Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Lettera sui cristiani perseguitati

Lettera sui cristiani perseguitati

di Franco Cardini - 03/03/2010

 

Alla memoria di padre Stanley Rother, Martire del Cristo Re (Okarche, Oklahoma, USA, 27 marzo 1935 –Santiago Atitlan, Guatemala, 28 luglio 1981).

Qualcuno ha detto che, nell’Occidente politically correct, quello anticristiano è rimasto “l’ultimo pregiudizio accettabile”. In particolare, direi, quello anticattolico. Ciò è in gran parte vero – ci stiamo limitando a parlare, ovviamente, dei pregiudizi religiosi -: non che l’antiebraismo non sia frequente, associato evidentemente con antisionismo e (meno frequente) con antisemitismo; ed è ormai purtroppo quasi normale, in certi ambienti, sfoggiare addirittura con orgoglio convenzioni o sentimenti antimusulmani. E non è che ebrei, musulmani, buddhisti e indù non subiscano a loro volta persecuzioni e non siano vittime di eccidi nel mondo. Vero è tuttavia che i cristiani, specie in certe aree dell’Asia e dell’Africa, sono stati specie negli ultimi tempi vittime di violenze così odiose e spesso così sistematiche da provocare allarme da parte della stessa Santa Sede. Naturalmente, bisogna distinguere tra assassinii di religiosi o di religiose cattolici provenienti dal mondo occidentale, casi questi in cui l’odio propriamente religioso si mischia con quello etnico-politico, e persecuzioni di comunità cristiane locali – siano cattoliche romane oppure collegate con le Chiese storicamente esistenti, magari da quasi due millenni, in certe aree asiatiche o africane. Il secondo caso, ovviamente non meno grave, e per giunta più frequente ed esteso, dev’esser fatto risalire a una realtà più complessa nella quale antichi problemi di convivenza si sono mischiati a nuove questioni e a nuovi pregiudizi.

E’ di recente uscito in italiano il libro di René Guitton, Cristianofobia. La nuova persecuzione (Lindau), che viene ad accompagnarsi ai saggi di Antonio Socci e di Andrea Riccardi, entrambi impegnati a documentare una realtà che in una qualche misura è antica ma ch’è tragicamente tornata d’attualità. Del resto, le tristi effemeridi di questi eccidi si possono agevolmente controllare purtroppo attraverso i media di questi giorni. Nel Punjab, proprio adesso, gli estremisti indù si stanno rendendo responsabili di ogni sorta di provocazioni e d’incendi di chiese; nel Punjab c’è una forte presenza sikh, la quale peraltro si caratterizza come rigorosamente identitaria ma anche tollerante; è però l’elemento indù a conoscere, oggi, una ventata di fondamentalismo.

Nella settimana scorsa almeno cinque persone sono state uccise perché cristiane nel nord dell’Iraq, zona a maggioranza curda e sunnita, e l’arcivescovo di Kirkuk, monsignor Sako, in una nobile lettera inviata al suo governo ha denunziato il fatto che “l’Occidente ci dimentica”. Alla protesta del prelato si sono aggiunte le denunzie delle comunità cristiane irakene sia caldee (cattoliche), sia assire (nestoriane). In Pakistan, forze governative ed antigovernative fanno a gara nell’esprimere sentimenti anticristiani. Nel nord della Repubblica centroafricana dell’Uganda, alcuni giorni fa una chiesa è stata assaltata e decine di persone rapite dai miliziani del Lords Resistence Army, un’organizzazione armata musulmana avversaria del governo in carica già in passato responsabile di eccidi contro comunità cristiane. Le persecuzioni in Sudan continuano. In Palestina, tra l’incudine israeliana e il martello musulmano-fondamentalista, i cristiani palestinesi ormai non pensano che ad emigrare altrove. In Turchia, i neofondamentalisti si danno a sistematiche persecuzioni magari dissimulate, che il governo non è abbastanza rigoroso per reprimere. Episodi sparsi di violenza o comunque d’intolleranza si registrano un po’ dappertutto in Africa settentrionale, anche nella pur “laicissima” Tunisia e nello stesso Egitto, dove fino a poco tempo fa perfino i “Fratelli Musulmani” si guardavano bene dal disturbare le comunità copte. Non si parli degli emirati arabi, pur tanto amici dell’Occidente, dove vige dall’inizio del Novecento un regime di stretta segregazione e un’interpretazione della normativa cranica che praticamente restringe il culto cristiano ad aree private ristrettissime o lo vieta del tutto. Esemplari isole di tolleranza, garantite in modo ferreo dai governi locali, sono rimaste ormai nel Vicino-Medio Oriente solo la Siria, la Giordania e l’Iran.

