nemici", ha scritto questa settimana. "Le 'operazioni speciali', come l'omicidio a Dubai - se in realtà è una operazione del Mossad - hanno sempre rappresentato una parte relativamente piccola della sua attività complessiva. Tuttavia, queste sono operazioni che danno aura all'organizzazione, alla sua immagine brillante. Ciò rischia, in ultima analisi, di accecare le sue fila, di avvelenarle col loro stesso successo, e quindi distogliere la loro attenzione dalla missione primaria."

Dal punto di vista ufficiale israeliano, il Mossad ha un compito importante da compiere. La sua reputazione di insensibilità e inganno rimane un vantaggio potente, spingendo a ciò che sembra, a volte, essere una riluttante ammirazione, o disgusto, nel mondo arabo - in cui la predisposizione alle teorie cospirative stimola l'azione della guerra di disinformazione e psicologica, cosa di cui, si dice, gli israeliani eccellono.

Secondo la versione ufficiale del governo, ovviamente, Hamas è un'organizzazione terroristica che ha sviluppato orribili attentati suicidi, ha lanciato migliaia di missili contro obiettivi civili israeliani, e - nonostante i segnali occasionali di pragmatismo o disponibilità a una temporanea tregua o a uno scambio di prigionieri - è dedita alla distruzione dello Stato ebraico. Il governo si rifiuta di riconoscere la sua colonizzazione in corso in Cisgiordania, resta il maggiore ostacolo alla pace.

Nei paesi occidentali, tra cui la Gran Bretagna, una rabbia generale si è manifestata prima per le 1400 vittime palestinesi della guerra di Gaza. Barack Obama ha descritto l'occupazione come "intollerabile". Netanyahu è leader della coalizione più a destra della storia d’Israele, la sua famosa battuta secondo cui il Medio Oriente è come un “vicinato difficile", non sembra giustificare il gioco traditore.

Eppure, gli israeliani, e non solo quelli di destra, sono preoccupati che la loro stessa esistenza, come stato indipendente, stia perdendo la sua legittimità. E, a giudicare dalla sezione impiego del sito del Mossad, ci sono sempre molte opportunità per le spie in erba: posizioni motivanti sono disponibili per i ricercatori, analisti, gli agenti della sicurezza, esperti di crittografia e altri tecnici. Coloro che parlano arabo e persiano sono invitati a presentare una domanda, come agenti dei servizi segreti. Il lavoro comporta viaggi all'estero e un ambiente "giovane e non convenzionale".

È una novità, in questa storia, che degli ordinari cittadini israeliani siano furiosi per la loro identità che sembra essere stata rubata dagli agenti segreti del proprio governo - un motivo per cui, i giorno del capo del Mossad, Meir Dagan, potrebbe essere contati. Ma è difficile non sentire, soggiacente, l'ammirazione popolare per gli assassini di Mabhouh. Il giorno dopo, quando le immagini sensazionali del video e delle foto per i passaporti sono stati diffusi, il campione di tennis d'Israele, Shahar Pe'er, ha raggiunto i quarti di finale in un torneo internazionale di grande rilievo negli Emirati. "Nuova operazione riuscita a Dubai", titolava Ynet.

Ofer Kast, corrispondente all'istruzione per Ha'aretz, non ha avuto il suo passaporto clonato, ma ha una sorprendente somiglianza con un membro del commando di nome Kevin Daveron. "Mia madre mi ha chiamato e mi ha chiesto gentilmente se avevo viaggiato all'estero, di recente", ha scritto. "Alcuni amici mi hanno chiesto perché non ho portato le sigarette dal duty free di Dubai. Sentivo sguardi ammirati su di me per la strada. ‘Ben fatto’, ha detto una donna anziana venendo verso di me in un supermercato, dandomi delle pacche sulla spalla. ‘Gliela avete fatto vedere agli arabi’". 

http://www.mondialisation.ca/PrintArticle.php?articleId=17792

Traduzione di Alessandro Lattanzio

http://www.aurora03.da.ru