Che cosa sta succedendo. Non serve, per spiegarlo, appellarsi semplicisticamente al “fondamentalismo islamico”, come invece vorrebbe far credere la casa editrice di Guitton, la Lindau, che denunzia la cristianofobia è ormai da tempo specializzata nello spaccio di pessimi e livorosi libelli antislamici, anzi islamofobi. Né serve ripetere lo stanco stereotipo del cristianesimo “religione di pace”, oggetto di persecuzione sempre pazientemente e santamente sopportata. E’ sacrosanto che il cristianesimo sia una religione di pace e d’amore: ma le concrete società cristiane che si sono avvicendate nella storia – dall’editto di Teodosio che faceva della fede nel cristo l’unico culto lecito nell’impero in poi – hanno al loro attivo una bella massa di persecuzioni e di eccidi. I martiri cristiani sono innumerevoli, e lo sono già dal tempo di Tertulliano: ma non va dimenticato che molti martiri cristiani, negli ultimi cinque secoli, sono stati uccisi non già da musulmani o da “pagani” insofferenti, ma da colonialisti e da negrieri che tenevano la Bibbia sempre a portata di mano e magari la sapevano a memoria, ma che rimproveravano ai missionari il loro atteggiamento di difesa dei diritti e della dignità delle genti autoctone. Alla lista di persecuzioni anticristiane vanno aggiunte anche quelle messe in atto, specie negli Anni Settanta-Novanta (ma ancor oggi) da certi governi mesoamericani dove i gorilas addestrati e coperti dalla CIA che difendeva gli interessi statunitensi e quelli di multinazionali come la United Fruits in Guatemala assassinavano impunemente i missionari cattolici. Tutti ricordano (ma meno di quanto dovrebbero) il martirio di monsignor Romero, assassinato nel 1980 a El Salvador. Ma quasi nessuno in Italia conosce casi come quello di padre Stanley Rother, ucciso in Guatemala nel luglio del 1981 dalle squadracce governative del presidente Efraim Rios Montt (uno dei piu efferati assassini degli ultimi decenni, mai comparso nei nostri mass media) addestrate dalla CIA. Eppure, su queste cose Maria Luisa Forenza scrisse nel 2000 un agghiacciante libro di testimonianze, La CIA in Guatemala. Orrori di un genocidio (ed. Odradek), che si avvalse anche del contributo di un ex-agente della CIA, Peter Tompkins, che aveva avuto il coraggio di rompere il muro del silenzio. La testimonianza del padre Rother e raccolta nel libretto El pastor no debe huir, pubblicato nel 1984 dalla diocesi cattolica di Oklahoma City e tradotto in spagnolo nel 1998 a Ciudad de Guatemala. Chi voglia saperne di piu, puo consultare la ricerca di Nicholas Cullather, The CIA’s secret history in its Guatemala coup, edito dall’autorevole quanto insospettabile Stanford University Press (“antiamericana” anch’essa?).

Quanto ai cattolici perseguitati in Asia e in Africa, non si deve dimenticare che purtroppo essi vengono identificati dalle popolazioni locali musulmane o indù – a torto, evidentemente – con il mondo occidentale, ritenuti suoi sostenitori, e odiati spesso (dietro istigazione dei fondamentalisti, naturalmente) proprio sulla base di tale equivoco.

Ad esso hanno contribuito anche, con criminale incoscienza, quei mass media occidentali che dopo l’Undici Settembre del 2001 si sono dati a propagandare l’idiota menzogna secondo la quale cristianesimo e “civiltà occidentale” si equivalgono e s’identificano. Questa infame sciocchezza, ripresa e propagandata dai fondamentalisti musulmani, è servita a riaccendere in molti paesi il pregiudizio anticristiano che fino a qualche decennio fa era molto leggero se non inesistente. In Iraq, l’aggressione contro il governo di Saddam Hussein che avrà avuto ogni sorta di gravi responsabilità ma che manteneva la pace religiosa e l’equilibrio fra le diverse comunità, è stata fra l’altro causa dello scatenarsi delle lotte tra sunniti e sciiti e delle violenze musulmane contro i cristiani sia caldei, sia assiri. Il governo collaborazionista irakeno e le forze occidentali d’occupazione, italiani compresi, sono obiettivamente corresponsabili di questo stato di cose, che sono incapaci di gestire. In Punjab, la scintilla che ha causato il recente scoppio di violenza è stato un blasfemo manifesto che mostra Gesù con una sigaretta in una mano e una lattina di birra in un altro, accompagnato dalla scritta “Idolo”. Una bestemmia odiosa, ma rivelatrice: col cristianesimo s’identifica in buona parte del mondo afroasiatico – a torto, ma in modo significativo – la corruzione che i costumi occidentali, simboleggiati dalla sigaretta e dalla birra, hanno imposto in quei paesi, collaborando alla distruzione delle loro tradizioni e dei loro principii etici mentre le lobbies multinazionali li impoverivano drenandone le ricchezze. Di tutto ciò si deve tener conto: l’escamotage dei buoni cristiani perseguitati dai perfidi fondamentalisti non solo è falso, ma non spiega nulla.